L'anno che sta per finire è stato un anno di semina; l'anno che sta arrivando sarà l'anno del raccolto.
Lo ha detto il sindaco Fassino, l'hanno diligentemente riportato giornali e tiggì.
Sarà un problema mio, ma stento a vedere la semina e a prevedere il raccolto. Mi limito a elencare le sfighe che ci attendono nel 2015. E' una piccolissima selezione. Ci sono anche cose che vanno bene - e ci mancherebbe - e ce ne sono altre che vanno pure peggio. Però non ho voglia di scrivere un trattato. E' il 31 dicembre, e sono già abbastanza di cattivo umore. Quindi, mi limito.
Il Capodanno in piazza San Carlo costa 170 mila euro, tutto compreso. Soldi, precisano in Comune, che arrivano dagli sponsor privati. Ma i cosiddetti "sponsor privati" sono i soliti Iren (società partecipata del Comune) e Fondazione CRT. Quindi non è una "sponsorizzazione privata": non c'è un imprenditore privato che liberamente decide di investire una somma su un progetto che considera valido. Iren, per dire, mette i soldi dove il Comune chiede di metterli. Né credo che Fondazione CRT ambisca a fare i dispetti a Fassino.
Quindi su richiesta del Comune gli "sponsor" hanno buttato sul Capodanno con Paolo Belli 170 mila euro che, evidentemente, non potranno essere destinati a finanziare altre iniziative.
Potremmo discutere a lungo se (soprattutto in tempi di magra) sia saggio buttare 170 mila euro in una sola notte di festa, o se invece convenga usarli per progetti più strategici. Di sicuro il programma di stasera non c'entra con la cultura. E anche dal punto di vista del turismo direi che ci azzecca poco: secondo voi quanti turisti arriveranno a Torino allettati dalla prospettiva di trascorrere il Capodanno con Paolo Belli? Ad ogni modo, qualsiasi promoter potrà confermare che con quella cifra - e un pizzico di sale in zucca - si ingaggia un cast tale da assicurare un sano divertimento al popolo senza imbarazzi sul versante "culturale".
L'Iren è una partecipata del Comune, e quindi se "sponsorizza" il Jazz Festival lo fa perché glielo chiede il Comune: e poiché le risorse sono limitate, se "sponsorizza" il Jazz Festival, dovrà negare la sponsorizzazione a qualcun altro. Quanto alle fondazioni, nel 2015 - ecco la peggiore novità - non ci farei troppo affidamento. Il nuovo regime fiscale le metterà in ginocchio, e avranno meno soldi da investire in cultura. Idem per la Camera di commercio, che va verso una pesantissima riduzione delle entrate. E guardate che non è un fatto secondario: se ne parla poco, ma l'uscita di scena della Camera di commercio sarà un colpo feroce per le iniziative legate a cultura e turismo.
I fondi regionali per la cultura, scesi dai 130 milioni del 2012 ai 45 del 2014, sono ancora un’incognita per il 2015. L'assessore Parigi oggi, in uno dei suoi rari post su Fb, ha scritto che la parola chiave per il 2015 dev'essere "rinnovamento". E che cosa abbia in mente lo ha detto più volte: creare strutture che aiutino gli operatori culturali soprattutto per il marketing e il fundraising. Modernizzare il sistema e renderlo competitivo. In effetti, ancora oggi molte imprese culturali non sono in grado di controntarsi con il mercato, e affidano la loro sopravvivenza alle sempre più risicate e improbabile "elemosine" dell'ente pubblico. Ma se le disponibilità di cassa dell'assessorato regionale caleranno ancora, sarà crisi per l'intero settore. Ed è probabile che caleranno. Quanto al Comune, Fassino ribadisce di continuo la centralità dell'investimento in cultura: ma nei fatti Braccialarghe per il 2014 aveva chiesto 24,8 milioni, e ha ricevuti 23,4. Però quest’anno il 95% dei contributi è in parte corrente (soldi sicuri anche per il futuro) e solo il 5% è legato a introiti straordinari, cioé la vendita di qualche bene - che come s'è visto più volte può andare a vuoto.
Palazzo Madama e Borgo Medievale. La direttrice Enrica Pagella se ne va per trasferirsi all'Accademia Carrara di Bergamo. E nessuno sa quale destino attenda il Borgo Medievale se - come pare ormai certo - il Circolo dei Lettori rifiuterà di prenderselo in carico (oggi, ad ogni buon conto, scade il "periodo di prova" e il presidente Beatrice restituisce le chiavi al Comune). La Pagella è anche direttrice pro-tempore del Mao: lì c'è già un bando per il nuovo direttore. La carica scoperta da febbraio.
