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JEFF BRIDGES E GLI ORSI: IL SABATO DI CINEMAMBIENTE

"Kamchatka Bears" è il film in programma al Massimo oggi alle 17
Prosegue - con notevole successo di pubblico, a quel che vedo - la ventunesima edizione di CinemAmbiente, e come di consueto io riporto qui sul blog il comunicato con gli appuntamenti di giornata. 

Oggi, sabato 2 giugno, le proiezioni s'iniziano nel primo pomeriggio con la quarta serie di cortometraggi in concorso. Riuniti sotto il titolo “Se la Terra si ammala” (ore 15.30, Cinema Massimo 3), i quattro film brevi proposti, di provenienza eterogenea, denunciano l’impatto negativo del degrado ambientale sulla salute individuale e collettiva in svariate parti del Pianeta: da Augusta, in Sicilia, dove sorge il maggiore impianto petrolchimico d’Europa, fino all’Indonesia deforestata per la produzione dell’olio di palma.
Sempre nel pomeriggio, per il Concorso Documentari italiani, l’appuntamento è con "CittàGiardino" (ore 16.30, Cinema Massimo 1), di Marco Piccarreda, che esplora il fenomeno migratorio dei minori stranieri non accompagnati e la vita dei giovanissimi clandestini durante il soggiorno obbligato, spesso non breve, nelle strutture di prima accoglienza a loro riservate. Nel centro siciliano che dà il titolo al film, il regista segue la quotidianità monotona di sei adolescenti africani bloccati in una realtà sospesa, nell’attesa disperata di un visto o di un annuncio di trasferimento. La proiezione sarà seguita da un incontro con l’autore e con Gaia Formenti, coautrice.
In parallelo, il cartellone propone un titolo in concorso nella sezione One Hour, "Kamchatka Bears. Life Begins" (ore 17, Cinema Massimo 3). Diretto dai russi Irina Žuravleva e Vladislav Grišin, girato nell’area protetta del South Kamchatka Federal Sanctuary, conosciuto come il “paradiso degli orsi”, il mediometraggio si distingue per la totale assenza di voci e interferenze umane, permettendo allo spettatore un’esperienza immersiva nella bellezza di una natura selvaggia e incontaminata. Il film è frutto di un lavoro di équipe dei due registi che hanno osservato e filmato per sette mesi la vita quotidiana dei cuccioli di orso appena nati sotto la guida di ambientalisti ed ecologisti di fama internazionale, tra cui il biologo e ricercatore scientifico Valentin Pazhetnov, conosciuto come “Uncle Bear”. La proiezione sarà seguita da un incontro con la regista Irina Žuravleva, con Isabella Pratesi, direttrice del programma di conservazione del WWF, e con il biologo faunista Mauro Belardi, moderati da Franco Andreone (Museo Regionale di Scienze Naturali).
Nel secondo pomeriggio, in cartellone un titolo di spicco del Concorso internazionale, il lungometraggio "Living in the Future’s Past" (ore 18, Cinema Massimo 1), della statunitense Susan Kucera, in cui il premio Oscar Jeff Bridges, voce narrante e produttore, si interroga su quale futuro vorremmo, in un tour de force provocatorio e poetico insieme che coinvolge autorevoli scienziati e studiosi: dal filosofo Timothy Morton, all’etnobotanico Mark Plotkin, al fisico e scrittore Leonard Mlodinow, allo psicologo Daniel Goleman. Riflessioni sull’evoluzione, l’entropia, energia, la dark ecology e la cosiddetta “fine della Natura” si intrecciano, infatti, nel film per esplorare un domani che è già qui e che ci sfida a cambiare il nostro modo di essere e di pensare per risolvere le emergenze ambientali da noi stessi provocate e per capire qual è il posto dell’uomo tra le altre specie viventi sulla Terra. La proiezione sarà seguita da un incontro con Ugo Bardi, chimico e docente.
Ancora nel secondo pomeriggio, il cartellone propone un titolo italiano fuori concorso. Girato in Portogallo dal torinese Davide Mazzocco, "Deserto verde" (ore 18, Centro Studi Sereno Regis) prende il via dalle testimonianze dei sopravvissuti al devastante incendio di Pedrógão Grande, nel giugno 2017, per soffermarsi su una delle principali cause del disastro: la siccità prodotta dalla monocoltura dell’eucalipto. Con l’aiuto dell’ingegnere zootenico e ambientale João Camargo, il film analizza le conseguenze che derivano dalle coltivazioni intensive e dall’eliminazione della biodiversità non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico. La proiezione sarà seguita da un incontro con l’autore e con l’attrice e scrittrice Guendalina Tondo.
