Sala grande del Massimo gremita, tutto esaurito e coda fuori. Ieri il direttore di CinemAmbiente Gaetano Capizzi non nascondeva l'emozione. Difficile immaginare un inizio migliore per la ventesima edizione della sua creatura. La serata è andata via lesta e vivace.
Devo registrare intanto, con soddisfazione, l'ottima performance di Stefania Giannuzzi: l'assessore comunale all'Ambiente ha superato sé stessa e per la prima volta dacché la seguo nella sua vita pubblica è riuscita a pronunciare un discorsetto - seppur breve e generico - senza leggerlo.
Poi Luca Mercalli ha intrattenuto il pubblico con le sue consuete buone notizie dal mondo: se ho ben capito, in pratica abbiamo ottime possibilità di estinguerci attorno al 2100, grazie ai cambiamenti climatici e in assenza di eventuali guerre termonucleari. Un dato consolante per me che conto di estinguermi non troppo oltre il 2040: non mi perdo molto, e soprattutto non mi perdo il meglio.
Al termine di queste note di moderato ottimismo, il bel film di Jared P. Scott "The Age of Consequences" mi ha dimostrato che se ci mettiamo di buzzo buono potremo estinguerci anche prima, e in tal senso Trump ci sarà di grande aiuto.
CinemAmbiente questo ha di bello: ti mette sotto il naso le peggiori prospettive, ma lo fa nella maniera più intelligente e appagante, proponendo film di qualità che descrivono sia i problemi, sia le possibili soluzioni (sempre più ridotte). Magari potrebbe persino far rinsavire qualcuno. Non ci conto troppo: non pongo limiti alla provvidenza, però la stupidità umana è molto più illimitata.
E adesso ecco a voi il programma di domani (quello di oggi lo trovate qui) così come lo ricevo dall'ufficio stampa di CinemAmbiente. Enjoy it e buona visione.
Devo registrare intanto, con soddisfazione, l'ottima performance di Stefania Giannuzzi: l'assessore comunale all'Ambiente ha superato sé stessa e per la prima volta dacché la seguo nella sua vita pubblica è riuscita a pronunciare un discorsetto - seppur breve e generico - senza leggerlo.
Poi Luca Mercalli ha intrattenuto il pubblico con le sue consuete buone notizie dal mondo: se ho ben capito, in pratica abbiamo ottime possibilità di estinguerci attorno al 2100, grazie ai cambiamenti climatici e in assenza di eventuali guerre termonucleari. Un dato consolante per me che conto di estinguermi non troppo oltre il 2040: non mi perdo molto, e soprattutto non mi perdo il meglio.
Al termine di queste note di moderato ottimismo, il bel film di Jared P. Scott "The Age of Consequences" mi ha dimostrato che se ci mettiamo di buzzo buono potremo estinguerci anche prima, e in tal senso Trump ci sarà di grande aiuto.
CinemAmbiente questo ha di bello: ti mette sotto il naso le peggiori prospettive, ma lo fa nella maniera più intelligente e appagante, proponendo film di qualità che descrivono sia i problemi, sia le possibili soluzioni (sempre più ridotte). Magari potrebbe persino far rinsavire qualcuno. Non ci conto troppo: non pongo limiti alla provvidenza, però la stupidità umana è molto più illimitata.
E adesso ecco a voi il programma di domani (quello di oggi lo trovate qui) così come lo ricevo dall'ufficio stampa di CinemAmbiente. Enjoy it e buona visione.
Il programma di venerdì 2 giugno
Nel pomeriggio di venerdì 2 giugno CinemAmbientepropone tre appuntamenti della sezione Panorama corti. La prima serie di proiezioni, intitolata “Ecovisioni” (ore 15.15, Massimo 1), riunisce produzioni brevi, per lo più sperimentali, caratterizzate visivamente dal contrasto tra contesti urbani e naturali. La seconda sottosezione, “Il mondo deve sapere” (a seguire, ore 16.30), presenta i film brevi che testimoniano o denunciano plurime e drammatiche emergenze ambientali. Tra questi, tre titoli si distinguono per la particolare gravità delle situazioni documentate. "For Flint" dello statunitense Brian Schulz, proiettato in anteprima al Tribeca Film Festival, racconta la reazione resiliente di alcuni abitanti di Flint, cittadina del Michigan, di fronte allo stato di emergenza dichiarato da Obama dopo la scoperta della tossicità dell’acqua in distribuzione alla popolazione, attinta da un fiume vicino. Drammatico contraltare a seguire, "Roozegari Hamoun" (Once Hamoun), dell’iraniano Mohammad Ehsani, racconta invece le conseguenze ambientali e sociali gravissime provocate dal prosciugamento del lago Hamoun, al confine tra il suo Paese e l’Afghanistan. Le proiezioni saranno seguite da un incontro con il pubblico dei due registi.
