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APPENDINO DA MITO

Un altro Appendino è possibile. Sacchetti-omaggio per la presentazione di MiTo
Stamattina al Museo della Radio per la presentazione di MiTo Settembre Musica 2019 ho trovato ad accogliermi Appendino. Nel senso di Davide Appendino, il maestro cioccolatiere di via Maria Vittoria e sponsor tecnico del festival che ha omaggiato tutti i presenti con una barretta del suo eccellente "75% India". 
Preciso subito che non c'è parentela, neppure remota, fra il cioccolatiere Appendino e la sindaca Appendina. Lei è arrivata just in time per i consueti convenevoli della conferenza congiunta Torino-Milano realizzata grazie ai potenti mezzi della Rai (gli piace da matti, questa gag della conferenza congiunta...). A Torino con Chiarabella c'erano i milanesi (la presidente di MiTo Anna Gastel e l'assessore Del Corno), mentre abbiamo spedito a Milano il direttore Campogrande e l'assessore Leon a fare compagnia al sindaco Sala. Tra il pubblico questa volta spiccava per la sua assenza il sovrintendente prorogato del Regio, che l'anno passato aveva in pratica esordito proprio in quest'occasione: oggi a rappresentare il teatro è venuto il direttore artistico Galoppini. Ma del Regio parlo in un altro post.
Il festival dura 17 giorni, da 3 al 19 settembre (per la precisione i giorni sono 16 per ciascuna delle due città, dal 3 al 18 a Milano e dal 4 al 19 a Torino). Ricordo soltanto che nel 2016 durava 21 giorni, e 19 nel 2017
Dei 128 eventi, concerti e tricchiballacchi varii (l'anno scorso furono 125) leggerete ampiamente in ogni luogo sito sede. 
Ma passiamo ai soliti conti della serva.
Allora: quest'anno il preventivo totale di MiTo è di circa 4 milioni, equamente divisi tra Torino e Milano: per la precisione, si calcolano 1,9 milioni a testa. Più o meno come la scorsa edizione. Per la parte di Torino, un milione e 150 mila euro arriva dai privati, sponsor e fondazioni bancarie. Il main sponsor è la solita Banca Intesa San Paolo, che finanzia sia Torino che Milano, così come la Fondazione Pirelli e la Fondazione Fiera Milano; mentre i principali sponsor esclusivamente torinesi sono, ça va sans dire, l'Iren, ma anche Lavazza, CNH, la new entry Mercato Centrale, e alcuni sponsor tecnici, tipo l'Appendino del cioccolato. A questi si aggiunge il sostegno finanziario della Compagnia di San Paolo, mentre Fondazione Crt si fa carico del progetto "Open singing", quello dei cori.
Ai soldi dei privati si aggiungono i 132 mila euro del MiBAC (dall'anno scorso MiTo riceve, finalmente, un contributo del Fus), altri 43 mila di cambi merce e un incasso alla biglietteria che si pensa s'aggirerà sui 190 mila euro anche se i biglietti in genere costano assai poco, con minimi di 3 o 5 euro.
Dal Comune (tramite la Fondazione Cultura) arriva quel che manca per raggiungere l'impegno totale previsto di 1,9 milioni, ovvero all'incirca 5-600 mila euro. L'anno passato il Comune s'era impegnato per un milione, ma non so quanto sia stato realmente versato: nel 2017 l'impegno fu sempre di un milione, ma la spesa effettiva finale si limitò a 750 mila euroNel 2016 il milione e trecentomila promesso da Fassino era diventato, in corso d'opera, 900 mila euro: trecentomila euro li aveva tagliati Fassino prima di andarsene, altri centomila Appendino appena arrivata.
Analogo l'andamento del budget complessivo. Nel 2008, prima della grande crisi, MiTo viaggiava sui 4 milioni per la sola Torino, e nel 2017, sempre per Torino, stava ancora fra i 2,1 e i 2,2 milioni.

Il comunicato stampa

Se ancora siete avidi di informazioni, per completezza vi ricopio qui sotto il comunicato stampa diffuso dopo la presentazione:

Viaggiare con la musica nello spazio per scoprire luoghi, tradizioni e linguaggi che hanno segnato le diverse culture del mondo. È Geografie il tema dell’edizione 2019 del Festival MITO SettembreMusica, che per il tredicesimo anno unisce Milano e Torino. Nella società globale di oggi, che ha annullato confini e favorito la mobilità, le categorie tradizionali di identità culturale e appartenenza geografica si sono trasformate in valori fluidi in costante ridefinizione. Ecco quindi che il festival – in programma dal 3 al 19 settembre – diventa un’occasione per esplorare il repertorio delle diverse scuole nazionali che hanno segnato la storia della musica, accanto alla produzione contemporanea di compositori figli del nuovo nomadismo transnazionale. Un cartellone dal tema attualissimo che indaga territori fisici – dall’Europa alle Americhe fino ai paesi del Sol Levante – ma anche luoghi immaginari, in cui la musica costruisce una connessione indelebile fra paesaggi simbolici, emozioni, spazi di vita e di memoria. Ancora una volta dunque, con la presidenza di Anna Gastel e la direzione artistica di Nicola Campogrande, le due principali città dell’Italia settentrionale declinano la cultura musicale facendone un bene comune.
 