Museo del Cinema. Il presidente Ugo Nespolo se n'è ito sbattendo la porta. Non sopportava l'incertezza sui bilanci. Nebbia fitta sul possibile successore. Intanto il bilancio del Museo ha subito un altro taglio. Come previsto. A farne le spese soprattutto il Tff (consolidata la perdita di 200 mila euro sul budget di 2,4 milioni) e Cinema Gay (gli hanno tolto altri 40 mila euro, entro aprile Minerba deve mettere insieme un festival con meno di 400 mila euro). CinemAmbiente non so, ma è già alla canna del gas di suo, quindi...
Lo ha detto il sindaco Fassino, l'hanno diligentemente riportato giornali e tiggì.
Sarà un problema mio, ma stento a vedere la semina e a prevedere il raccolto. Mi limito a elencare le sfighe che ci attendono nel 2015. E' una piccolissima selezione. Ci sono anche cose che vanno bene - e ci mancherebbe - e ce ne sono altre che vanno pure peggio. Però non ho voglia di scrivere un trattato. E' il 31 dicembre, e sono già abbastanza di cattivo umore. Quindi, mi limito.
Il Capodanno nazional-popolare
Il buongiorno si vede dal mattino. O dalla notte di San Silvestro, che Torino celebra con uno spettacolo in piazza San Carlo animato da un cast imbarazzante: la grande attrazione è infatti l'orchestra di Paolo Belli. Non ho nulla di personale contro Paolo Belli: è un professionista della musica che si guadagna onestamente la pagnotta. Ma ovviamente il riferimento immediato è al trash-varietà "Ballando con le stelle" di cui Belli è protagonista. Ammetterete che non è un bel vedere, per una città che s'è autonominata (Fassino dixit) "capitale della cultura". "Con i soldi che abbiamo in cassa, non si poteva pretendere di più", si giustifica con gli amici uno sconsolato assessore Braccialarghe. Ed è questo che mi spaventa. Perché se ci sono pochi soldi in cassa è tassativo spenderli al meglio.Il Capodanno in piazza San Carlo costa 170 mila euro, tutto compreso. Soldi, precisano in Comune, che arrivano dagli sponsor privati. Ma i cosiddetti "sponsor privati" sono i soliti Iren (società partecipata del Comune) e Fondazione CRT. Quindi non è una "sponsorizzazione privata": non c'è un imprenditore privato che liberamente decide di investire una somma su un progetto che considera valido. Iren, per dire, mette i soldi dove il Comune chiede di metterli. Né credo che Fondazione CRT ambisca a fare i dispetti a Fassino.
Quindi su richiesta del Comune gli "sponsor" hanno buttato sul Capodanno con Paolo Belli 170 mila euro che, evidentemente, non potranno essere destinati a finanziare altre iniziative.
Potremmo discutere a lungo se (soprattutto in tempi di magra) sia saggio buttare 170 mila euro in una sola notte di festa, o se invece convenga usarli per progetti più strategici. Di sicuro il programma di stasera non c'entra con la cultura. E anche dal punto di vista del turismo direi che ci azzecca poco: secondo voi quanti turisti arriveranno a Torino allettati dalla prospettiva di trascorrere il Capodanno con Paolo Belli? Ad ogni modo, qualsiasi promoter potrà confermare che con quella cifra - e un pizzico di sale in zucca - si ingaggia un cast tale da assicurare un sano divertimento al popolo senza imbarazzi sul versante "culturale".
Gli sponsor immaginari
Il ruolo di Iren e Fondazione CRT nel Capodanno con Belli ci porta ad affrontare il vasto e affascinante argomento degli sponsor privati. Da anni ormai Comune e Regione si aggrappano a questi misteriosi e munifici signori che si addosseranno con sempre maggiore entusiasmo e impegno i costi della cultura. In concreto, però, di imprenditori che abbiano investito in sponsorizzazioni serie se ne sono visti pochi (e a quei pochi va tutta la nostra gratitudine). In genere, i cosiddetti "sponsor privati" sono sempre gli stessi: le due fondazioni bancarie, l'Iren e la Camera di commercio.L'Iren è una partecipata del Comune, e quindi se "sponsorizza" il Jazz Festival lo fa perché glielo chiede il Comune: e poiché le risorse sono limitate, se "sponsorizza" il Jazz Festival, dovrà negare la sponsorizzazione a qualcun altro. Quanto alle fondazioni, nel 2015 - ecco la peggiore novità - non ci farei troppo affidamento. Il nuovo regime fiscale le metterà in ginocchio, e avranno meno soldi da investire in cultura. Idem per la Camera di commercio, che va verso una pesantissima riduzione delle entrate. E guardate che non è un fatto secondario: se ne parla poco, ma l'uscita di scena della Camera di commercio sarà un colpo feroce per le iniziative legate a cultura e turismo.
