Humphrey Bogart in "Casablanca": intrecci di vite e di storie |
E di qua partiamo.
Mettetevi comodi, prendetevi un caffé e tutto il tempo necessario. Questo è un post lungo.
Dal comitato di Lugano alla direzione di Torino
Corri al Mao in tutta fretta, c'è Biscione che ti aspetta |
anticiperemo il bando entro l'anno», dichiarava ieri la presidente della fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni. Un cambio di programma, a nemmeno sette mesi dall'accordo con il Museo delle culture di Lugano. Al direttore della collezione svizzera, Francesco Paolo Campione, era stato affidato, con una consulenza triennale da 66mila euro l'anno, il compito di riorganizzare il museo di via San Domenico" (Repubblica, 11 ottobre 2014). Preciso che, a quanto mi risulta, in realtà il compenso per la consulenza era destinato al Museo di Lugano, non a personalmente a Campione, che del progetto è direttore generale. E aggiungo per amor di verità che, secondo quanto dichiarato da Patrizia Asproni, nell'ultimo anno i visitatori del Mao sono raddoppiati.
Ma torniamo a noi. Il secondo articolo che vi cito è ripreso da Exibart di pochi giorni fa, e segna la conclusione di quella che enfaticamente Repubblica ha definito "la caccia al nuovo direttore": "Il Mao di Torino ha un nuovo direttore: è Marco Biscione. Direttore dei Musei Civici di Udine dal 2010 al 2014, ex Responsabile del Programma Itinerari culturali del Consiglio d’Europa e referente per i programmi e le politiche dell’Unione Europea nel settore Cultura per il MiBAC (2006-2009), ma anche Segretario Generale dell’Aisea (Associazione Italiana di Scienze Antropologiche), Marco Biscione (nato a Roma nel 1958) è il nuovo direttore del Mao". (Exibart, 13 febbraio 2015). Per completezza di informazione, aggiungo che dal sito del Museo delle culture di Lugano risulta che Biscione fa (o ha fatto) parte del comitato scientifico di tale museo, insieme ovviamente con Francesco Paolo Campione, che lo dirige. Questa prestigiosa carica non è però ricordata neppure nel dettagliato curriculum riportato nel sito della Fondazione Torino Musei. Immagino per un eccesso di modestia.
La disfida di Udine: Campione in giuria, Biscione alla direzione
Le ricerche su Internet sono come le ciliegie: una tira l'altra. Così apprendo che i destini di Campione e Biscione (oltre che nel comitato scientifico di Lugano e in qualche normale collaborazione accademica) si sono già incrociati nel 2009 in quel di Udine, quando il concorso per la direzione dei Musei Civici, della cui giuria faceva parte Campione, fu vinto da Biscione. Ciò suscitò a quanto pare un canaio senza limiti.Cito dal Messaggero Veneto: "È approdata ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Daniele Barnaba Faleschini la battaglia legale che si è sviluppata fra Isabella Reale e Marco Biscione per il concorso a direttore dei Civici musei di Udine. (...) La vicenda è iniziata nel maggio 2010 quando Marco Biscione vinse il concorso per direttore dei Civici musei, un risultato contestato dalla Reale che aveva anche presentato un esposto alla Procura della Repubblica ipotizzando che il concorso potesse essere stato truccato, presentando nel contempo un ricorso al Tar per segnalare alcune irregolarità che sarebbero emerse durante la prova scritta. Nessuna delle tre candidate donne, infatti, era stata ammessa all’orale dalla commissione composta da soli uomini, ovvero dal segretario generale del Comune, Carmine Cipriano, il preside dalla facoltà di Lettere dell’ateneo friulano Andrea Tabarroni e del direttore del museo della Cultura di Lugano, Francesco Paolo Campione, docente di antropologia dell’Università di Como. Proprio nei confronti di quest’ultimo e del vincitore del concorso è stato quindi avviato il procedimento che contesta l’abuso d’ufficio". (Messaggero Veneto, 28 dicembre 2011). La vicenda, che potete approfondire leggendo il Messaggero Veneto del 5 maggio 2010, si risolse favorevolmente per Biscione e Campione: "Tutto regolare: nel concorso per direttore dei civici musei indetto dal Comune di Udine nel 2009 e vinto da Marco Biscione non sono emersi profili di illegittimità" (Messaggero Veneto, 11 agosto 2012)). Ciò non bastò a placare l'ira della candidata esclusa: "La Reale ribadisce senza mezzi termini: «Pare che Paolo Campione [commissario di quel concorso, Ndr] sia legittimato a favorire il suo amico di sempre: infatti Biscione ha anche portato a Udine la mostra di Fo da lui ideata a Chiasso»". (Il Giornale dell'Arte, 16 agosto 2012). E peraltro dev'essere stato un bel ginepraio, perché sui rapporti pregressi fra Campione e Biscione si scatenò una mezza rissa anche al Consiglio comunale di Udine, come si legge sul Messaggero Veneto del 21 dicembre 2009: L'assessore alla Cultura di Udine, Luigi Reitani, reagì inviperito alla insinuazioni di due consiglieri di aver organizzato "il concorso per il direttore dei civici musei per far vincere un suo amico": ovvero, Biscione.
Bell'ambientino anche a Udine, insomma.
