Mi spiacciono le prolungate latitanze dal blog, ma in questo periodo la scrittura per il Corriere mi assorbe assai - anche con storie divertenti come quella delle alette di pollo che salvano il cinema, o l'altra dell'assessora desaparecida - e non posso certo ridurmi a fare i doppi turni. Però stamattina voglio fare qui sul blog il mio endorsement per una mostra che rischia di restare ingiustamente in ombra: quella che il Museo Accorsi intitola a "De Chirico 1924", celebrando così il centenario del Surrealismo ed esplorando il ruolo che il padre della pittura metafisica italiana esercitò su quel movimento artistico francese e sui suoi protagonisti; a cominciare da Breton e Éluard, il cui contraddittorio - e spesso ipocrita - rapporto con De Chirico è ben esplorato dal carteggio fra il pittore italiano e Breton, esposto per la prima volta. Ciò che mi preme è di raccomandare la mostra per la qualità (e pure la soddisfaciente quantità) delle opere esposte, molte delle quali - secondo apprezzabile tradizione Accorsi - provengono da collezioni private e dunque sono raramente visibili. I cinquanta dipinti, in particolare, testimoniano perfettamente l'evoluzione artistica di De Chirico nel periodo fra il 1921 e il 1928, e quello che si vede vale ampiamente il prezzo del biglietto.
Mi spiacciono le prolungate latitanze dal blog, ma in questo periodo la scrittura per il Corriere mi assorbe assai - anche con storie divertenti come quella delle alette di pollo che salvano il cinema, o l'altra dell'assessora desaparecida - e non posso certo ridurmi a fare i doppi turni. Però stamattina voglio fare qui sul blog il mio endorsement per una mostra che rischia di restare ingiustamente in ombra: quella che il Museo Accorsi intitola a "De Chirico 1924", celebrando così il centenario del Surrealismo ed esplorando il ruolo che il padre della pittura metafisica italiana esercitò su quel movimento artistico francese e sui suoi protagonisti; a cominciare da Breton e Éluard, il cui contraddittorio - e spesso ipocrita - rapporto con De Chirico è ben esplorato dal carteggio fra il pittore italiano e Breton, esposto per la prima volta. Ciò che mi preme è di raccomandare la mostra per la qualità (e pure la soddisfaciente quantità) delle opere esposte, molte delle quali - secondo apprezzabile tradizione Accorsi - provengono da collezioni private e dunque sono raramente visibili. I cinquanta dipinti, in particolare, testimoniano perfettamente l'evoluzione artistica di De Chirico nel periodo fra il 1921 e il 1928, e quello che si vede vale ampiamente il prezzo del biglietto.
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