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Turetta e la direttrice della Sabauda, Bava |
Il nuovo
direttore della Reggia di Venaria, Mario Turetta, ha i suoi
difetti, ma non difetta certo di diplomazia. Stamattina mi avvista in conferenza stampa e mi saluta calorosamente. Io sono in compagnia del mio nuovo spirito guida,
il mitico capitano Barbieri, e Turetta gli dice, con un sorrisone turettiano:
"Ferraris a volte è pungente". Io approfitto della buona luna per domandare a Turetta se
abbia qualche novità in cantiere per la Reggia, tipo spettacoli o mostre. A parte, naturalmente, l'arrivo di 27 quadri dalla Galleria Sabauda, che è poi la ragione per cui siamo lì, e di cui vi dico nella seconda parte del post. Comunque nulla di stratosferico.
"Entro luglio avremo un progetto"
Turetta mi risponde che sì, "sono allo studio progetti importanti, con la commissione d'esperti".
Wow, mi sorprendo io, c'è una commissione d'esperti? "E' una commissione informale", precisa Turetta. E aggiunge: "Presto il piano sarà pronto, entro luglio ve lo presenteremo". Vorrei obiettare che se il piano è pronto a luglio ci siamo bell'e che fumati l'estate,
e meno male che il programma del 2015 è già fatto. Ma lo scaltro Turetta mi previene: "Voi dimenticate sempre che siamo qui solo da tre mesi". Quindi mi limito a complimentarmi per i bei quadri che si aggiungono agli altri già visibili a Venaria, in prestito dalla Sabauda.
Le virtù del prestito
Questa del prestito dai depositi dei musei torinesi è un'idea semplice semplice e non costosa per riempire la Reggia: già con la precedente amministrazione erano arrivati (a parte le grandi mostre) molti quadri; è una "residenza temporanea", le opere sono in prestito e dopo un po' tornano alla base, ma vengono sostituite con altre; così le pareti della Reggia rievocano la straordinaria quadreria dei Savoia, quando ospitava circa quattromila quadri.
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"Susanna e i vecchioni": questo è un Rubens a tutti gli effetti |
Si fa presto a dire "Rubens"
Quelle che arrivano in prestito sono opere che normalmente non sono esposte, e piuttosto che tenerle invisibili nei depositi tanto vale mostrarle a Venaria. Certo, se la Sabauda non le espone, in genere c'è un motivo. Prendete quest'ultima infornata di 27 dipinti sistemati nell'appartamento della principessa Ludovica, che completano il percorso di visita della Reggia. Turetta giustamente enfatizza, parla di Rubens, Van Dyck, Guido Reni, Guercino, Bruegel. Ma non sempre nomina sunt conquentia rerum: in mostra c'è un vero Rubens ("Susanna e i vecchioni", buono) ma gli altri tre sono copie antiche o opere della bottega; poi abbiamo un Guercino (l'altro è "alla maniera di"), un Reni (l'altro è una copia antica), il Van Dyck è della bottega, così come l'Holbein, e dei quattro Bruegel (tra Vecchio e Giovane) uno solo è attribuito alla mano dell'artista. Questo per essere precisi, e per rassicurare sulla salute mentale dei direttori dei musei, che evidentemente non si tengono (almeno non a Torino, mica siamo Firenze) dei capolavori in cantina. Però le opere sono godibili, correttamente presentate, e anche quelle dei "minori" (Schedoni, Badile, alcuni fiamminghi) meritano di essere viste. L'arte sta comunque meglio nelle sale della Reggia piuttosto che in qualche inaccessibile magazzino. Naturalmente nell'attesa di nuove
grandi mostre, da sempre
fiore all'occhiello - e volano di successo - per Venaria.
E Palazzo Madama pensa al mobilio
Il piano-prestiti cresce e non guarda solo alla Sabauda: stamattina mi hanno confermato che dai depositi di Palazzo Madama potrebbe arrivare una buona dotazione di mobili di pregio per riempire la nuova grande sala recuperata al primo piano della Reggia. Non subito, comunque: se l'idea andrà in porto, non sarà prima della fine dell'anno.
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