Di plastica – argomento ricorrente in quest’edizione del Festival – parla, invece, "Straws", cortometraggio che si avvale della voce narrante del premio Oscar Tim Robbins. Diretto dalla statunitense Linda Booker, il film è un appello per limitare l’uso eccessivo e indiscriminato delle cannucce fatte con materiale non biodegradabile che rappresentano una delle maggiori fonti d’inquinamento delle spiagge insieme con tappi, involucri e mozziconi di sigaretta. La terza sottosezione in cartellone, “Ecofantasy” (ore 17.30, Cinema Massimo 3), comprende invece film di animazione destinati espressamente al pubblico dei più piccoli, ma capaci di offrire con leggerezza spunti di riflessione anche ai più grandi sull’importanza del rispetto per la natura e della tutela dell’ambiente.
In parallelo, nel pomeriggio, il Festival presenta il lungometraggio italiano in concorso "Cenere" (ore 15.30, Cinema Massimo 3), ritratto dell’Italia contemporanea vista dall’entroterra più aspro della Sardegna, la Barbagia. Al termine della proiezione, incontro con la regista e Enzo Cugusi, presidente dell’Associazione dei Sardi in Torino “A. Gramsci”.
Nel secondo pomeriggio, nella sezione Panorama, il Festival presenta "Auroville Towards a Sustainable Future" (ore 18, Centro Studi Sereno Regis), di Basile Vignes, lungometraggio di cui è protagonista la “città universale” fondata sulla visione del filosofo e mistico bengalese Sri Aurobindo. Il documentario sarà seguito da un incontro con Marco Feira, della comunità di Auroville, e con Stambecco Pesco, della Federazione di Damanhur.
Nel tardo pomeriggio, in proiezione un altro lungometraggio in gara nella sezione competitiva internazionale, "Footprint" (ore 18.30, Cinema Massimo 1), produzione statunitense firmata dalla regista di origine italiana Valentina Canavesio che documenta come, tra crescita esplosiva della popolazione mondiale, iper-consumo, decremento delle risorse, il peso dell’impronta umana abbia ormai raggiunto il limite della sostenibilità per il Pianeta. Al termine della proiezione, gli studenti di Economia dell’Ambiente dell’Università di Torino intervisteranno la regista.
Sempre nel tardo pomeriggio, il Festival ricorda il trentennale de "L’uomo che piantava gli alberi", il film che l’illustratore e animatore canadese naturalizzato francese Frédéric Back trasse nel 1987 dall’omonimo racconto allegorico di Jean Giono. Il Festival ripropone il cortometraggio premiato con l’Oscar (ore 18.45, Cinema Massimo 3) accompagnandolo con l’intervento di Tiziano Fratus, lo scrittore che ha elaborato il concetto di Homo Radix, la disciplina della dendrosofia e la pratica dell’alberografia.
In serata, il Festival presenta un altro cortometraggio di rilievo, "Civilians" (ore 20, Cinema Massimo 3), ritratto dell'“altra” New York, minacciata dalla gentrificazione e dalla crisi economica, firmato dal rumeno Toma Peiu, e, a seguire, un altro lungometraggio italiano in concorso, "Ci vuole un fiore", di Vincenzo Notaro. Il film prende spunto dalla nascita, nel 2008, del primo orto urbano nel quartiere più antico della città di Roma, la Garbatella, per raccontare le iniziative di semplici cittadini volte, in contrasto con un’amministrazione ancorata a vecchi modelli economici, a occupare zone degradate per farne aree agricole condivise. Al termine della proiezione, incontro con il regista.
In parallelo, il cartellone propone un altro lungometraggio in gara nella sezione internazionale, "Thank You for the Rain" (ore 20.30, Cinema Massimo 1), documentario di Julia Dahr e Kisilu Musya con cui si torna al tema di apertura del Festival: i cambiamenti climatici. Per cinque anni Kisilu Musya, agricoltore kenyota, ha ripreso con una videocamera gli effetti devastanti, l’impoverimento progressivo e gli altissimi costi umani che l’alternarsi impazzito di inondazioni, siccità e tempeste hanno comportato nella vita della sua famiglia e del suo villaggio. L’incontro con la filmmaker norvegese coautrice del film trasformerà Kisilu da padre di famiglia in leader di una comunità contadina e in attivista a livello mondiale, in grado di portare la sua testimonianza alla Conferenza sul clima di Parigi. La proiezione sarà seguita da un incontro con Jeongha Kim, Decent Rural Employment Policy Officer - FAO, e Ana Belén Sanchez, coordinatrice del settore Sostenibilità di Fundación Alternativas.
In seconda serata, per la sezione concorsuale One Hour, il Festival propone "Fukushima: Les Voix silencieuses" (ore 22, Cinema Massimo 3), mediometraggio firmato a quattro mani dal regista francese Lucas Rue e dalla moglie Chiho Sato e storia del ritorno sul luogo di un disastro che pare rimosso dalla coscienza collettiva. A sei anni dal tragico scoppio dei reattori nucleari, una visita della giovane regista giapponese alla famiglia, che vive a soli 60 km dalla quella che è definita la “Voluntary Evacuation Zone”, è occasione per riaprire un dibattito sulla situazione di Fukushima. Alla proiezione seguirà un incontro con i due registi.
