Ogni promessa è debito. Quindi, ripubblico oggi sul blog il commento uscito sabato scorso su La Stampa in merito alla ridicola vicenda della nomina (con bando o senza bando) del nuovo direttore della Reggia di Venaria. Questo per completare il quadro dello sgoverno della cultura che vi ho presentato sabato scorso nel post "Franceschini, la Reggia e altre figure dimmerda".
L'hanno fatto di nuovo. E' notizia di ieri che il prossimo direttore della Reggia di Venaria sarà Mario Turetta, nominato dal ministero senza ricorrere a nessun bando. Anzi no, magari ci pensano su ancora un pochetto. O forse ne nominano due, Turetta senza bando e un altro direttore (scientifico) con bando. Giusto per pagare un altro stipendio.
Regione in imbarazzo, ministeriali che fanno i nesci. Spettacolissimo.
Posso dire? Non me può importare di meno, se il nuovo direttore della Venaria lo scelgono con o senza bando. Non ho nessuna fiducia nella salvifica “trasparenza” dei concorsi pubblici, e nessun pregiudizio complottistico contro le nomine dirette. Tanto, se vuoi piazzare il compagnuccio della parrocchietta su una certa poltrona, lo piazzi a dispetto dei santi, figurarsi dei bandi. E’ questione di onestà intellettuale: se tu politico vuoi fare il bene dell’istituzione, sceglierai comunque il meglio. O almeno ci proverai. Se invece sei un manigoldo, non sarà certo un bando a fermarti.
Fino a ieri le nomine discendevano dichiaratamente dal potere politico. Ci sono stati errori, abusi e cialtronate. Però anche scelte oculate e intelligenti. Adesso invece va di moda il bando. La procedura è più chiara e adamantina, dicono. Sarà. Ma io ci vedo pure un’ammissione di antiche colpe da parte dei pubblici amministratori. Un sintomo di cattiva coscienza, o di insicurezza. O ancora una scorciatoia pilatesca per non assumersi la responsabilità di una decisione.
Il problema non è se per la direzione di Venaria si farà o non si farà un bando. Ciò che davvero manda ai matti è l’infinita pantomima, il minuetto ridicolo che dura da settimane. Prima l'improbabile e quirinabile Franceschini annuncia che nominerà Turetta senza bando; poi, spaventati dalle inevitabili critiche e dal malumore della Regione (che vuole il bando), i cuordileone del ministero fanno sapere che sì, ci sarà un bando; e ieri si scopre che invece no, non si farà il bando, c'è stato un malinteso.
Un malinteso?
Siamo al ground zero del buon senso. Aprono la bocca, dicono la qualunque e poi se le rimangiano.
E non è un caso isolato. Da tempo ormai il settore della cultura è sgovernato con il metodo del "Contrordine compagni": si decide qualcosa, al primo stormir di fronde si cambia idea, si fa l'esatto contrario e si ricomincia daccapo. Collezionando una sfilza di monumentali figure barbine. Magari pure divertenti, se le guardi con un certo distacco. Però adesso anche basta. “Oggi le comiche” alla lunga annoia. Possiamo vedere un altro film?
La replica di un brutto film
L'hanno fatto di nuovo. E' notizia di ieri che il prossimo direttore della Reggia di Venaria sarà Mario Turetta, nominato dal ministero senza ricorrere a nessun bando. Anzi no, magari ci pensano su ancora un pochetto. O forse ne nominano due, Turetta senza bando e un altro direttore (scientifico) con bando. Giusto per pagare un altro stipendio.
Regione in imbarazzo, ministeriali che fanno i nesci. Spettacolissimo.
Posso dire? Non me può importare di meno, se il nuovo direttore della Venaria lo scelgono con o senza bando. Non ho nessuna fiducia nella salvifica “trasparenza” dei concorsi pubblici, e nessun pregiudizio complottistico contro le nomine dirette. Tanto, se vuoi piazzare il compagnuccio della parrocchietta su una certa poltrona, lo piazzi a dispetto dei santi, figurarsi dei bandi. E’ questione di onestà intellettuale: se tu politico vuoi fare il bene dell’istituzione, sceglierai comunque il meglio. O almeno ci proverai. Se invece sei un manigoldo, non sarà certo un bando a fermarti.
Fino a ieri le nomine discendevano dichiaratamente dal potere politico. Ci sono stati errori, abusi e cialtronate. Però anche scelte oculate e intelligenti. Adesso invece va di moda il bando. La procedura è più chiara e adamantina, dicono. Sarà. Ma io ci vedo pure un’ammissione di antiche colpe da parte dei pubblici amministratori. Un sintomo di cattiva coscienza, o di insicurezza. O ancora una scorciatoia pilatesca per non assumersi la responsabilità di una decisione.
Il problema non è se per la direzione di Venaria si farà o non si farà un bando. Ciò che davvero manda ai matti è l’infinita pantomima, il minuetto ridicolo che dura da settimane. Prima l'improbabile e quirinabile Franceschini annuncia che nominerà Turetta senza bando; poi, spaventati dalle inevitabili critiche e dal malumore della Regione (che vuole il bando), i cuordileone del ministero fanno sapere che sì, ci sarà un bando; e ieri si scopre che invece no, non si farà il bando, c'è stato un malinteso.
Un malinteso?
Siamo al ground zero del buon senso. Aprono la bocca, dicono la qualunque e poi se le rimangiano.
E non è un caso isolato. Da tempo ormai il settore della cultura è sgovernato con il metodo del "Contrordine compagni": si decide qualcosa, al primo stormir di fronde si cambia idea, si fa l'esatto contrario e si ricomincia daccapo. Collezionando una sfilza di monumentali figure barbine. Magari pure divertenti, se le guardi con un certo distacco. Però adesso anche basta. “Oggi le comiche” alla lunga annoia. Possiamo vedere un altro film?
(da La Stampa del 17 gennaio 2015)
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