Il primo weekend del Tff mi ha dato un paio di belle soddisfazioni. Intanto il docufilm "Uomini e dei. Le meraviglie del Museo Egizio", regia di Michele Mally, conduttore straordinario nientemeno che un Jeremy Irons in superspolvero, e starring un Christian Greco miglior attore non protagonista: se ve lo siete perso al Festival potrete vederlo nei cinema con l'ormai consueta formula dei tre giorni di programmazione, e poi sulle piattaforme - presumo su Sky - e, udite udite, sarà distribuito in tutta Europa. Film vero, girato benissimo, che prende lo spettatore, e se lo spettatore non è di Torino gli mette voglia di venirci, a Torino, e non soltanto per il Museo Egizio: altro che quelle poverate di promozione turistica che ogni tanto ci raccontano che serviranno per attrarre turisti a Torino ma fanno pena e pietà anche se costano un sacco di soldi.
L'altra mia soddisfazione festivaliera è la retrospettiva dedicata a John Wayne. Pensavo vabbè, i film di John Wayne li danno di continuo in tivù, che ci vado a fare al cinema? Poi, sabato, sono entrato nella sala 3 del Massimo dove proiettavano "Il grande sentiero", anno 1930, regia di Raoul Walsh, e perdinci se ho capito cosa ci stavo a fare al cinema; tant'è che ieri ci sono tornato, al Massimo 3, per vedere finalmente su grande schermo "Fiume rosso", 1948, regia di Howard Hawks. Quelli sono capolavori assoluti, con tutti i fondamentali del western, il buono, i cattivi, gli indiani, le vacche, i conestoga, le pistole, le scazzottate, insomma l'intero campionario che funziona sempre, per cui oggi pomeriggio non vorrei perdermi "I cavalieri del Nord Ovest". E non mi pare di essere l'unico: la sala dove proiettano i film di John Wayne è sempre affollata, al di là di ogni previsione.
Per il resto, tutto da copione: pubblico da weekend ottimo e abbondante, film in concorso in genere graditi, sfilata di ospiti quanto basta, pochi cacciatori di selfies e tanti cinefili. Insomma, il Festival che mi piace.
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