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OGGI A CINEMAMBIENTE

Ricevo e volentieri pubblico il programma odierno di CinemAmbiente:

Si presenta molto densa di appuntamenti la seconda giornata del 23° Festival CinemAmbiente, dove le proiezioni al Cinema Massimo iniziano nel pomeriggio con un fitto susseguirsi di cortometraggi. Dedicata ai “film brevi” sperimentali, la sezione “Ecovisioni” (ore 17, Sala Cabiria) presenta nove titoli. In Newspaper News, della svizzera Sophie Laskar-Haller, una donna legge un giornale con tale intensità da esserne inghiottita, finendo nell’oceano delle notizie, alla deriva tra spazzatura ed eventi devastanti scatenati dai cambiamenti climatici. Gruba Kaśka (Fat Kathy), della polacca Julia Pelka, è dedicato alle otto vongole – molluschi molto sensibili all’inquinamento – che alla stazione di pompaggio di Varsavia segnalano, con la loro chiusura, la presenza di sostanze pericolose nell’acqua, proteggendo la salute degli abitanti della città. In Land Shape#1, del tedesco Thadeusz Tischbein, una serie di riprese aeree esplorano i nuovi paesaggi agrari, grandi distese coltivate modellate – quasi nella tradizione della land-art – in strutture perfette e precise dall’azione delle macchine. Anthropocene, del tedesco Moritz Schuchmann, indaga l’entità dell’interferenza umana negli ecosistemi naturali attraverso l’animazione sequenziale di immagini satellitari della città di Amburgo. Serial Parallels, del tedesco Maz Hattler, è un’esplorazione dell’ambiente urbano di Hong Kong, in cui le immagini dei grandi caseggiati della città vengono assimilate a file parallele di strisce di pellicola. Il kazako Here We Are, di Hristina Belousova e Dante Rustav, affronta il problema ambientale della deforestazione attraverso un susseguirsi di riprese da un treno di scarni paesaggi alberati su cui è evidente l’azione dell’uomo. Sounds Affects, della statunitense Christina Choate, intreccia i paesaggi sonori della foresta pluviale della Guyana con quelli della vita quotidiana della città, invitando lo spettatore a riflettere su come il suono influenzi la nostra percezione del luogo e della natura. Il tedesco Apocalypse Airlines, di Camille Tricaud e Franziska Unger, è un surreale spot per un’inesistente compagnia aerea che ci fa riflettere sulle contraddizioni tra il nostro desiderio di viaggiare veloci nei cieli e scoprire il mondo e la consapevolezza del costo ambientale di questo tipo di spostamenti. Il francese Bab Sebta (Ceuta’s Gate, anche in replica sabato 3 ottobre, ore 20.30, Sala Soldati), di Randa Maroufi, ricostruisce quanto accade quotidianamente sul confine di Ceuta, enclave spagnola in territorio marocchino, luogo di grande traffico di merci trasportato per lo più a mano da uomini e, soprattutto, da donne (le “porteadoras”) che fanno la spola alla frontiera tra i due Paesi.

Nel secondo pomeriggio, il cartellone presenta il primo appuntamento dello spazio che il Festival riserva tradizionalmente al mondo della natura e degli animali. Diretto dal regista e fotografo svedese Albin Biblom, girato a New York, Chester, Parigi, Berlino e Stoccolma, Curiosity and Control (ore 18, Sala Rondolino) è un viaggio attraverso grandi musei di storia naturale e giardini zoologici da cui emerge la complessità della nostra relazione con la natura, fatta di meraviglia, desiderio di dominio e di sfruttamento, tendenza a proteggere e preservare. Guidato dalle voci di storici, architetti, conservatori museali e direttori di zoo, il mediometraggio esplora i confini sottili delle nostre ambivalenze, domandosi se la natura può essere ricostruita, per chi la stiamo preservando, per quali motivi imprigioniamo ciò che temiamo possa andare perduto per sempre. La proiezione sarà seguita da un incontro con Franco Andreone, zoologo conservatore al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Michele Lanzinger, direttore del MUSE - Museo delle Scienze di Trento, e Cesare Avesani, direttore del Parco Natura Viva di Bussolengo.