Sempre in seconda serata e sempre per la sezione One Hour, il cartellone presenta "Holy (un)Holy River" (ore 22.30, Cinema Massimo 1), la cronaca di un viaggio compiuto dai registi statunitensi Pete McBride e Jake Norton lungo i 2500 chilometri del Gange che documenta le contraddizioni del fiume più venerato al mondo.
In parallelo, nel pomeriggio, il Festival presenta il lungometraggio italiano in concorso "Cenere" (ore 15.30, Cinema Massimo 3), ritratto dell’Italia contemporanea vista dall’entroterra più aspro della Sardegna, la Barbagia. Al termine della proiezione, incontro con la regista e Enzo Cugusi, presidente dell’Associazione dei Sardi in Torino “A. Gramsci”.
Nel secondo pomeriggio, nella sezione Panorama, il Festival presenta "Auroville Towards a Sustainable Future" (ore 18, Centro Studi Sereno Regis), di Basile Vignes, lungometraggio di cui è protagonista la “città universale” fondata sulla visione del filosofo e mistico bengalese Sri Aurobindo. Il documentario sarà seguito da un incontro con Marco Feira, della comunità di Auroville, e con Stambecco Pesco, della Federazione di Damanhur.
Nel tardo pomeriggio, in proiezione un altro lungometraggio in gara nella sezione competitiva internazionale, "Footprint" (ore 18.30, Cinema Massimo 1), produzione statunitense firmata dalla regista di origine italiana Valentina Canavesio che documenta come, tra crescita esplosiva della popolazione mondiale, iper-consumo, decremento delle risorse, il peso dell’impronta umana abbia ormai raggiunto il limite della sostenibilità per il Pianeta. Al termine della proiezione, gli studenti di Economia dell’Ambiente dell’Università di Torino intervisteranno la regista.
Sempre nel tardo pomeriggio, il Festival ricorda il trentennale de "L’uomo che piantava gli alberi", il film che l’illustratore e animatore canadese naturalizzato francese Frédéric Back trasse nel 1987 dall’omonimo racconto allegorico di Jean Giono. Il Festival ripropone il cortometraggio premiato con l’Oscar (ore 18.45, Cinema Massimo 3) accompagnandolo con l’intervento di Tiziano Fratus, lo scrittore che ha elaborato il concetto di Homo Radix, la disciplina della dendrosofia e la pratica dell’alberografia.
In serata, il Festival presenta un altro cortometraggio di rilievo, "Civilians" (ore 20, Cinema Massimo 3), ritratto dell'“altra” New York, minacciata dalla gentrificazione e dalla crisi economica, firmato dal rumeno Toma Peiu, e, a seguire, un altro lungometraggio italiano in concorso, "Ci vuole un fiore", di Vincenzo Notaro. Il film prende spunto dalla nascita, nel 2008, del primo orto urbano nel quartiere più antico della città di Roma, la Garbatella, per raccontare le iniziative di semplici cittadini volte, in contrasto con un’amministrazione ancorata a vecchi modelli economici, a occupare zone degradate per farne aree agricole condivise. Al termine della proiezione, incontro con il regista.
In parallelo, il cartellone propone un altro lungometraggio in gara nella sezione internazionale, "Thank You for the Rain" (ore 20.30, Cinema Massimo 1), documentario di Julia Dahr e Kisilu Musya con cui si torna al tema di apertura del Festival: i cambiamenti climatici. Per cinque anni Kisilu Musya, agricoltore kenyota, ha ripreso con una videocamera gli effetti devastanti, l’impoverimento progressivo e gli altissimi costi umani che l’alternarsi impazzito di inondazioni, siccità e tempeste hanno comportato nella vita della sua famiglia e del suo villaggio. L’incontro con la filmmaker norvegese coautrice del film trasformerà Kisilu da padre di famiglia in leader di una comunità contadina e in attivista a livello mondiale, in grado di portare la sua testimonianza alla Conferenza sul clima di Parigi. La proiezione sarà seguita da un incontro con Jeongha Kim, Decent Rural Employment Policy Officer - FAO, e Ana Belén Sanchez, coordinatrice del settore Sostenibilità di Fundación Alternativas.
In seconda serata, per la sezione concorsuale One Hour, il Festival propone "Fukushima: Les Voix silencieuses" (ore 22, Cinema Massimo 3), mediometraggio firmato a quattro mani dal regista francese Lucas Rue e dalla moglie Chiho Sato e storia del ritorno sul luogo di un disastro che pare rimosso dalla coscienza collettiva. A sei anni dal tragico scoppio dei reattori nucleari, una visita della giovane regista giapponese alla famiglia, che vive a soli 60 km dalla quella che è definita la “Voluntary Evacuation Zone”, è occasione per riaprire un dibattito sulla situazione di Fukushima. Alla proiezione seguirà un incontro con i due registi.
Sempre in seconda serata e sempre per la sezione One Hour, il cartellone presenta "Holy (un)Holy River" (ore 22.30, Cinema Massimo 1), la cronaca di un viaggio compiuto dai registi statunitensi Pete McBride e Jake Norton lungo i 2500 chilometri del Gange che documenta le contraddizioni del fiume più venerato al mondo.
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