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I BANDI, I GIOVANI E LA PREVALENZA DEI CRETINI

Anteprima: il prossimo bollettino bandi e concorsi del Comune
Il gruppo M5S ha proposto una delibera d'iniziativa consigliare per modificare il regolamento comunale sulle nomine in enti, fondazioni e partecipate del Comune. Con il lodevole obiettivo di "introdurre trasparenza e partecipazione". 
Purtroppo nel sito del Comune non sono riuscito - per mia inadeguatezza - a rintracciare il testo della delibera, quindi sono costretto a fidarmi di quanto leggo sui giornali: ma poiché stavolta i cinquestelle non hanno stigmatizzato le "falsificazioni dei pennivendoli", mi fido, e prendo per buoni gli articoli, più o meno uguali, che ho letto qua e là.
Stando a quanto apprendo dai resoconti giornalistici, alcuni provvedimenti mi paiono logici e auspicabili: ad esempio il limite alle candidature e ai mandati, o divieto per il sindaco di procedere a nuove nomine negli ultimi sei mesi del mandato. 

E poi c'è la "rappresentanza giovani". Funziona così: dovendo scegliere fra più candidati a una poltrona pubblica, se il curriculum è attinente e pertinente (e ci mancava ancora...) "anche in relazione ad età anagrafica e anzianità professionale" si dovrà dare la preferenza al candidato più giovane.

La prevalenza del giovane

Insomma: giovane è meglio. Chiarabella ne va orgogliosa, direi. Le cronache riportano questa sua dichiarazione: "In un momento nel quale si chiede alla società di scommettere sui giovani anche noi dobbiamo fare la nostra parte: le istituzioni pubbliche devono dare un segnale". Vabbè. Io pensavo che, come segnale, bastasse e avanzasse aver nominato il giovane Fabio Versaci presidente del Consiglio comunale.
Non equivocate. Sono vecchio ma non idiota, e pertanto non aspirerei comunque a concorrere a una carica pubblica: mi ributta la sola prospettiva di aver a che fare con certi vagabondi. Non mi sento quindi defraudato di un'opportunità che non prenderei in considerazione neppure se l'alternativa fosse la morte.


La Costituzione e le farse

Trovo però singolare che i fini costituzionalisti che paghiamo per lucidare con i loro riveriti deretani gli scranni del Consiglio non si pongano il problema della liceità di un provvedimento che sembra contraddire il principio di eguaglianza stabilito dall'articolo 3 della Carta ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"). Direi proprio che l'età rientri fra le "condizioni personali" citate dai Padri della Repubblica. 
Mi domando quali sarebbero le reazioni, persino tra gli illuminati firmatari della proposta, se sostituissimo all'età altre "condizioni personali". Che ne dite di stabilire che per le nomine pubbliche si deve dare la preferenza agli etero anziché ai gay o ai normodotati piuttosto che ai diversamente abili? 
La giovane età non è una dirimente significativa, non garantisce di per sé una migliore attitudine a svolgere un dato ruolo: e me ne rendo conto ogni volta che metto piede in Consiglio comunale. A meno che non si faccia un bando per scegliere il centravanti della Nazionale (benché, con i centravanti che ci ritroviamo oggi, mi domando se non converrebbe richiamare Gigi Riva...) o l'attore per un film porno: ma anche in quel settore non escluderei qualche sorpresa.
Ora, non voglio mescolare le tragedie con le buffonate, perché quando la Storia si ripete la prima volta è dramma, la seconda farsa. Quindi eviterei improponibili paragoni con altre e ben più gravi discriminazioni, benché sia un fatto che qualsiasi deroga all'articolo 3 implica dei rischi. E non soltanto di incostituzionalità. Sapete come va: una cosa tira l'altra.

Ma dove cazzo sta la gerontocrazia?

La "rappresentanza giovani" mi puzza assaissimo di "quote rosa": ovvero il tentativo di assicurare per legge ciò che non sappiamo dare per civiltà. Se le nomine fossero davvero basate sul merito, un bando non taroccato premierebbe automaticamente il migliore; giovane o vecchio che sia. L'emergenza sono i bandi farlocchi, e non una presunta "gerontocrazia" peraltro contraddetta da giovani direttori come Christian Greco al Museo Egizio, Nicola Ricciardi alle Ogr, Ilaria Bonacossa ad Artissima, Maurizia Rebola al Circolo, Nicola Lagioia al Salone. Né mi sembrano decrepiti Guido Curto di Palazzo Madama, Carolyn Christov Bakargiev di Gam e Rivoli, Enrica Pagella dei Musei Reali. Anche Alessandro Bianchi sarebbe stato un direttore passabilmente giovane per il Museo del Cinema: ma oltre che giovane era "vicino al pd" e quindi la giovane Appendino e la giovane Leon e il giovane Giordana non lo hanno voluto. Si vede che nemmeno i giovani sono tutti uguali, in questa ridicola città.

