Per un curioso gioco del destino, stamattina mi trovo a condividere la prima pagina del Corriere Torino con mio fratello Maurizio, il filosofo, intervistato sul suo libro "Documanità".
Ho sempre riconosciuto onestamente di essere io il fratello scemo: prova ne sia che nell'intervista il Ferraris intelligente risponde senza scomporsi a domande del tipo "qual è il suo consiglio per affrontare le sfide del mondo nuovo della documanità?"; mentre quello scemo, nel suo articoletto, racconta gli ultimi fuochi di un mondo vecchio che si trascina senza gloria verso l'uscita di scena. Ma vabbé, unicuique suum, ciascuno ha quel che si merita: non me l'aveva ordinato il dottore, di occuparmi di minchioni e minchiate. Il mio articolo comincia così:
"Vivi come se tu dovessi morire subito, pensa come se tu non dovessi morire mai” è un motto che la Storia attribuisce al Re Santo Luigi IX di Francia. Oggi, però, suona perfetto per la giunta Chiarabella, il cui attivismo last minute sembra animato da un sentimento d'immortalità: si agitano come se fossero all'inizio del loro mandato, non alla fine. Proprio mentre stanno per trasferirsi dalle stanze del potere al ripostiglio del Lei-non-sa-chi-ero-io, costoro pianificano rigenerazioni urbane, redigono piani triennali, strologano riforme, favoleggiano investimenti. Mi ricordano il grandioso film “La caduta”, quando Bruno Ganz-Hitler sposta freneticamente sulla carta geografica divisioni corazzate che non esistono più.
A interpretare maliziosamente tanto attivismo terminale si è indotti a sospettare la solita ammuina con vista sulle urne. E, con la politica, a pensar male spesso ci si azzecca. Io però credo nell'eterogenesi dei fini. Insomma, se per caso o miracolo otteniamo qualcosa di buono, non mi importano granché le recondite cause prime che lo hanno generato. Potrebbe essere così - forse, chissà - per l'ennesimo tavolo (da pic nic, immagino, data la bella stagione) aperto dai laboriosi topolini - in gran segreto, di ufficiale non trapela una singola parola... - per ripensare radicalmente “Contemporary Art”, il classico contenitore novembrino ideato ormai nella notte dei tempi da Fiorenzo Alfieri, che raccoglie qualunque iniziativa – da Artissima a Club to Club, dalle Luci d'artista al teatro d'innovazione – atta a spacciare l'immagine di una Torino frizzantina, creativa, giofane-giofane e molto, ma molto, contemporanea".
A interpretare maliziosamente tanto attivismo terminale si è indotti a sospettare la solita ammuina con vista sulle urne. E, con la politica, a pensar male spesso ci si azzecca. Io però credo nell'eterogenesi dei fini. Insomma, se per caso o miracolo otteniamo qualcosa di buono, non mi importano granché le recondite cause prime che lo hanno generato. Potrebbe essere così - forse, chissà - per l'ennesimo tavolo (da pic nic, immagino, data la bella stagione) aperto dai laboriosi topolini - in gran segreto, di ufficiale non trapela una singola parola... - per ripensare radicalmente “Contemporary Art”, il classico contenitore novembrino ideato ormai nella notte dei tempi da Fiorenzo Alfieri, che raccoglie qualunque iniziativa – da Artissima a Club to Club, dalle Luci d'artista al teatro d'innovazione – atta a spacciare l'immagine di una Torino frizzantina, creativa, giofane-giofane e molto, ma molto, contemporanea".
Il seguito a questo link.
Commenti
Posta un commento