Arriva dall’Iran un altro mediometraggio in concorso, sempre nel tardo pomeriggio. Ambientato nella provincia di Isfahan, "Ranger and Leopard" (ore 18.30, Cinema Massimo 3), di Fathollah Amiri e Nima Asgari, ha come protagonista un giovane guardiaparco, Halvani, cui giunge notizia della presenza di un leopardo persiano nell’area naturale sotto la sua protezione. Emozionato, Halvani si mette sulle tracce del raro felino, invisibile da più di 40 anni, impegnandosi in una lunga ricerca, tenace e paziente, testimonianza del suo grande amore per la natura che lo circonda. La proiezione sarà seguita da un incontro con il biologo Sandro Lovari e con lo zoologo Franco Andreone.
Molto ricco anche il cartellone serale, che si apre con il lungometraggio in concorso "Do You Trust This Computer?" (ore 20, Cinema Massimo 1), diretto da Chris Paine, già autore di incisivi film di denuncia come "Who Killed the Electric Car?". Attraverso le voci di esperti e imprenditori impegnati nel campo delle nuove tecnologie (tra cui quella del visionario Ceo di Tesla Elon Musk), il nuovo lavoro del documentarista statunitense esamina il volto meno rassicurante dell’Intelligenza Artificiale, interrogandosi su quanto possa essere rischioso delegare a computer in grado di autoapprendere compiti sempre più complessi e, attraverso la miriade di app e smart devices che stanno ridefinendo ogni aspetto della nostra vita, anche enormi quantità di dati personali. La proiezione sarà seguita da un incontro con l’autore e con il giornalista e blogger Andrea Daniele Signorelli.
In parallelo, il Festival propone, nella sezione competitiva One Hour, "Everest Green" (ore 20, Cinema Massimo 3). Diretto dal francese Jean-Michel Jorda, il film prende il titolo dalla missione omonima con cui, nel 2017, dieci sherpa eliminarono, a rischio della vita, tonnellate di rifiuti dalla vetta più alta del mondo. Seguita da una troupe cinematografica, la spedizione ha dato il via a una campagna per la diffusione di un alpinismo responsabile e alla battaglia contro comportamenti incompatibili con i valori della montagna che hanno fatto dell’Everest una discarica a cielo aperto e di Kathmandu la città più inquinata del Pianeta. La proiezione sarà seguita da un incontro con l’alpinista e scrittore Enrico Camanni.
Sempre in serata, in proiezione un lungometraggio in concorso che si occupa del tema, ricorrente in quest’edizione del Festival, della globalizzazione dei consumi alimentari. Co-produzione italo-tedesca, "Il sistema latte" (ore 21.30, Cinema Massimo 3), del bolzanese Andreas Pichler, mostra il lato oscuro dell’alimento un tempo considerato il più puro e innocente. Amato come mai prima d’ora non solo in Europa, ma anche in Cina, proposto sotto forma di innumerevoli, sempre nuovi e sempre più allettanti derivati da un mercato che persegue il modello di una crescita infinita, il latte si sta rivelando un prodotto dai costi ambientali insostenibili. Il film ne analizza il sistema produttivo, interconnesso a livello mondiale, in cui gli interessi delle grandi aziende sono la forza trainante. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista e con il giornalista Massimiliano Borgia.
La serata si conclude con la proiezione di "Viaje a los pueblos fumigados" (ore 22.30, Cinema Massimo 1), in omaggio a Fernando “Pino” Solanas, cui il Festival assegna il premio speciale “Movies Save the Planet” 2018, il riconoscimento conferito ogni anno a un regista che ha radicato nella propria opera il tema dell’ambiente e della natura. Il film proposto è l’ultimo, ottavo capitolo di una serie con cui il regista argentino, da ormai più di 15 anni dedito alla produzione di documentari, ha raccontato le contraddizioni e le vicissitudini storiche, economiche e ambientali del suo Paese. Il nuovo lungometraggio è frutto di un viaggio tra le comunità stanziate nella provincia di Salta, nel Nord dell'Argentina, dove le foreste secolari vengono eliminate per far posto a enormi piantagioni di soia. Cacciati dai loro villaggi, gli agricoltori indigeni allo sbando devono affrontare deforestazione, piogge senza preavviso di erbicidi spruzzati dagli aerei che contaminano terreni e falde acquifere: una devastazione ambientale con conseguenze incalcolabili, che sta minando non solo la salute, ma anche la cultura e le tradizioni delle popolazioni locali.


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