Sempre nel secondo pomeriggio il Festival affronta uno dei temi storici del dibattito ambientale, quello dell’inquinamento, con The Story of Plastic (ore 18.30, Sala Cabiria), della statunitense Deia Schlosberg, che si presenta come un film controcorrente, diverso da tutti gli altri dedicati all’incontenibile fenomeno. Deciso a raccontare tutta la verità sull’inquinamento da plastica e sulla falsa soluzione del riciclo, il lungometraggio svela come siamo arrivati alla situazione attuale, come le industrie del gas e del petrolio hanno manipolato con successo la narrazione del problema, chi sono i veri buoni e i veri cattivi nella storia di una delle maggiori emergenze ambientali del Pianeta e quale può essere una strategia concreta per uscirne. La proiezione sarà seguita da un incontro online con la regista Deia Schlosberg.

In prima serata, l’inglese The End of an Era? A Story of Oil Workers (ore 19, Sala Soldati), diretto da Paloma Yañez e Benjamin Llorens, dà invece voce alla controparte, all’industria petrolifera e, in particolare, ai suoi lavoratori. A prendere la parola sono dieci ricercatori e geologi della Stateoil (oggi Equinor), la maggior compagnia petrolifera norvegese, che consegnano alla telecamera riflessioni e dubbi sul futuro della loro industria e sulla transizione energetica. Nel seguire le orme della Stateoil, arrivata ad operare in Brasile, il film esplora le ragioni per cui continua la ricerca di giacimenti di gas e petrolio, mentre, a fronte dell’emergenza climatica, si afferma l’uso delle energie rinnovabili, domandandosi quanto i lavoratori dell’industria estrattiva siano pronti al cambiamento. Al film è abbinato il cortometraggio My Letter to the Oilmen. Diretto dall’olandese Xander de Boer, il piccolo film racconta la storia di Papilou, quattordicenne nigeriano che vive negli slum della città di Yenagoa dove il suolo e l’acqua sono inquinati da una raffineria della Shell e che decide di invocare con una lettera l’aiuto della stessa compagnia petrolifera.

Diversi film di quest’edizione s’interrogano sul futuro dell’uomo e sul suo ruolo nel mondo. È il caso di Revelation of Jonah (ore 20, Sala Rondolino e online su MYmovies), diretto dagli antropologi Alexander e Nicole Gratovsky, fondatori del centro internazionale Dolphin Embassy, di ritorno al Festival, dove hanno presentato nel 2017 Intraterrestrial: A Fleeting Contact. Ispirato al racconto biblico di Giona, sfuggito al suo destino e inghiottito dalla balena, il loro nuovo film è una parabola filosofica, uno sguardo in prospettiva sugli eventi che capitano oggi all’umanità nel suo complesso e a ogni singolo individuo, e un invito a riconnetterci al mondo che ci circonda e cercare la strada per una nuova vita. La proiezione sarà seguita da un incontro online con i registi Alexander e Nicole Gratovsky.

Il land-grabbing, l’accaparramento di terre e risorse in violazione dei diritti delle popolazioni locali, è un tema ricorrente di quest’edizione e un fenomeno presente a ogni latitudine. Lo racconta con una storia africana Amussu (ore 20.30, Sala Cabiria e online su MYmovies), di Nadir Bouhmouch, girato a Imider, villaggio nel Sud-est del Marocco. Qui, nel 2011, gli abitanti – una comunità Amazigh – per salvare le loro oasi, le loro piantagioni di mandorli, il loro bestiame, chiusero una delle condutture che deviavano l’acqua verso la più grande miniera d’argento del Paese. Il lungometraggio documenta, a otto anni di distanza, la loro pacifica resistenza che si è trasformata nel “Mouvement sur la Route 96” – produttore del film – e che continua nel luogo del loro primo presidio, diventato un piccolo villaggio alimentato a energia solare. La proiezione sarà seguita da un incontro online con Moha Tawja, esponente del Mouvement sur la Route 96.

Sempre in serata, il Festival presenta, in proiezione speciale, Street Art for Sustainable Development (ore 21, Sala Soldati). Diretto da Alessandro Genitori e Elis Karakaci, il film si focalizza sull’arte come strumento di divulgazione del concetto di sostenibilità a partire dal progetto “TOward2030. What are you doing?”, che ha visto Torino prima ambasciatrice dei diciassette Global Goals delle Nazioni Unite attraverso le opere realizzate da writer di fama internazionale sui muri della città. Il documentario dà voce agli artisti coinvolti nell’iniziativa, ciascuno dei quali parla dell’obiettivo di sviluppo sostenibile raffigurato nella propria opera, tassello del progetto promosso da Lavazza e da Città di Torino per diffondere i contenuti dell’Agenda 2030. La proiezione sarà seguita da un incontro con i registi Alessandro Genitori e Elis Karakaci, con il land artist svizzero Saype e con alcuni street artist torinesi. L’evento si concluderà con "Da TOward2030 a Saype: Urban, Street e Land Art per la sostenibilità", un confronto sull’arte urbana a cui parteciperanno Alessandra Bianco, responsabile Corporate Communication Lavazza, Marco Giusta, assessore della Città di Torino, Roberto Mastroianni, ricercatore e membro del Comitato di indirizzo della Cattedra Unesco in Sustainable Development - Università di Torino, e Filippo Masino, architetto conservatore dei Musei Reali di Torino.

