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TENEBRE SUL REGIO: CRONACHE DAL CAMPO DI BATTAGLIA


Dimissionario? Walter Vergnano, sovrintendente del Regio
Era evidente che c'era qualche gabola dietro alla repentina urgenza di Walter Vergnano di dimettersi con un anno di anticipio dalla carica di sovrintendente del Regio. 
Ma come spesso accade la gabola era architettata alla membro di segugio.

Riassunto delle puntate precedenti: il tramonto di una candidatura

Un paio di settimane fa filtrano sui giornali curiose "indiscrezioni" sulle imminenti dimissioni del sovrintendente, e soprattutto sul nome già bell'e pronto del successore, nella persona del signor Giancarlo Del Monaco. La versione per il popolo è che Vergnano vuole andarsene, e il Comune - fors'anche Chiarabella in persona, che in quanto sindaco è pure presidente della Fondazione Teatro Regio - ha trovato un degno sostituto. E i giornali pubblicano agiografiche biografie del degno sostituto. Però Vergnano dice di non saperne nulla. E nulla ne sanno gli altri soci della Fondazione Teatro Regio, a cominciare dalla Regione Piemonte: e s'incazzano il giusto, gli altri soci, per l'atto d'imperio del Comune.
Del Monaco con Grillo (dal sito www.giancarlodelmonaco.com)
Un po' di lavoro di scavo nei meandri della rete consente intanto di ricostruire un curriculum più dettagliato del successore in pectore. Il risultato delle ricerche appare martedì scorso, 10 aprile, sul Corriere della Sera di Torino. Si apprendono così i particolari dell'amicizia di Del Monaco con Beppe Grillo, e di una mezza dozzina di sue sperienze dirigenziali - talora "tempestose" - in teatri d'opera non di primissima fascia.

Com'è e come non è, nel pomeriggio di quel fatidico martedì 10 aprile, dopo che il Corriere ha pubblicato il profilo professionale del successore designato, esce sulla pagina on line di un altro giornale cittadino la notizia che la candidatura di Del Monaco è saltata "proprio alla fine della scorsa settimana". Ma guarda un po'. Quando si dicono le combinazioni. Peraltro risulta a questi uffici che la candidatura era ben viva ancora lunedì sera: se ne dedurrebbe che, se qualche ripensamento c'è stato - e c'è stato -, è accaduto soltanto nella mattinata di martedì. E non soltanto per il motivo riportato dal giornale, ovvero l'età avanzata del sostituto designato.

Legge Madia e legge di Murphy

Che poi, mi sembra spettacoloso accorgersi così, all'improvviso, che il sostituto designato è un classe 1943, e quindi ha 75 anni, dieci in più di quel Vergnano che dovrebbe sostituire per "rinnovare" il Regio. Qualcuno fa notare che sono pure dieci anni oltre il limite di 65 anni fissato dalla legge Madia. In realtà questa spiegazione mi puzza di solenne cazzata: in realtà, l'articolo 6 della legge 114/2014 sul pubblico impiego (comunemente nota come "legge Madia") proibisce di conferire incarichi dirigenziali a "soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza", c'est à dire a pensionati, senza nessun riferimento all'età. Dubito che Del Monaco sia un pensionato. Che senso avrebbe scegliere il potenziale successore di Vergnano senza tenere conto delle disposizioni di legge, o sperando di potersene fregare senza che nessuno se ne accorga? Sarebbe una minchiata fuoriserie.
Per come la vedo io, non si può invece escludere che lorsignori si siano resi conto (o gli abbiano fatto capire) che il curriculum del potenziale sostituto non s'adatta appieno al profilo di un sovrintendente del Teatro Regio di Torino. Sapete com'è: se una cosa può andare storta, di sicuro lo farà. Più che la legge Madia poté la legge di Murphy.
A questo punto, Chiarabella sì ritrova in un cul di sacco: ormai è partita in quarta per defenestrare Vergnano, ma il candidato che voleva piazzare è bruciato, e lei non sa più che pesci prendere. L'unico nome alternativo che sento pronunciare è quello di Filippo Fonsatti, attuale direttore dello Stabile e da una vita in predicato per succedere a Vergnano alla sovrintendenza del Regio: ma in questo momento, e a queste condizioni, non so se l'ipotesi possa essere considerata attuale, e alletti il diretto interessato. Magari sbaglio. Magari no.
Per sua inconsueta e straordinaria buona sorte, Chiarabella giusto domani è impegnatissima, per cui non potrebbe partecipare al Consiglio d'indirizzo del Regio già fissato da tempo per "discutere il futuro" del teatro: quindi la seduta è rinviata a mercoledì prossimo. Così si potrà ragionare  a bocce ferme.