«La parola “festival” richiama la periodicità festosa e popolare di una manifestazione che abbraccia idealmente una comunità con proposte che parlano a tutti oltre le frontiere linguistiche, culturali e geografiche – dichiarano i Sindaci di Milano e Torino Giuseppe Sala e Chiara Appendino – ed è bello che dopo l’estate a ritornare, puntuale, sia MITO SettembreMusica, che nella risposta del pubblico si conferma ogni anno ricco di stimoli e accattivante».



128 appuntamenti – tra Milano e Torino – tutti con programmi appositamente ideati e proposti da alcuni tra i più importanti musicisti internazionali, alternati alle forze musicali milanesi e torinesi di maggior prestigio. Ampiamente apprezzate negli anni scorsi, sono confermate le introduzioni all’ascolto – affidate a Gaia Varon e Luigi Marzola a Milano e a Stefano Catucci e Carlo Pavese a Torino – per offrire al pubblico una comprensione più approfondita.



prezzi dei biglietti restano particolarmente accessibili. I concerti pomeridiani e gli spettacoli per bambini sono proposti a 5 euro. I biglietti per i concerti serali vanno da 10 a 30 euro (ma chi è nato dal 2005 paga solo 5 euro), mentre quelli per i concerti serali diffusi nel territorio metropolitano costano 3 euro.

«La globalizzazione e la trasformazione digitale hanno cambiato il nostro modo di metterci in relazione con lo spazio – spiega il Direttore artistico Nicola Campogrande – Le giovani generazioni hanno infatti un’idea della geografia piuttosto diversa rispetto a quella dei loro padri: i concetti di identità e di confine, ad esempio, da un lato sono drammaticamente evidenziati dal pensiero estremista e xenofobo, ma dall’altro sono ignorati, nella pratica, dal continuo viaggiare fisico e metaforico. E così, se è interessante esplorare la produzione artistica del presente, con compositori figli di questo nuovo nomadismo e interpreti abituati a confrontarsi con colleghi di tutto il pianeta, è anche importante, e bello, ripercorrere le vicende musicali del mondo antecedente, quando le matrici locali e nazionali avevano un’influenza determinante nel generare le proprie espressioni culturali. Declinando il tema portante Geografie, quello che fa MITO nel 2019 è dunque viaggiare nello spazio, avanti e indietro lungo la storia, per recuperare luoghi, tradizioni, appartenenze, lingue musicali che hanno segnato le diverse culture del pianeta».

«Le compagini musicali più qualificate di Milano e Torino – osserva la Presidente Anna Gastel – si scambieranno visita, palcoscenico e pubblico alternandosi alle grandi orchestre e agli interpreti internazionali, ospiti di un festival che non dimentica ma valorizza e accomuna le zone centrali e quelle più decentrate delle due città, favorendo l’afflusso di un pubblico eterogeneo e trasversale, attratto da una programmazione accattivante e ben calibrata, oltre che da biglietti offerti a prezzi estremamente contenuti».

