Lo spettacolo dal vivo è alla canna del gas, e per salvarlo non resta molto tempo. L'epidemia ha messo in ginocchio le imprese, che in pratica da febbraio fatturano poco o niente (più niente che poco), e il profilarsi sempre più minaccioso di una seconda ondata fa presagire un inverno feroce.
Per sopravvivere all'emergenza serve innanzi tutto una "normalizzazione dell'anormalità": regole che, garantendo la sicurezza di lavoratori e spettatori, consentano anche in tempo di covid un'attività magari ridotta, ma tale da consentire al settore di sopravvivere nei prossimi mesi. La nuova ordinanza regionale sui limiti delle presenze nei luoghi di spettacolo al chiuso dovrebbbe derogare al tetto tassativo e penalizzante dei duecento spettatori in sala; dopo ripetute consultazioni con gli operatori, pare che la giunta e il Cts si siano ammorbiditi e - per quanto mi risulta - adesso sono disposti, pur fra mille cautele e "in via del tutto sperimentale", a rinunciare al dogma del metro e mezzo di distanza, uniformandosi alla misura di un metro applicata in altre regioni. Quel mezzo metro significa, in concreto, la possibilità di lasciare una poltrona (e non due) fra uno spettatore e l'altro. Considerato che per legge la larghezza minima di una seduta è di 46 centimetri, un teatro con poltrone per culi standard recuperebbe all'incirca il 50 per cento della sua capienza normale. Il minimo per tentare di sopravvivere.
L'ordinanza della Regione è imminente, forse verrà emanata oggi stesso, o domani. Venerdì ho fatto due parole con il professor Fazio, del Cts, e mi è parso ragionevole e ben disposto, e mi ha spiegato i motivi delle cautele e delle resistenze manifestate nelle settimane scorse, che riguardano non solo il distanziamento, ma anche il ricambio dell'aria nelle sale. A ciò si aggiunge la crescente preoccupazione per l'andamento dei contagi. Immagino quindi che l'ordinanza si farà, accogliendo le richieste degli operatori del settore: ma se le cose peggioreranno le autorità hanno già detto chiaro e tondo che non esiteranno un istante a imporre norme più restrittive, se non a bloccare tutto. Incrociamo le dita.
Intato un altro fattore incasina le imprese: la Regione ha promesso fin da maggio interventi di sostegno importanti sul piano economico, in particolare il saldo rapido dei fondi stanziati nel 2019 e ancor più rapidi bandi per assegnare quelli del 2020, così da pagare al più presto gli anticipi relativi. 'Sti poveretti dello spettacolo s'illudevano di vedere entro giugno il saldo del 2019 e entro settembre l'anticipo del 2020. Invece non è ancora successo nulla, i soldi non arrivano e i bandi non si fanno; sicché i meschini sono messi malissimo, e intanto i fidi bancari del 2019 sono scaduti e non vengono rinnovati, mancando le garanzie per il 2020.
Ora, la situazione è quella che è, manco la Regione sta messa benissimo quanto a soldi, e i bisognosi sono tanti, e alcuni interventi di sostegno ai lavoratori ci sono pure stati. Però oggi, dopo lunga e speranzosa attesa, l'Agis (Associazione generale dello spettacolo) del Piemonte ha deciso di toccare un po' il tempo a Cirio & Company, e ha mandato in giro l'inquieto (e inquietante) documento che qui a seguire riporto:
CHE LA REGIONE PASSI DALLE INTENZIONI AI FATTI
PREMESSA
Lo spettacolo dal vivo, al pari di tutti i settori che fondano la loro ragion d’essere e di sostenibilità nella relazione con il pubblico, è stato ed è tuttora duramente colpito dagli effetti del Covid-19: dal 23 febbraio il lavoro è crollato e con esso sono crollati i fatturati.
Promulgando nel maggio scorso la legge 13/20, in cui si enuncia che gli anni 2020 e 2021 siano da considerarsi relativamente al comparto della Cultura nella loro straordinarietà, la Regione Piemonte ha tempestivamente tradotto la volontà politica di sostegno di occupazione dei lavoratori del settore in parole vincolanti.
Tale atto pareva aprire la strada alla possibilità che, accanto agli strumenti ordinari di sostegno al sistema dello Spettacolo dal Vivo, la Regione Piemonte potesse affiancarne di straordinari, necessari alla situazione di inattesa e violenta mancanza di lavoro.
LO STATO DELL’ARTE
Questo avveniva nei mesi precedenti l’estate. Successivamente, è emersa tutta la difficoltà di passare dalle parole, giuridicamente pregnanti, ai fatti concreti.