Ancora in serata, un altro film si interroga sul futuro dell’uomo, sulla sua caducità di specie e sul suo possibile rischio di estinzione oggi avvertiti con maggior consapevolezza di fronte all’emergenza dei cambiamenti climatici. Diretto dalla regista slovacca Viera Čakányová, FREM. Requiem for Homosapiens (ore 21.30, Sala Rondolino) è girato sull’isola di King George, nella regione antartica il cui ecosistema appare oggi irreversibilmente modificato dagli effetti del riscaldamento globale. Riflessione filosofica sui limiti del pensiero antropocentrico, il lungometraggio simula, in una combinazione di saggio documentaristico, video-art e sperimentazione cinematografica, le condizioni di un mondo post-umano dove la nostra specie, dopo aver esaurito le sue opzioni naturali e reso il Pianeta inadatto alla propria stessa sopravvivenza, non è più quella dominante, ma è costretta a cedere il passo alla prevalente intelligenza artificiale. La proiezione sarà seguita da un incontro online con la regista Viera Čakányová.

In seconda serata si affronta nuovamente il tema dell’inquinamento, questa volta sotto il profilo atmosferico. Smog Town (ore 22.30, Sala Cabiria), di Meng Han, è girato in una delle città più inquinate della Cina, Langfang, perennemente coperta da una coltre di nebbia in cui si mescolano gas e fumi di scarico in larga parte imputabili alla presenza di acciaierie. Stretti tra le pressioni del governo centrale, che esige una diminuzione dell’inquinamento, e gli interessi dell’industria e dei lavoratori, i responsabili dell’ufficio locale per la protezione ambientale non riescono ad adottare misure efficaci. Cronaca di un dramma della burocrazia, il lungometraggio esplora le difficoltà, dirompenti in un Paese ad alto tasso di sviluppo come la Cina, di conciliare crescita economica e tutela dell’ambiente.

Da alcuni anni il Festival dedica un’attenzione specifica all’evoluzione della scienza e delle tecnologie e alle sue ripercussioni, positive o negative, sotto il profilo ambientale. The Sky Commodified (ore 22.30, Sala Soldati), film di coproduzione internazionale realizzato dalla regista statunitense Maya Shopova e dallo studio Locument, si focalizza sulla crescente industria astronomica nel Deserto di Atacama, intrecciando le prospettive di quanti vivono nella vasta regione cilena: umani e non umani, indigeni e stranieri. Il lungometraggio conduce un’analisi su tre livelli, partendo dalla struttura dell’osservatorio e dalla sua architettura per passare al piano infrastrutturale della crescita nell’area dell’astro-turismo e arrivare quindi all’estrazione dei dati e all’astronomia come industria globale ingaggiata dal settore tecnologico, da cui scaturisce una nuova concezione “mercificata” del cielo. Al film è abbinato il cortometraggio Sour Lake, del colombiano Andrés Dávila, che si interroga sul rapporto tra il territorio, il progressivo insediarsi di infrastrutture produttive e gli abitanti del villaggio amazzonico del titolo, così chiamato negli anni Sessanta dalla Texaco Oil Company nella sua avanzata nella regione.

MODALITÀ DI INGRESSO E ACCESSO. L’ingresso e l’accesso al Festival al Cinema Massimo e alla sala virtuale su MYmovies sono gratuiti e a prenotazione obbligatoria. Per i film al Cinema Massimo la prenotazione (per max 2 persone) si può effettuare sul sito www.cinemambiente.it. Per i film online la prenotazione si può effettuare sulla piattaforma www.mymovies.it, nell’apposita sezione dedicata ai Festival online e raggiungibile dal sito di CinemAmbiente. I film online, diffusi in contemporanea alla proiezione in sala al Cinema Massimo, sono visibili per 24 ore dal momento del rilascio.
INFO: Festival CinemAmbiente, via Montebello 15, Torino; tel. 011 8138860
festival@cinemambiente.it, www.cinemambiente.it

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