In replica al post "Il Salone e i creditori: una scomoda verità" ricevo dei fornitori del Salone del Libro una lettera che volentieri pubblico:
Caro Gabriele Ferraris,
grazie per aver dato spazio alla nostra lettera sul suo blog. Le scriviamo per dibattere però su alcuni temi legati al commento da lei pubblicato. Il Salone del Libro non è fallito, ma è fallita la Fondazione che lo ha organizzato fino alla scorsa edizione. Il Salone del Libro si terrà anche quest’anno ed è forte e sano. Gli editori fanno la fila per partecipare, gli autori e la solita immancabile forza di un programma eccezionale attrarranno come sempre il meraviglioso pubblico al quale Librolandia ci ha abituato.
Chi lo organizza dovrebbe però pagare l’utilizzo del marchio, l’avviamento, i data-base, i siti internet e via discorrendo, tutte queste cose sono di proprietà della Fondazione e se venissero pagate si potrebbe creare un meccanismo di rifinanziamento della parte che manca all’attuale bilancio della Fondazione. Va da se che si tratta del classico principio dei vasi comunicanti. Le istituzioni che hanno creato il buco sono le stesse che dovrebbero impegnarsi a coprirlo. Questa è la prima soluzione che ci viene in mente, di getto e senza nemmeno dover fare troppe riflessioni, ma per risolvere i problemi ci vuole impegno e interesse, e sicuramente la Regione e il Comune sarebbero dotate di consulenti legali in grado di capire quali possano essere le modalità per risolvere il tutto.
E’ troppo comodo oggi dire che se ne occupa il Liquidatore. Qui serve prendersi le proprie responsabilità.
Ci permettiamo anche di aggiungere che vi sono delle evidenti differenze tra le centinaia di fallimenti che lei cita e questo singolo caso, perché qui parliamo di un ente pubblico. Un qualsiasi privato “fallito” paga le conseguenze di quello che ha fatto, perde la posizione di mercato acquisita, perde l’esperienza lavorativa dei propri dipendenti e soprattutto perde credibilità e affidabilità. Qui si va avanti come se nulla fosse, cambiando banalmente scatola…
Cordialmente,
I Fornitori del Salone del Libro di Torino.
Caro Gabriele Ferraris,
grazie per aver dato spazio alla nostra lettera sul suo blog. Le scriviamo per dibattere però su alcuni temi legati al commento da lei pubblicato. Il Salone del Libro non è fallito, ma è fallita la Fondazione che lo ha organizzato fino alla scorsa edizione. Il Salone del Libro si terrà anche quest’anno ed è forte e sano. Gli editori fanno la fila per partecipare, gli autori e la solita immancabile forza di un programma eccezionale attrarranno come sempre il meraviglioso pubblico al quale Librolandia ci ha abituato.
Chi lo organizza dovrebbe però pagare l’utilizzo del marchio, l’avviamento, i data-base, i siti internet e via discorrendo, tutte queste cose sono di proprietà della Fondazione e se venissero pagate si potrebbe creare un meccanismo di rifinanziamento della parte che manca all’attuale bilancio della Fondazione. Va da se che si tratta del classico principio dei vasi comunicanti. Le istituzioni che hanno creato il buco sono le stesse che dovrebbero impegnarsi a coprirlo. Questa è la prima soluzione che ci viene in mente, di getto e senza nemmeno dover fare troppe riflessioni, ma per risolvere i problemi ci vuole impegno e interesse, e sicuramente la Regione e il Comune sarebbero dotate di consulenti legali in grado di capire quali possano essere le modalità per risolvere il tutto.
E’ troppo comodo oggi dire che se ne occupa il Liquidatore. Qui serve prendersi le proprie responsabilità.
Ci permettiamo anche di aggiungere che vi sono delle evidenti differenze tra le centinaia di fallimenti che lei cita e questo singolo caso, perché qui parliamo di un ente pubblico. Un qualsiasi privato “fallito” paga le conseguenze di quello che ha fatto, perde la posizione di mercato acquisita, perde l’esperienza lavorativa dei propri dipendenti e soprattutto perde credibilità e affidabilità. Qui si va avanti come se nulla fosse, cambiando banalmente scatola…
Cordialmente,
I Fornitori del Salone del Libro di Torino.
Cari Fornitori
Inutile ribadirvi la mia solidarietà e umana comprensione. Premetto che fonti attendibili mi confermano che i crediti saranno onorati (chissà quando...) in misura superiore al paventato cinquanta per cento: se fosse vero, sarebbe una consolazione, seppur magra. Ma vi devo purtroppo confermare quanto ho scritto nel post: una legge, e non la mala volontà, vieta agli enti locali di ricapitalizzare una Fondazione. Non "quella" Fondazione, bensì qualsiasi Fondazione con quel tipo di natura giuridica. E i crediti da voi vantati sono in capo al soggetto giuridico Fondazione per il Libro, non al Salone o agli enti locali. Non sono un giurista e mi limito a riferire quanto ho appreso da esperti in materia. Vogliate credermi: sarei felicissimo se qualcuno potesse smentire quanto sopra. Intanto vi rinnovo l'augurio che la vicenda si possa risolvere senza ulteriori danni per voi e per le vostre imprese.
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