Comprendendo le enormi difficoltà nella gestione di una fase così complessa e priva di precedenti, abbiamo atteso sino ad oggi nel denunciare le nostre preoccupazioni; ora il limite oltre il quale le conseguenze non sarebbero più rimediabili sta per essere oltrepassato e se non si procederà con estrema urgenza, il sistema delle micro e piccole imprese private, di cui è riconosciuta la funzione pubblica per l’attività culturale svolta nei territori regionali e che, in un unico sistema con le imprese pubbliche partecipate, custodisce quel capitale umano e professionale posto a cardine della Legge 13, rischia il collasso.
AD OGGI
I bandi per l’assegnazione dei fondi previsti per il 2020 non hanno ancora visto la luce e il ritardo accumulato crea un’ulteriore difficoltà che va a sommarsi alle tante sorte attorno alla pandemia.
Le imprese attendono l’erogazione dei saldi per l’attività svolta nel 2019.
Il combinato disposto della mancata erogazione del saldo dell’anno 2019 e dell’assegnazione del 2020 - con importi al momento sconosciuti e che potrebbero essere inferiori a quelli dell’anno passato – determina:
- rischi di passivi sul bilancio in corso;
- l’inevitabile deteriorarsi del rapporto con le banche;
- la chiusura dei canali di liquidità, con effetti immediati sugli obblighi contratti nei confronti di lavoratori subordinati, fornitori e soci.
CHIEDIAMO
che la Regione Piemonte, attraverso i competenti Assessori, possa pubblicamente impegnarsi a risolvere una situazione giunta ormai assai vicina al punto di non ritorno.
Soluzione che poggia su questi irrinunciabili passaggi:
Lo spettacolo dal vivo, al pari di tutti i settori che fondano la loro ragion d’essere e di sostenibilità nella relazione con il pubblico, è stato ed è tuttora duramente colpito dagli effetti del Covid-19: dal 23 febbraio il lavoro è crollato e con esso sono crollati i fatturati.
Promulgando nel maggio scorso la legge 13/20, in cui si enuncia che gli anni 2020 e 2021 siano da considerarsi relativamente al comparto della Cultura nella loro straordinarietà, la Regione Piemonte ha tempestivamente tradotto la volontà politica di sostegno di occupazione dei lavoratori del settore in parole vincolanti.
Tale atto pareva aprire la strada alla possibilità che, accanto agli strumenti ordinari di sostegno al sistema dello Spettacolo dal Vivo, la Regione Piemonte potesse affiancarne di straordinari, necessari alla situazione di inattesa e violenta mancanza di lavoro.
LO STATO DELL’ARTE
Questo avveniva nei mesi precedenti l’estate. Successivamente, è emersa tutta la difficoltà di passare dalle parole, giuridicamente pregnanti, ai fatti concreti.
Comprendendo le enormi difficoltà nella gestione di una fase così complessa e priva di precedenti, abbiamo atteso sino ad oggi nel denunciare le nostre preoccupazioni; ora il limite oltre il quale le conseguenze non sarebbero più rimediabili sta per essere oltrepassato e se non si procederà con estrema urgenza, il sistema delle micro e piccole imprese private, di cui è riconosciuta la funzione pubblica per l’attività culturale svolta nei territori regionali e che, in un unico sistema con le imprese pubbliche partecipate, custodisce quel capitale umano e professionale posto a cardine della Legge 13, rischia il collasso.
AD OGGI
I bandi per l’assegnazione dei fondi previsti per il 2020 non hanno ancora visto la luce e il ritardo accumulato crea un’ulteriore difficoltà che va a sommarsi alle tante sorte attorno alla pandemia.
Le imprese attendono l’erogazione dei saldi per l’attività svolta nel 2019.
Il combinato disposto della mancata erogazione del saldo dell’anno 2019 e dell’assegnazione del 2020 - con importi al momento sconosciuti e che potrebbero essere inferiori a quelli dell’anno passato – determina:
- rischi di passivi sul bilancio in corso;
- l’inevitabile deteriorarsi del rapporto con le banche;
- la chiusura dei canali di liquidità, con effetti immediati sugli obblighi contratti nei confronti di lavoratori subordinati, fornitori e soci.
CHIEDIAMO
che la Regione Piemonte, attraverso i competenti Assessori, possa pubblicamente impegnarsi a risolvere una situazione giunta ormai assai vicina al punto di non ritorno.
Soluzione che poggia su questi irrinunciabili passaggi:
- Mantenimento delle risorse dedicate ai bandi per il sistema dello spettacolo dal vivo stanziate nel bilancio di previsione del 2020
- Emanazione di bandi entro il 15 ottobre, cosa che non impedirà comunque che le imprese ottengano le lettere di assegnazione solo per il mese di dicembre.
- Erogazione del saldo del 2019 entro la fine del mese di novembre.
- Impegno di programmazione di risorse sufficienti ad affrontare il 2021, anno che si annuncia per il comparto dello spettacolo altrettanto difficile del 2020.
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