Renato Striglia con Capossela: una folle coppia durata anni |
E così, in maledetto anticipo, se ne è andato Renato Striglia: a 64 anni, stroncato dalle conseguenza di un'ischemia cerebrale.
Scusate la frase che può sembrare frusta, ma la notizia mi piomba addosso come la fine di un'epoca. Della mia epoca.
Chi non c'era, nella Torino Eighties ancora incupita dagli Anni di Piombo e già incerta sul proprio destino, non capirà che cosa abbiano significato per la nostra generazione le trasmissioni - Shock and Roll su Radio Torino Popolare prima, e quindi Puzzle su Radio Flash - della leggendaria coppia Campo-Striglia, Albert & René, i due deejay per eccellenza, coloro che - insieme con Marco Basso, il terzo moschettiere - portavano nel buio company town i suoni e la rivoluzione del post punk e della new wave. Voci in Fm del movimento che - lontano dai riflettori e all'insaputa della brava gente tutta casa e Fiat - stava mutando il volto e la percezione stessa della città, e avrebbe generato la svolta del decennio successivo, con la nascita delle prime band torinesi destinate a uno storico e inimmaginabile, allora, successo nazionale. (E se non c'eravate, o non ricordate, eccovi due fondamentali liste dei luoghi e dei nomi).
Per noi Campo & Striglia, Striglia & Campo erano i dioscuri di quel cambiamento, gli officianti del rito choccante e rollante delle serate del Tuxedo presiedute dalla Grande Catterina, la mitica "Signora" dal cui sì o no dipendeva l'accesso al proibito paradiso della notte.
Era la Torino dove cominciavano a muoversi tra le suggestioni del nuovo sound musicisti destinati a diventare Subsonica, Africa Unite, Mau Mau, Fratelli di Soleded; la Torino dell'avventura punk dei Franti - band nella quale Renato suonò per qualche tempo come chitarrista - e dell'hardcore da esportare fin negli States con i Negazione dello sfortunato Marco Mathieu. La Torino del Big e dello Studio 2, dei concerti destinati a entrare nella leggenda, dei primi centri sociali occupati. Una Torino, anche, in bilico fra autodistruzione e splendore.
C'era un mondo intero da reinventare. Durò poco, ma fu emozionante.
Poi fummo tutti -o quasi tutti - costretti a crescere, seppure a malincuore e con resistenze che durano tutt'oggi. Per i tre moschettieri radiofonici Striglia Campo e Basso arrivarono anche i contratti Rai, e per Campo e Basso il giornalismo musicale. Renato Striglia se la giocò diversamente; forse qualcuno dirà "male", in realtà seguì la sua natura irrequieta, senza mai rinunciare al suo mondo, ai suoi angeli e demoni. Restò nell'ambiente fino a diventare tour manager e indispensabile coperta di Linus per Vinicio Capossela in un lungo e accidentato rapporto di lavoro e di lunatica amicizia. Ma negli ultimi anni era tornato al primo amore con Radio Banda Larga, quasi a chiudere il cerchio di una vita senza respiro, sempre al limite, sempre spericolata.
Una vita rock & roll.
Chi non c'era, nella Torino Eighties ancora incupita dagli Anni di Piombo e già incerta sul proprio destino, non capirà che cosa abbiano significato per la nostra generazione le trasmissioni - Shock and Roll su Radio Torino Popolare prima, e quindi Puzzle su Radio Flash - della leggendaria coppia Campo-Striglia, Albert & René, i due deejay per eccellenza, coloro che - insieme con Marco Basso, il terzo moschettiere - portavano nel buio company town i suoni e la rivoluzione del post punk e della new wave. Voci in Fm del movimento che - lontano dai riflettori e all'insaputa della brava gente tutta casa e Fiat - stava mutando il volto e la percezione stessa della città, e avrebbe generato la svolta del decennio successivo, con la nascita delle prime band torinesi destinate a uno storico e inimmaginabile, allora, successo nazionale. (E se non c'eravate, o non ricordate, eccovi due fondamentali liste dei luoghi e dei nomi).
Per noi Campo & Striglia, Striglia & Campo erano i dioscuri di quel cambiamento, gli officianti del rito choccante e rollante delle serate del Tuxedo presiedute dalla Grande Catterina, la mitica "Signora" dal cui sì o no dipendeva l'accesso al proibito paradiso della notte.
Era la Torino dove cominciavano a muoversi tra le suggestioni del nuovo sound musicisti destinati a diventare Subsonica, Africa Unite, Mau Mau, Fratelli di Soleded; la Torino dell'avventura punk dei Franti - band nella quale Renato suonò per qualche tempo come chitarrista - e dell'hardcore da esportare fin negli States con i Negazione dello sfortunato Marco Mathieu. La Torino del Big e dello Studio 2, dei concerti destinati a entrare nella leggenda, dei primi centri sociali occupati. Una Torino, anche, in bilico fra autodistruzione e splendore.
C'era un mondo intero da reinventare. Durò poco, ma fu emozionante.
Poi fummo tutti -o quasi tutti - costretti a crescere, seppure a malincuore e con resistenze che durano tutt'oggi. Per i tre moschettieri radiofonici Striglia Campo e Basso arrivarono anche i contratti Rai, e per Campo e Basso il giornalismo musicale. Renato Striglia se la giocò diversamente; forse qualcuno dirà "male", in realtà seguì la sua natura irrequieta, senza mai rinunciare al suo mondo, ai suoi angeli e demoni. Restò nell'ambiente fino a diventare tour manager e indispensabile coperta di Linus per Vinicio Capossela in un lungo e accidentato rapporto di lavoro e di lunatica amicizia. Ma negli ultimi anni era tornato al primo amore con Radio Banda Larga, quasi a chiudere il cerchio di una vita senza respiro, sempre al limite, sempre spericolata.
Una vita rock & roll.
Un pezzo della mia vita che se ne va, restano i ricordi di notti passate al suono della loro musica o le trasmissioni alla radio tegistrate su cassette ormai smarrite
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