Per il Regio il tempo sta scadendo, e nessuno sembra farsene un baffo; nessuno, beninteso, fra quanti con parole, opere e omissioni hanno contribuito a precipitare il nostro sventurato teatro lirico nell'incresciosa condizione di non governo in cui oggi è impantanato. E non mi riferisco soltanto al simpatico clima da guerra civile che trasuda dal frenetico scambio epistolare che ci ha rallegrati nelle scorse settimane.
Per ragioni misteriose (ma neanche troppo) la seduta del nuovo Consiglio d'indirizzo, già fissata per il 10 giugno, è stata rinviata al 21. In quella riunione si dovrebbero stabilire i criteri del bando (figurarsi...) per la scelta del sovrintendente. Forse aspettano che anche la Regione nomini il suo rappresentante in Consiglio; o forse non sanno semplicemente che pesci pigliare; di certo, con un bando in piena estate, prima di arrivare alla nomina del nuovo sovrintendente (o alla conferma dell'attuale sovrintendente prorogato, fosse mai) di acqua sotto i ponti ne passerà chissà quanta. E non sarà acqua potabile.
Per ragioni ancor più misteriose (ma forse per niente misteriose) nessuno sa dirmi quando si terrà la consueta presentazione della stagione prossima. Di solito si faceva tra metà maggio e i primi di giugno. E non per capriccio, ma per un banale motivo di marketing (visto che ci tengono tanto al marketing, lorsignori...): solo una volta che è stata presentata la stagione può partire la campagna abbonamenti.
Ora: mi risulta che il cartellone 2019/20 esiste, è stato già impostato "almeno nelle grandi linee", il che in teoria significa che restano magari da definire alcuni contratti ma insomma dovremmo esserci. E difatti anche quest'anno la presentazione era già stata fissata per il 3 giugno. All'ultimo momento l'hanno rinviata a data da destinarsi, e da quel dì ne abbiamo perse le tracce. Può darsi che i nostri so-tutto-io considerino il pubblico del Regio talmente fiducioso (se non talmente fesso) da abbonarsi a scatola chiusa, senza sapere cos'hanno in animo di rifilargli. In tale ipotesi, corre l'obbligo di segnalare a lorsignori che la fiducia è una cosa seria che si dà alle persone serie; mentre per tutti gli altri vige la norma del vedere cammello e poi dare moneta: e dunque dubito che gli aspiranti abbonati si abboneranno prima di aver visto il cammello. Pardon, la stagione. E partire in ritardo nella vendita degli abbonamenti non è di certo il miglior sistema per conseguire quell'aumento degli incassi tanto generosamente previsto nel fatidico Piano industriale.
Ma al momento la questione più urgente e trascurata al Regio sono i quaranta contratti di lavoro a tempo determinato che, in virtù del Decreto Dignità, scadono a fine giugno, molti dei quali riguardano ruoli essenziali per il funzionamento del teatro. Nessuno sa cosa potrà accadere se i contratti non saranno rinnovati a partire dal primo luglio. Chi paventa un blocco dell'attività del Regio viene considerato un menagramo. Forse giustamente: non si spiega altrimenti il fatto che, in apparenza, i responsabili della baracca danno l'impressione di preoccuparsene un granché. Al punto che il sovrintendente prorogato in questi giorni a teatro non si vede: di certo sta operando per il bene del Regio, ma io ho comunque tentato di informarmi su dove sia o cosa faccia. Nessuno ha saputo o voluto dirmi niente. Credo in ossequio alla sacrosanta privacy del sovrintendente prorogato.
Oggi, comunque, due malfidenti parlamentari del pd, Silvia Fregolent e Chiara Gribaudo, si sono premurate di rivolgere un'altra interpellanza al ministro Bonisoli, chiedendogli di "valutare l'opportunità di commissariare il Regio".
Tutti in pista. Lo spettacolo continua, prima o poi entrano anche il mangiafuoco e il domatore di pulci.
Per ragioni misteriose (ma neanche troppo) la seduta del nuovo Consiglio d'indirizzo, già fissata per il 10 giugno, è stata rinviata al 21. In quella riunione si dovrebbero stabilire i criteri del bando (figurarsi...) per la scelta del sovrintendente. Forse aspettano che anche la Regione nomini il suo rappresentante in Consiglio; o forse non sanno semplicemente che pesci pigliare; di certo, con un bando in piena estate, prima di arrivare alla nomina del nuovo sovrintendente (o alla conferma dell'attuale sovrintendente prorogato, fosse mai) di acqua sotto i ponti ne passerà chissà quanta. E non sarà acqua potabile.
Per ragioni ancor più misteriose (ma forse per niente misteriose) nessuno sa dirmi quando si terrà la consueta presentazione della stagione prossima. Di solito si faceva tra metà maggio e i primi di giugno. E non per capriccio, ma per un banale motivo di marketing (visto che ci tengono tanto al marketing, lorsignori...): solo una volta che è stata presentata la stagione può partire la campagna abbonamenti.
Ora: mi risulta che il cartellone 2019/20 esiste, è stato già impostato "almeno nelle grandi linee", il che in teoria significa che restano magari da definire alcuni contratti ma insomma dovremmo esserci. E difatti anche quest'anno la presentazione era già stata fissata per il 3 giugno. All'ultimo momento l'hanno rinviata a data da destinarsi, e da quel dì ne abbiamo perse le tracce. Può darsi che i nostri so-tutto-io considerino il pubblico del Regio talmente fiducioso (se non talmente fesso) da abbonarsi a scatola chiusa, senza sapere cos'hanno in animo di rifilargli. In tale ipotesi, corre l'obbligo di segnalare a lorsignori che la fiducia è una cosa seria che si dà alle persone serie; mentre per tutti gli altri vige la norma del vedere cammello e poi dare moneta: e dunque dubito che gli aspiranti abbonati si abboneranno prima di aver visto il cammello. Pardon, la stagione. E partire in ritardo nella vendita degli abbonamenti non è di certo il miglior sistema per conseguire quell'aumento degli incassi tanto generosamente previsto nel fatidico Piano industriale.
Ma al momento la questione più urgente e trascurata al Regio sono i quaranta contratti di lavoro a tempo determinato che, in virtù del Decreto Dignità, scadono a fine giugno, molti dei quali riguardano ruoli essenziali per il funzionamento del teatro. Nessuno sa cosa potrà accadere se i contratti non saranno rinnovati a partire dal primo luglio. Chi paventa un blocco dell'attività del Regio viene considerato un menagramo. Forse giustamente: non si spiega altrimenti il fatto che, in apparenza, i responsabili della baracca danno l'impressione di preoccuparsene un granché. Al punto che il sovrintendente prorogato in questi giorni a teatro non si vede: di certo sta operando per il bene del Regio, ma io ho comunque tentato di informarmi su dove sia o cosa faccia. Nessuno ha saputo o voluto dirmi niente. Credo in ossequio alla sacrosanta privacy del sovrintendente prorogato.
Oggi, comunque, due malfidenti parlamentari del pd, Silvia Fregolent e Chiara Gribaudo, si sono premurate di rivolgere un'altra interpellanza al ministro Bonisoli, chiedendogli di "valutare l'opportunità di commissariare il Regio".
Tutti in pista. Lo spettacolo continua, prima o poi entrano anche il mangiafuoco e il domatore di pulci.
Commenti
Posta un commento