I fondi mancano
I fondi regionali per la cultura, scesi dai 130 milioni del 2012 ai 45 del 2014, sono ancora un’incognita per il 2015. L'assessore Parigi oggi, in uno dei suoi rari post su Fb, ha scritto che la parola chiave per il 2015 dev'essere "rinnovamento". E che cosa abbia in mente lo ha detto più volte: creare strutture che aiutino gli operatori culturali soprattutto per il marketing e il fundraising. Modernizzare il sistema e renderlo competitivo. In effetti, ancora oggi molte imprese culturali non sono in grado di controntarsi con il mercato, e affidano la loro sopravvivenza alle sempre più risicate e improbabile "elemosine" dell'ente pubblico. Ma se le disponibilità di cassa dell'assessorato regionale caleranno ancora, sarà crisi per l'intero settore. Ed è probabile che caleranno. Quanto al Comune, Fassino ribadisce di continuo la centralità dell'investimento in cultura: ma nei fatti Braccialarghe per il 2014 aveva chiesto 24,8 milioni, e ha ricevuti 23,4. Però quest’anno il 95% dei contributi è in parte corrente (soldi sicuri anche per il futuro) e solo il 5% è legato a introiti straordinari, cioé la vendita di qualche bene - che come s'è visto più volte può andare a vuoto.
I musei decapitati
Strano modo di prepararsi alla "sfida dell'Expo". Per una serie di sfortunate coincidenze, gran parte dei musei torinesi entrano nel 2015 senza testa. Ecco il riassunto di fine anno.Palazzo Madama e Borgo Medievale. La direttrice Enrica Pagella se ne va per trasferirsi all'Accademia Carrara di Bergamo. E nessuno sa quale destino attenda il Borgo Medievale se - come pare ormai certo - il Circolo dei Lettori rifiuterà di prenderselo in carico (oggi, ad ogni buon conto, scade il "periodo di prova" e il presidente Beatrice restituisce le chiavi al Comune). La Pagella è anche direttrice pro-tempore del Mao: lì c'è già un bando per il nuovo direttore. La carica scoperta da febbraio.
Museo del Cinema. Il presidente Ugo Nespolo se n'è ito sbattendo la porta. Non sopportava l'incertezza sui bilanci. Nebbia fitta sul possibile successore. Intanto il bilancio del Museo ha subito un altro taglio. Come previsto. A farne le spese soprattutto il Tff (consolidata la perdita di 200 mila euro sul budget di 2,4 milioni) e Cinema Gay (gli hanno tolto altri 40 mila euro, entro aprile Minerba deve mettere insieme un festival con meno di 400 mila euro). CinemAmbiente non so, ma è già alla canna del gas di suo, quindi...
Gam e Castello di Rivoli. Scaduti Eccher e Merz, il 14 gennaio si chiude il bando per il direttore unico. Al momento, pare, nessuno si è candidato. Anche perché non si sa quanto il doppio direttore dovrebbe guadagnare, né è chiaro che cosa dovrebbe dirigere: il progetto della Superfondazione che riunisca i due musei è in alto mare, e a molti non piace. Intanto il presidente dentro-fuori di Rivoli, Giovanni Minoli, ha fatto sapere di non condividere il progetto. La Regione lo ha sfanculato a stretto giro di posta, ricordandogli che lui stesso, insieme con il CdA da lui presieduto, in ottobre aveva "formalmente espresso la propria posizione favorevole in merito al bando per l’individuazione del nuovo
direttore - che opererà congiuntamente anche alla Gam - attraverso lo strumento
che gli è proprio: con specifica delibera, votata all’unanimità nel corso di una precedente seduta, esso ha approvato il documento di selezione dando il via
libera alla sua pubblicazione ufficiale. Qualunque considerazione sul tema
successivamente espressa dal presidente Giovanni Minoli, rappresenta la
manifestazione di insospettate opinioni personali, peraltro non suffragate da
alcun segnale di contrarietà in occasione dell’atto deliberativo - che ha visto
il presidente favorevole al pari degli altri consiglieri - e quindi
inspiegabilmente maturate in un secondo tempo". Insomma, tira una bell'arietta.
Reggia di Venaria. Grazie alla sconsiderata legge Madia, il presidente Del Noce e il direttore Vanelli sono stati messi alla porta. Salvo ripensarci e richiamare Vanelli in servizio temporaneo e gratuito, aspettando il bando per il nuovo direttore. Turetta, che doveva essere direttore per investitura diretta di Franceschini, si occuperà del progetto delle Residenze Sabaude: un'altra trappola mortale.
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