Dimissioni forzate? Vergnano non commenta

E Vergnano che dice? Niente. Un muro di felpata diplomazia. Gli ho anche dato un colpo di telefono, per confermargli la mia stima e domandargli se le dimissioni sono confermate, e se dipendono da una sua libera scelta. Vergnano con signorilità ha apprezzato i sensi della stima, e si è rifiutato cortesemente di rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.
Va da sé che - pur rispettando e comprendendo la riservatezza di Vergnano - io sono liberissimo di pensarla come mi pare; e penso che non si dimetta di sua spontanea volontà. 
Le "dimissioni" imposte mi puzzano sempre di violenza istituzionale. E al posto di Vergnano li manderei affanculo. Non mi dimetterei, per il puro piacere di fargli dispetto: che mi caccino loro, se ci tengono. Però io non sono Walter Vergnano, non sono il sovrintendente del Regio, e non sono un diplomatico.

Resistenza e rinvio: un'ipotesi machiavellica

Eppure in questo caso la resistenza potrebbe rivelarsi una mossa vincente. E, per paradosso, un capolavoro di diplomazia.
Seguite il ragionamento. Vergnano è un professionista serio e capace. Sotto la sua guida il Regio è cresciuto. Però non resisti quasi vent'anni sulla poltrona di sovrintendente del Regio  solo in virtù delle tue qualità professionali. La politica se ne fotte, delle qualità professionali. Ti usa finché le fai comodo, ti butta via quando le fa comodo. 
Vergnano in tanti anni di servizio ha dato prova di sovrumana adattabilità: e terminata la stagione del centrosinistra ha tentato di allinearsi ai nuovi potenti, instaurando con Chiarabella rapporti in apparenza amicali e assecondandola in tutto e per tutto. Ma non è bastato. E non credo che la defenestrazione dipenda soltanto dal recente incidente di bilancio in cui è incorso il Regio. Semplicemente, e sempre a parer mio, a Chiarabella adesso faceva comodo di liberare quella poltrona. Le ragioni le sa lei, non io. Di sicuro so che nuovi progetti urgono, per il futuro del Regio, sollecitati dai più irrequieti fra gli Appendino's boys
Purtroppo per Chiarabella, però, il successore designato non c'è più. Ne troverà un altro sui due piedi? O si salverà in corner ricordandosi che in realtà sarebbe necessario un bando ("L'ente controllato che intenda procedere ad assunzioni di personale a qualunque titolo, vi provvede mediante selezione pubblica", delibera del Consiglio comunale 044977 del 2014) con tutte le incognite che un bando comporta? Oppure ricordandosi che la nomina del sovrintendente, a norma di Statuto, spetta al MiBACT, pur su indicazione del Consiglio d'indirizzo?
Perso per perso, allora, ci sta pure il triplo carpiato all'indietro: Chiarabella "convince" Vergnano a "ritirare" le dimissioni (che lui mai si è sognato di dare) e a rimanere fino al termine naturale del mandato, l'anno prossimo. O almeno per qualche mese ancora, in attesa di circostanze più propizie. Il seguito è scritto: fotografie con strette di mano e sorrisi, i giornali inneggiano al "blitz della sindaca" che "fa cambiare idea a Vergnano", apertura di un tavolo (un tavolo non manca mai) per "discutere il futuro del Regio". E tutti sono felici. 
Sì, lo so che è un'ipotesi assurda. Leggo troppo Machiavelli.

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