La serata d’apertura del Festival, martedì 3 settembre al Teatro alla Scala di Milano mercoledì 4 settembre al Teatro Regio di Torino, è affidata alla Israel Philharmonic Orchestra guidata dal suo direttore principale Zubin Mehta, con Martha Argerich al pianoforte. Il concerto, intitolato Mondi, introduce il tema della rassegna mettendo a confronto universi sonori differenti: il Secondo Concerto per pianoforte di Beethoven – che si presenta con la propria architettura monolitica, seguita con una logica serrata – e la Symphonie fantastique di Berlioz – che nasconde invece, dietro al gesto del compositore, una vicenda autobiografica.
Il programma del Festival abbraccia anche quest’anno un arco temporale molto ampio: da Palestrina a Bach, da Händel a Beethoven e Brahms, fino al Novecento di Gershwin e Bernstein, per arrivare ad oggi, con brani di 127 compositori viventi, fra cui Steve Reich, James MacMillan, Geoffrey King, Chick Corea, Pascal Proust, Gavin Bryars, Caroline Shaw, Rolf Martinsson e Julia Wolfe. Molte le prime esecuzioni assolute, europee e italiane, fra cui spiccano Perpetulum di Philip Glassco-commissionato da MITO per il Third Coast Percussion; l’Ouverture en forme d’étoiles per orchestra di Régis Campo; il Path of Miracles di Joby Talbot, dedicato al Cammino di Santiago di Compostela e affidato ai cantori di Tenebrae diretti da Nigel Short; il brano Jook-urr-pa, composto e eseguito dal violoncellista Giovanni Sollima. Ad esse si aggiungono quelle di brani di Qigang Chen, Chris Rogerson, Jennifer Higdon, Giulio Castagnoli (con una commissione del Festival), Tatev Amiryan, Tomislav Šaban, David Skidmore, Devonté Hynes, Raffaele Cifani, Lorenzo Fattambrini, Fela Sowande e Samuel Akpabot.
All’ampiezza cronologica corrisponde una grande varietà geografica e stilistica: attinge a due delle tante anime della Russia – quella struggente della Sinfonia “Patetica” di Čajkovskij e quella pirotecnica del Terzo Concerto per pianoforte di Rachmaninov – il programma della Filarmonica della Scala diretta da Myung-Whun Chung, con il pianista Alexander Romanovsky. Il dolce Larghetto for Orchestra di MacMillan in prima italiana introduce le nuove geografie sinfoniche del “Titano” di Mahler nel concerto dell’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo guidata da Yuri Temirkanov. Pagine dionisiache del repertorio germanico otto-novecentesco come i Carmina Burana di Orff e il poema sinfonico Till Eulenspiegels lustige Streiche (I tiri burloni di Till Eulenspiegel) di Strauss sono affidate al Coro e all’Orchestra Verdi di Milano diretti da Daniele Rustioni, con solisti come Zuzana Marková, Antonio Giovannini e Roberto De Candia. L’austera Mitteleuropa di Brahms è proposta dall’Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta da Marin Alsop, che rinnova la collaborazione con il festival dopo esser stata protagonista con successo dell'inaugurazione dello scorso anno. La Francia piena di colori e di verve risuona nella fantasia zoologica del Carnevale degli animali di Saint-Saëns, nel brillante Concerto per due pianoforti di Poulenc – entrambi interpretati dalle sorelle Katia Marielle Labèque – e nell’Ouverture en forme d’étoiles di Campo, il tutto eseguito dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario. Il sogno americano diviso fra il vivace folklore della Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák e le ansie di un popolo alla deriva nell’Adagio di Barber si affianca al Concerto per viola di Jennifer Higdon – Premio Pulitzer e vincitrice di un Grammy con questo brano – nel concerto dell’Orchestra Filarmonica di Torino diretta da Giampaolo Pretto, con il violista Nils MönkemeyerGiovanni Sollima ripensa con il suo violoncello l’eredità del canto popolare nella musica colta, dall’Armenia al Trentino, dalla Sicilia all’Australia fino al Salento, senza dimenticare la più iconica delle Suites di Bach. Il Third Coast Percussion, ensemble di Chicago vincitore di un Grammy Award, affronta il nuovo panorama minimalista americano con le invenzioni per percussioni di autori come Glass, Reich, Hynes, Bryars e Skidmore. Il chitarrista scozzese Sean Shibe esplora la storia della sua terra dalle suites per liuto seicentesche, cui si aggancia idealmente Bach, al Divertimento settecentesco di Oswald fino a LAD di Wolfe, inizialmente composto per nove cornamuse e qui trascritto per chitarra elettrica.

Fra gli ospiti di MITO spicca la presenza di grandi stelle del pianoforte come Martha Argerich, le sorelle Katia Marielle LabèqueAlexander RomanovskyOlli Mustonen Alessandro Taverna. Oltre a loro sono protagonisti solisti di prestigio quali i violoncellisti Giovanni SollimaMario Brunello Daniel Müller-Schott, il violista Nils Mönkemeyer, il chitarrista Sean Shibe, la trombettista Tine Thing Helseth e il Third Coast Percussion. Infine, spazio alle grandi voci con i soprani Rachel Harnisch Zuzana Marková, il baritono Roberto De Candia, il controtenore Antonio Giovannini e i sedici cantori di Tenebrae.

