Uno scorcio della mostra di Erik Kessels, a Camera fino al 30 luglio |
Breve la vita felice di Camera. Il Centro Italiano per la Fotografia fu inaugurato il 30 settembre 2015, neppure due anni fa, fra tante speranze, soldi privati e profluvio di congratulazioni dei politici. Quel dì, a festeggiare il lieto evento c'erano tutti: c'era Fassino, che pur non avendoci messo un centesimo sosteneva l'iniziativa, disse l'allora direttrice Lorenza Bravetta, "con passione e dedizione"; c'erano Braccialarghe e Parigi, assessori contenti; non c'era ancora Lulù con i suoi occhi blu, ma i vips abbondavano.
Non sono passati due anni, e tutto è cambiato: intanto Bravetta non c'è più, Camera ha già cambiato direttore, ma per fortuna i soci fondatori - Intesa, Eni e Magnum - ci sono ancora, e dunque non servono i soldi della politica. E non c'è più la politica, Fassino e Braccialarghe sono fuori, e i nuovi titolari della licenza non sembrano per nulla interessati a Camera. Anche ieri, secondo una consolidata tradizione, l'assessore Leon brillava per la sua assenza sia in conferenza stampa sia all'inaugurazione della mostra "The many lives of Erik Kessels". Non c'era neppure Lulù con i suoi occhi blu, ma questo lo diamo per scontato. Diciamo che ciò è sintomo piuttosto esplicito di un certo qual disinteresse della civica amministrazione. In parole corrive, di Camera gliene sbatte come del loro primo dentino. Forse sul Centro Italiano per la Fotografia pesa la macchia originale della "passione e dedizione" di Filura.
Però è un peccato. E io, che sono affezionato al mio assessore alle Fontane (e Musei), voglio dirglielo: Franci, non perderti la mostra da Camera. E' una bella mostra. Questo Erik Kessels è senz'altro fuori di testa, però geniale. Con le sue "fotografie trovate" (trovate nel vero senso della parola, dato che le scova ai mercatini delle pulci, o nei cassetti dei ricordi di famiglia) Kessels costruisce storie; e sono storie che ti fanno pensare. Pensare alla vita com'è. Alle vite come sono. Le vite delle persone, così importanti e uniche finché le persone vivono e ridono e piangono e amano e sperano e soffrono e camminano su questa terra come se fosse per sempre; per poi scomparire, dissolversi in ricordi sempre più sbiaditi, fino a diventare vecchie foto che nessuno guarda più e ingialliscono in fondo a un cassetto o finiscono su una bancarella al mercato delle pulci.
Kessels recupera quelle foto e quelle vite; e ricostruisce storie di persone come noi; e altre storie le inventa e ce le lascia inventare guardando quelle immagini di perfetti sconosciuti a noi così simili, banali e insieme unici. Come ognuno di noi.
E insomma, quella di Kessels a Camera non è una mostra di "belle fotografie": è una mostra di vite. E' la mostra di ogni nostra inutile, preziosissima vita.
Non so se si è capito: a me è piaciuta. Mi ha fatto un po' male, ma mi è piaciuta.
Quindi mi permetto di consigliarla. Franci, valla a vedere, la mostra di Erik Kessels. Non ce ne sono molte, di 'sti tempi in città; e questa merita. Merita anche se sta in partibus infidelium.
HO visto la mostra nel giorno dell'apertura: all'inizio ho storto il naso davanti a quelle foto dei piedi e del povero coniglio usato come ripiano per gli oggetti. Ma poi mi ha emozionato con queste "piccole" vite portate alla ribalta. Bravo Kessels, ammiro questa volontà, questa ricerca instancabile fra web e mercatini dell'usato.
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