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EGIZIO-REGIONE: L'EVITABILE SCAZZO SU TIRADRITTI

Francesco Tiradritti
La decisione della Giunta regionale, lo scorso gennaio, di piazzare l'egittologo Francesco Tiradritti nel Consiglio di amministrazione del Museo Egizio non aveva entusiasmato la presidente Christillin. Il dissenso è rimasto sottotraccia fino a ieri, quando è esploso con l'arrivo in Regione della lettera con la quale il CdA dell'Egizio annuncia la sua intenzione di non ratificare la nomina, definita "inopportuna". Ufficialmente perché Tiradritti a suo tempo s'era candidato alla direzione del Museo, piazzandosi secondo alle spalle di Christian Greco. 
Ovviamente il gran rifiuto ha fatto incazzare tantissimo quelli della Regione, lesi nella loro maestà: il presidente del Consiglio regionale Allasia (Lega) ha annunciato che chiederà chiarimenti all'Egizio, mentre il vivace Marrone (FdI), assessore agli Affari Legali, è già pronto a mobilitare gli avvocati. Tiradritti era stato indicato da Forza Italia e il centrodestra unanime lo aveva sostenuto.
In effetti Tiradritti - diversamente dal suo predecessore Daniele Goglio - è un egittologo di un certo valore. Ma forse sta proprio lì il problema: di egittologi all'Egizio ce n'è in abbondanza, cominciando dal direttore Greco e continuando con i vari curatori. Il CdA è un organo amministrativo: e dunque servirebbero, semmai, persone competenti in materie economiche, amministrazione e gestione aziendale e quant'altro. 
A mio avviso, Christillin teme che fra Greco e Tiradritti si crei la classica situazione da due galli nel pollaio. Prospettiva tutt'altro che remota se è vero, come si dice, che il Tiradritti ha un caratterino piuttosto puntuto. Per dirsela chiara: lo scenario che preoccupa Christillin è un mancato direttore che rientra dalla finestra e tenta di fare il direttore seduto sulla poltrona di consigliere d'amministrazione. Le scintille sarebbero garantite, e alla lunga Greco potrebbe rompersi le palle e decidere di togliere il disturbo: a lui le offerte non mancano, e sono tutte di primissima scelta. A noi, come al solito, resterebbero le scartine.
Il ragionamento mi sembra piuttosto semplice, e come ci sono arrivato io potevano arrivarci anche i genii regionali: e invece, tra tutti i coboldi fedelissimi che hanno sottomano, proprio un egittologo, e pure rivale di Greco, sono andati a scegliere. Magari pure convinti di fare il bene dell'Egizio. Massì, avranno pensato nella loro beata insipienza, l'altra volta abbiamo mandato un barista, ma stavolta facciamo bella figura e mandiamo un egittologo.
Ecco, questo è il vero problema delle nomine politiche nelle fondazioni culturali. Le povere stelasse della politica non ci capiscono un cazzo, e si muovono come tanti elefanti in un negozio di cristallerie, facendo danni persino le rare volte che credono di fare la cosa giusta.

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