Biscione a Udine, la Reale emigra
Comunque, nel 2010 Biscione siede sulla poltrona di direttore dei Musei Civici di Udine. E fa il suo mestiere. Che prevede, com'è logico, anche spostamenti e modifiche dell'organico. Isabella Reale viene trasferita dalla Galleria d'arte moderna a quella d'arte antica (Il Giornale dell'Arte, 23 agosto 2011). La Reale non apprezza, e dichiara al Messaggero Veneto dell'11 agosto 2011: «Sono basita e ferita. Non riesco a capire come si possa umiliare una persona fino a questo punto. Soprattutto dopo avere dedicato una vita a questo lavoro e con i risultati che sono riuscita a portare alla Galleria. Evidentemente tutto ciò non basta e chi sta sopra di me non mi ritiene all’altezza del mio incarico. Ma mi chiedo dove ho sbagliato... Non sono gradita a questa amministrazione per via del ricorso al Tar e quindi hanno deciso di annientarmi. Comunicandomi lo spostamento a cose fatte. E adoperando una crudeltà che lascia senza parole. Così, con un’azione che ha uno scopo puramente punitivo, mi tolgono ogni piacere verso il lavoro. Prendo il posto di una mia ex allieva e di certo, con le competenze che ho maturato e perfezionato in materia di arte moderna e contemporanea, non sarò in grado di gestire una galleria d’arte antica». Persecuzione o vittimismo? Non sono certo io quello che può giudicare. Sta di fatto che la basita Reale decide di togliere il disturbo e va a lavorare ai Musei di Pordenone (Messaggero Veneto, 11 agosto 2011).La spending review travolge Biscione
Il feulleton vi sta appassionando? Continuate a leggere, perché l'intreccio s'infittisce. L'esperienza di Biscione a Udine finisce nel 2014: il suo contratto scade e non glielo rinnovano. I soldi in cassa sono pochi, il Comune decide che è meglio risparmiare uno stipendio. E' spending review per tutti, cari miei. Il sindaco di Udine Furio Honsell però non ci va leggero: "Quando sono stato eletto per la prima volta il direttore dei Musei civici non c'era: è stata una scelta dell'allora assessore alla Cultura Reitani, che non proroghiamo", dichiara al Messaggero Veneto dell'11 ottobre 2014. Biscione la prende bene, e medita querele (Il Gazzettino, 19 novembre 2014). Ma solo chi cade può risorgere: una nuova avventura lo attende.Da Siena a Torino
Il previdente Biscione, fiutando l'aria infida, pochi mesi prima del "licenziamento" aveva infatti provveduto a partecipare al bando per la direzione dei Musei di Siena. E aveva vinto. Però il 29 agosto del 2014 decide di ritirarsi. Il motivo non è noto. La formulazione del bando era stata assai contestata, a Siena: secondo i critici, sembrava costruito ad personam. La vicenda incuriosisce un consigliere comunale senese del M5S, che il 30 ottobre 2014 presenta un'interrogazione. Ma per Biscione quella è ormai acqua passata. La vita è piena di sorprese, e per una porta che si chiude un'altra si apre: proprio in quel concitato mese di ottobre, a Torino decidono, su sollecitazione di Campione, di accelerare la procedura per trovare il nuovo direttore del Mao. Biscione partecipa al bando e vince. Uno bravo, insomma: vince sempre. Come direttore del Mao, dovrà ora dare un parere sulla collaborazione con il Museo delle culture di Lugano diretto da Campione.Titoli di coda.
Come Humphrey Bogart
Che dire? Sul concorso di Udine c'è una sentenza della magistratura che ne conferma la regolarità e la trasparenza. Le credenziali di Biscione sono valide. Il resto sono beghe di paese, piccole gelosie fra accademici, schermaglie della politica un tanto al chilo. Non c'è nulla di illecito nei pregressi rapporti fra Biscione e Campione, lo dicono i giudici, e il Mao in questo romanzo d'appendice non c'entra niente, o quasi. Ma ammetterete che l'intreccio è appassionante. E potrebbe prestare il fianco a qualche osservazione malevola, a causa di una serie di sfortunate coincidenze. Come dice Humphrey Bogart in "Casablanca", "Con tutti i ritrovi che ci sono nel mondo, doveva arrivare proprio nel mio!".
Illuminante.
RispondiEliminaMi permetto di aggiungere.
Nel bando era specificato chiaramente che - insieme a competenze di tipo gestionale - il candidato dovesse dimostrare di avere un curriculum di comprovata validità internazionale nell'ambito dell'Arte Orientale. Un'ovvietà, potrebbe sembrare, considerando che la direzione da affidare era quella del Museo di Arte Orientale di Torino. Il vincitore ha, è vero, una certa esperienza con le culture extra-europee, che si colloca peraltro nelle prime fasi della sua carriera. Nello specifico, nell'arte dell'Oceania (in fondo c'è sempre un oriente per ogni luogo del pianeta: Udine non è a Oriente di Torino?). Peccato che il MAO di Torino non esponga o conservi alcun oggetto proveniente dall'Oceania...
Poco male, si chiederanno consulenze esterne. O forse il nuovo direttore avrà già cercato di superare certe lacune assistendo alle lezioni di Giovanni Curatola, membro della 'Commissione di alto livello scientifico' incaricata di eleggere il direttore, professore - solo per una strana casualità, ovviamente - proprio all'Università di Udine? D'altra parte, il nostro è un Paese in cui si può con disinvoltura passare dalla direzione di Musei Civici a Udine o a Siena alla direzione di un Museo di Arte Orientale, e poi passare dalla tutela di pale d'altare alla ricerca e alla promozione culturale di sculture indiane o di terrecotte cinesi.
Non è certo questo il primo caso del genere: è sufficiente constatare quanti tra i direttori di musei di Arte orientale in Italia abbiano le competenze scientifiche per farlo...