"Si può considerare la terra come la propria amante? Si può eiaculare anche senza un pene? Si può fare educazione sessuale con il porno?". Vi confesso che non mi appassionano questi, e altri interrogativi che la direttrice di Fish&Chips, Chiara Pellegrini, propone presentando il suo festival. Ma la quarta edizione del Festival Internazionale del Cinema Erotico e del Sessuale, in programma al Massimo e in altre sedi dal 17 al 20 gennaio, mi interessa a prescindere dai temi trattati, per il semplice motivo che Fish&Chips fa parte a pieno titolo di quello che considero il "mucchio selvaggio" dei piccoli e promettenti festival torinesi: una galassia in via di formazione, quasi un "secondo polo" rispetto alle grandi rassegne organizzate dal Museo del Cinema (Tff, CinemAmbiente e Lovers). Galassia che comprende anche il sempre più convincente SeeYouSound - la cui quinta edizione si tiene dal 25 gennaio al 3 febbraio - e nella quale inserirei anche il più "anziano" gLocal che dal 5 al 10 marzo diventa maggiorenne con la sua diciottesima edizione.
Insomma, piccoli festival continuano a nascere. Spero che riescano anche a crescere.
Sono festival molto indipendenti, molto giovani, molto informali. Collaborano fra di loro. Fanno tantissimo con pochissimi soldi, e neanche pubblici: Fish&Chips ha un budget di diecimila euro (confermo: diconsi diecimila) e si autofinanzia con il crowdfunding e la vendita di biglietti e abbonamenti, più un aiutino dello sponsor (Bitter Rouge).
Mi piace sapere che questi "festivalini" esistono anche se magari non frequento Fish & Chips per mia inadeguatezza (ad esempio non saprei proprio che genere di conversazione intavolare a un "pranzo psicoerotico") o scarso interesse verso la "eco-sessualità" di "giovani uomini che intrattengono rapporti intimi con diversi tipi di felci in una foresta di Taiwan" (se voi invece aspirate ad aprirvi a inediti orizzonti andate domenica 20 a mezzogiorno al Pav). Ma a prescindere dal tema, Fish&Chips è un festival di cinema fatto da gente che il cinema lo ama, in tutte le sue forme. Anche le più "irregolari". E questo è ciò che davvero conta, per me.
I "festivalini" in realtà sono importanti. Fanno sperare nel futuro di questa città che sembra aver perso il futuro. Ci dicono che sta crescendo una generazione vivace e con idee nuove, adeguate ai tempi nuovi. Tempi nei quali il saper fare conterà più che il saper chiedere. Tempi in cui chi ha idee e visioni non potrà più affidarsi al sostegno della politica illuminata e lungimirante, perché quella politica è estinta, o quasi; ma in compenso non dovrà sottostare al ricatto della politica ignorante e prevaricatrice che mai rischierà l'estinzione.
Il Museo del Cinema dà una mano, ma senza prevaricare: ad esempio, a quelli di Fish&Chips mette a disposizione le sale del Massimo, e li aiuta a recuperare alcuni film.
Stamattina alla presentazione di Fish&Chips è venuto Stefano Boni, il responsabile della programmazione del Museo, e ha detto che loro guardano con attenzione a questo festival "perché si rivolge al pubblico giovane che è quello che vogliamo riconquistare convincendolo che la visione nelle sale resta la migliore"; e questo è un po' strano a dirsi, dato che proprio il genere esplorato da Fish&Chips è stato il primo ad abbandonare le sale (da quanto tempo sono scomparsi i cinema a luci rosse?), però ci sta, è una nobile speranza.
Una new entry: esordisce Solitunes
Come logica conseguenza di quanto ho scritto finora, ho piacere di segnalare la nascita di un nuovo piccolissimo festival, che esordisce domani, 11 gennaio. L'hanno inventato due musicisti, Stefano Risso e Federico Marchesano. Si chiama "Solitunes", si occupa del rapporto fra immagine e suono, si tiene in locali della periferia, per tre giorni propone concerti, incontri con registi e compositori e un workshop. L'Archivio del Museo del Cinema e Seeyousound hanno offerto l'uso del proprio materiale audiovisivo e la possibilità, per il corto musicale vincente, di partecipare alla prossima programmazione di SYS.Insomma, piccoli festival continuano a nascere. Spero che riescano anche a crescere.
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