MITO propone anche pagine preziose del repertorio sacro come la “Messa di Madrid” di Domenico Scarlatti, abbinata a brani del padre Alessandro, con il Consort Maghini diretto da Claudio Chiavazza; mentre la ricostruzione di una messa vivaldiana – affidata all’Orchestra Barocca Modo Antiquo diretta da Federico Maria Sardelli, ai soprani Anna Simboli Elena Bertuzzi, al contralto Elena Biscuola e al Coro Ricercare Ensemble istruito da Romano Adami – sarà al centro della celebrazione liturgica proposta a Milano nella Chiesa di San Marco.
Come in passato, la programmazione destinata ai bambini e ai ragazzi continua a proporre, nei fine settimana, occasioni per scoprire modi poco consueti di fare musica e teatro musicale. Si susseguono, quindi: lo spettacolo proveniente dall’Olanda, Violoncelli guerrieri, in cui i componenti del Cello Octet Amsterdam, armati solo dei loro strumenti, vanno in battaglia suonando Ligeti, Bartók e Glass; il lavoro commissionato da MITO, I canti dell’albero, storia di due ragazzini che si perdono in un bosco e si ritrovano grazie alla musica di Ravel; il debutto europeo della produzione giapponese Una bella città, viaggio musicale e pittorico in città che possono trovarsi in ogni parte del mondo, ideato e diretto da Dario Moretti con le musiche di Makoto Nomura e Kumiko Yabu. Spettacoli selezionati con lo scopo di far vivere l’esperienza musicale in modo appassionante e sorprendente, evitando forme di didascalismo o di didattica sotterranea.
Fra gli appuntamenti più attesi di MITO, sabato 7 settembre a Torino e domenica 8 settembre a Milano, c’è il Giorno dei cori. Cantare in coro fa bene al cuore e alla mente – come ama ripetere il direttore artistico Nicola Campogrande – e la proposta si delinea di anno in anno con novità legate ai programmi e ai partecipanti. Nel 2019 i cori sono quindici, non solo italiani e distribuiti in dieci concerti. Tante le formazioni coinvolte, a cominciare dal Coro del Friuli Venezia Giulia diretto da Cristiano Dell’Oste e affiancato dal violoncellista Mario Brunello. Tutte le voci si riuniranno poi a fine giornata per cantare insieme al pubblico e al Coro Giovanile Italiano guidato da Michael Gohl in MITO Open Singing. Il direttore che nel 2016 fece conoscere il piacere di cantare tutti insieme proporrà, accanto a grandi classici, pezzi più popolari e accessibili anche ai neofiti, come le versioni corali in prima assoluta delle canzoni Che sarà di Fontana/Migliacci/Pes e La terra dei cachi di Elio e le Storie Tese.
Esclusivamente milanese è il concerto Terre brahmsiane, dedicato alle due sonate per violoncello e pianoforte – con l’aggiunta della “Regenlied Sonate” – scritte dal compositore tedesco a vent’anni di distanza l’una dall’altra e interpretate da Daniel Müller-Schott Olli MustonenCosì come l’omaggio alla musica africana dell’Orchestra dell’Università degli Studi di Milano diretta da Alessandro Crudele con Alessandro Taverna al pianoforte. Soltanto torinese – oltre alle serate di Torinodanza Festival – è invece il concerto Douce France, con il Coro e l’Orchestra dell’Accademia Stefano Tempia diretti da Claudio Fenoglio e la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro Regio di Torino e di Francesco Cavaliere all’organo. Un viaggio alla scoperta di alcune delle più affascinanti pagine corali nate in Francia fra Otto e Novecento.
Il Festival si chiuderà a Milano (Teatro Dal Verme) il 18 e a Torino (Auditorium Rai) il 19 settembre con il concerto intitolato Isole gioiose, eseguito dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da John Axelrod. Un’esplorazione di territori felici che si apre con L’isle joyeuse di Debussy, ispirata a un quadro di Watteau che descrive giovani in partenza per l’isola dell’amore, proposta nell’orchestrazione di Bernardino Molinari approvata dall’autore; prosegue con un brano di rara dolcezza su una celebre melodia cinese come Joie éternelle di Qigang Chen, presentato in prima italiana con la partecipazione della trombettista Tine Thing Helseth; si chiude con la Quarta Sinfonia di Mahler, il cui Lied finale “La vita celestiale” è affidato al soprano Rachel Harnisch.
MITO SettembreMusica, che gode del contributo del Ministero per i beni e le attività culturali, è realizzato da I Pomeriggi Musicali di Milano Fondazione per la Cultura Torino grazie all’impegno economico delle due Città, all’indispensabile partnership con Intesa Sanpaolo – attuata sin dalla prima edizione –, al sostegno di Compagnia di San Paolo e degli sponsor IrenLavazzaPirelliCNH Industrial VillageFondazione Fiera Milano al contributo di Fondazione CRT OGR - Officine Grandi Riparazioni.
La Rai si conferma Main Media Partner del Festival anche per la presente edizione, con Rai Radio 3 Rai Cultura, così come è rinnovata la strategica Media Partnership con i quotidiani LaStampa e il Corriere della Sera e con la Radiotelevisione svizzera – Rete Due.

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