Marco Biscione fra le foto del National Geographic |
Biscione: "Cinquantamila visitatori"
Come vi ho raccontato, lascio il municipio e arrivo con Patrizia al Mao, dove c'è l'inaugurazione della nuova mostra "Sulla via delle spezie", con le foto (fantastiche as usual) del National Geographic. Patriziona mi presenta il direttore Biscione. A parte l'iniziale scambio di battute, non mi pare né il luogo né l'occasione per approfondire la conoscenza affrontando subito certi temi scabrosi: s'è fatta una certa e prima di pranzo non mi va di polemizzare.Dopo i convenevoli di rito Biscione mi accompagna a visitare la mostra e il museo, con il recente allestimento che ha suscitato parecchie polemiche. A me non pare orribile, ma non sono né un architetto né un esperto di musei. Mi informo su come vanno le cose: Biscione si dice soddisfatto. "Da gennaio a maggio abbiamo avuto 50 mila visitatori", afferma. Per il Mao è un notevole risultato. Nel 2013 i visitatori erano stati, nell'intero arco dell'anno, 35 mila. Raddoppiati nel 2014, da dichiazione di Patrizia Asproni.
Patrizia e il bando: la dichiarazione scritta della presidente
Poi, uscendo, mi trattengo a chiacchierare con Patriziona. E ovviamente a lei le chiedo spiegazioni sull'imbarazzante interpellanza dei Cinquestelle. Non ci sono risposte ufficiali (stanno preparandone una, mi anticipa Patrizia) ancorché tra persone civili ci si scambi opinioni private. Una cosa mi dice a difesa del discusso accordo con il Museo delle Culture di Lugano, costato 66 mila euro: "Ci ha subito portato la mostra di Fosco Maraini, che ha fruttato 55 mila euro di incassi".E sulla tormentata vicenda del bando la convinco a sintetizzare alcuni punti del suo pensiero in una dichiarazione scritta che qui vi riporto: "Il Consiglio direttivo ha deciso all’unanimità, nel pieno rispetto dei requisiti contenuti nell’avviso di selezione e delle proprie prerogative la nomina del dott. Marco Biscione quale Direttore del Mao alla luce in particolare della sua pluriennale esperienza di manager nella direzione e gestione di musei, caratteristica non posseduta da alcuno degli altri candidati individuati dalla Commissione. In ogni caso le adeguate e necessarie competenze orientalistiche all’interno del Mao sono assicurate dai conservatori".
Un'associazione protesta
Per completezza di cronaca devo però registrare anche la presa di posizione dell'associazione SiAMOTorino (finora a me ignota, certo per mia responsabilità). Tale associazione, che si autodefinisce "d'ispirazione liberale", ha diffuso ieri sulla vicenda un commento durissimo, che riporto: "Nel 2014, la
Fondazione Torino Musei – l’ente che gestisce i musei comunali – chiama Francesco Paolo
Campione, direttore del museo delle culture di Lugano, come consulente
per “il riassetto” del MAO (Museo d’Arte Orientale) alla modica cifra
di 66mila euro all’anno per tre anni. Dopo le polemiche piuttosto
accese, il tutto è stato sospeso in
attesa della nomina del nuovo direttore.
La Fondazione decide di fare un bando internazionale, nominando una
commissione di alto livello scientifico. Alla fine della selezione, la presidente della Fondazione, Patrizia
Asproni, invece che scegliere il primo della graduatoria stilata dalla commissione, sceglie invece il terzo (oltretutto a pari merito con un altro candidato), perché avrebbe una “maggiore esperienza nella direzione museale”.
Alla specifica interpellanza in Consiglio Comunale del consigliere Appendino,
l’Assessore alla Cultura del Comune di Torino, Maurizio Braccialarghe, verosimilmente per coprire la forzatura attuata dalla Asproni,
nega che la commissione abbia fornito una graduatoria, ma solo una rosa di quattro
nomi; invece dai verbali della commissione risulta che la graduatoria esista, e pertanto parrebbe che l’assessore abbia mentito.
Il prescelto dalla Asproni, Marco
Biscione, sembrerebbe oltretutto essere anche legato al suddetto prof.
Campione, perché membro del comitato scientifico del museo di
Lugano di cui Campione è direttore; inoltre, venne nominato direttore
dei Musei Civici di Udine da una commissione di cui faceva parte il
solito Campione.
Sarà
che l’ambiente dei musei è piccolo e si conoscono tutti, però ci pare
inopportuno che venga nominato (tra l’altro con la forzatura di cui
abbiamo detto)
qualcuno così in stretti contatti professionali con Campione, visto che
da direttore del MAO dovrà poi pronunciarsi sulla conferma della
consulenza al Campione stesso.
Ci chiediamo
dove sono la trasparenza e la meritocrazia? Ma soprattutto chiediamo alla
National Geographic che per la seconda volta decide di far ospitare una propria mostra in questo museo: se uno
scandalo del genere avesse coinvolto un museo statunitense, la National Geographic avrebbe accettato di associare il proprio nome a tale realtà?
In tutto questo, dov’è il
Ministero dei Beni Culturali? Al quale chiediamo l’invio degli ispettori!
Dov’è Fassino?".
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