Chiarabella, ti spiego perché i giovani non hanno fiducia

Ripeto: a me fa cagare il principio per cui giovane (o qualsiasi altra "condizione personale") è meglio. Ma Chiara Appendino, vivente contraddizione di tale principio, conferma - così riferiscono le cronache - che "per noi essere giovani è un valore aggiunto" e spiega che con la nuova norma intende "dare una risposta ai tanti giovani che ho incontrato in questi mesi e che spesso non mandano i curricula per mancanza di fiducia". E qui sbagli, Chiarabella: io temo che la "mancanza di fiducia" dei giovani (ma anche degli anziani) verso i bandi pubblici dipenda soprattutto dallo spettacolo ignobile offerto della gestione dei bandi pubblici medesimi.
Perché non c'è regolamento che tenga, se poi lo usate come carta da culo.
Ah, non capisci a che cosa alludo?
Allora
faccio qualche esempio, spigolando fra le belle imprese più recenti

Per i lettori: un aggiornamento rapido sul bando-carta da culo

Per comodità dei lettori, premetto il link ad alcuni post del passato che documentano con minuzia quanto vado a raccontare. I post sono i seguenti: "Robe da Chinatown: sul Mao accuse gravissime dei cinquestelle" (15 maggio 2015); "Cosulich, il bando e i banditi" (20 dicembre 2015, laddove esprimo tutto il mio disprezzo verso l'istituzione del bando come instrumentum regni di lorsignori); "Bandi, fate come vi pare ma non prendetemi per il culo" (29 ottobre 2016); "Appendino cambia idea: aveva ragione Fassino" (3 novembre 2016); "Bando staceppa: Bianchi stoppato, niente direttore al Museo del Cinema" (12 dicembre 2016); "Cara, mi è scomparso il bando" (11 maggio 2017); "Le cugine" (17 ottobre 2017). Ce ne sarebbero altri, ma non posso trascorrere la mattinata a linkare la qualunque. Facciamo così: se trovate un passaggio che non vi è chiaro, o vi pare troppo assurdo per essere vero, fatevi una ricerca nel blog usando qualche parola chiave e sarete serviti.
E adesso gettiamoci lietamente nel letamaio.

Le scadenze sono un optional: e per un sindaco sono Scottex

1) L'attuale regolamento prescrive un termine entro cui candidarsi ad una certa carica. Peccato che Piero Gastaldo, nominato da Fassino ne CdA della Fondazione per il Libro, e Roberto Coda, nominato da Appendino nel Consiglio direttivo della Fondazione Musei, avessero entrambi presentato la loro candidatura alle rispettive poltronesolo nell'imminenza della nomina, e ben dopo la scadenza dei termini prescritti. Fassino e Appendino si appellarono entrambi al diritto del sindaco di fottersene dei tempi prescritti. Ma allora, perché mai rompono il cazzo sbandierando regole da trasgredire non appena gli comoda?

I bandi sono specchietti per allodole (e allocchi): tanto decidiamo noi

2) L'attuale regolamento e una seppur minima decenza prescrivono che, se c'è un bando, le candidature vengano valutate da un'apposita commissione: e una volta che la commissione ha scelto, tale scelta sia rispettata. Eppure Marco Biscione venne nominato (sindaco Fassino) direttore del Mao benché la commissione selezionatrice gli avesse anteposto ben due candidati. E ho già ricordato il caso di Alessandro Bianchi: lo sfrontato si permise di vincere il bando per la direzione del Museo del Cinema, ma il Comune (sindaco Giordana e Appendino) rifiutò di accettare quel risultato poiché considerava Bianchi "troppo vicino al Pd". Morale, il Museo del Cinema da un anno è senza un vero direttore, e si vede. Diomio, se si vede. 

Ma fanculo anche i bandi: li facciamo solo se ci comoda

3) L'attuale regolamento (in seguito alla deliberazione del Consiglio del 24 marzo 2014 approvata da tutti i consiglieri, tranne i cinquestelle Bertola e Appendino) nonché la legge (Dgls 165/2001) prescrivono che le nomine pubbliche avvengano tramite bando. E invece. Solo negli ultimi mesi, il Comune ha nominato senza ricorrere a un bando Irene Dionisio alla direzione del festival Lovers e Giorgio Li Calzi alla direzione dell'ex Narrazioni Jazz che torna a chiamarsi Torino Jazz Festival. Si è detto che Irene Dionisio è amica dell'assessore Marco Giusta, ed è un fatto che Giorgio Li Calzi collabori professionalmente con l'attore (e consigliere comunale M5S) Massimo Giovara. Ma il punto non è questo: il punto è capire se i bandi si fanno o non si fanno. Non che un giorno ti comoda così, e il giorno dopo cosà, e tu fai la minchia che ti pare, tanto tu comandi e gli altri stanno zitti.
Anche il consulente artistico dello Stabile, Valerio Binasco, è stato nominato senza bando; anche il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia. Sono tutte - o quasi - scelte eccellenti, non ho nulla da obiettare. Ma ciò dimostra semmai che il bando è inutile, se davvero si vuol dare la poltrona a uno bravo e non a un compagnuccio di merende; non spiega invece il criterio di ricorrere o meno al bando a seconda di come comoda a lorsignori.

Cari parenti e segreti di Pulcinella

4) Infine, rivolgo una sommessa preghiera a quanti sdottoreggiano contro il "Sistema Torino", i giochi di potere, le cariche assegnate a parenti ed amici: oggi la trasparenza dev'essere al di sopra anche del sospetto malevolo. 
Mi spiego: seguendo una regolare procedura - bando a chiamata e commissione esaminatrice - la direzione del festival TorinoDanza è stata affidata ad Anna Cremonini, eccellente esperta di balletto nonché cugina prima dell'assessore Leon. Se il vostro regolamento lo consente - e non dubito che lo consenta - per me va benissimo. Ma se proprio vi manca il senso dell'opportunità, rispettate almeno la buona creanza: ditecelo. Tanto non la fate franca, prima o poi lo scopriamo: mica siamo una mandra di belinoni che si fanno intortare dal primo che passa. Se l'assessore Leon non informa immediatamente e pubblicamente i contribuenti-cittadini-elettori della fortuita cuginanza, come non sospettare la gherminella? E davvero, regolamento o non regolamento, bando o non bando, a nessuno piace farsi perculare. 

Commenti

  1. Io aspetto ancora di vedere i risvolti sul caso dei mercatini di Natale

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