La direttrice Vladimir Luxuria |
Lovers resta un cinefestival in miniatura: tre giorni e mezzo come lo scorso anno, dalla sera del 17 al 20 giugno (qui il programma). Sembra ormai un tempo mitico il non lontano 2017, quando durava sei giorni e già mugugnavamo perché l'avevano accorciato; e di conseguenza ci si deve accontentare di soli sette lungometraggi in concorso.
E resta pure, Lovers, un cinefestival squattrinato. Lo scorso anno aveva toccato la Fossa delle Marianne dei budget, 216 mila euro: pensate, per farvi un'idea della miseria, che ancora nel 2017 il festival poteva spendere 422 mila euro, roba che oggi sembra le mille e una notte. Ma nel 2020 c'era il covid; quest'anno ce n'è un po' meno, e forse c'è qualche soldo in più. A domanda, il direttore del Museo (e quindi ufficiale pagatore) De Gaetano ha risposto che in preventivo ci sono 250 mila euro, ma sono rassegnati all'idea di aggiungere qualcosa per assecondare la verve creativa della direttrice Luxuria.
Già, questo è il punto. Perché Lovers sarà pure piccino e squattrinato, ma Luxuria e i suoi pards - la Trinità Acerbi-Perino-Uccelli - sono riusciti a costruire un festival davvero carino. Dei film non so dire, prima di vederli. Ma gli ospiti delle quattro serate sono scelti bene, interessanti e spiazzanti quanto serve per fare spettacolo senza svaccare (o svaccare il giusto, che è più divertente...).
La madrina Sandra Milo |
Direi che si sente la mano della direttrice: Luxuria è un animale da palcoscenico, ha il senso dello spettacolo, e senz'altro Lovers è oggi un festival che fa spettacolo, non soltanto cinefilia e militanza; senza rinunciare né alla cinefilia (garantita comunque dal trio cinefilo Acerbi-Perino-Uccelli) né alla militanza, che è e resta la sua prima ragion d'essere.
L'ospite musicale Malika Ayane |
Tutto da analizzare, invece, l'intervento dell'assessore Poggio, come al solito videoregistrato (Vittoriona compare rarissime volte live, alle conferenze stampa...). Come ben ricorderete, la precedente amministrazione di centrodestra, quella di Cota, s'era coperta d'infamia negando per quattro anni (dal 2011 al 2014) il proprio patrocinio al festival (alloraTglff). La giunta Cirio invece il patrocinio lo ha mantenuto: non dico "meritoriamente" perché non comportarsi da bestioni non è un merito, ma un dovere per chiunque, figurarsi per un politico. Ad ogni modo, Vittoriona Poggio con il videointervento si è esibita in un discorsetto che merita di essere riportato e soppesato: "Lovers - ha detto - è un momento di riflessione sul tema delle libertà individuali. Abbiamo celebrato da poco la festa della Repubblica come momento fondativo in cui noi italiani abbiamo ripreso in mano i nostri destini nel solco della tradizione liberale. Ma come insegna anche questo festival le conquiste vanno accudite nel tempo, conservate, a volte richiamate, modificate, ripensate per costruirne delle altre. E' uno sforzo che dobbiamo assecondare senza ripensamenti immaginando che anche un solo minuto speso male nel presente potrà condizionare il futuro. La Regione Piemonte come sempre (beh, non "come sempre"... NdG) è a fianco di chi crede nei valori liberali come momento costitutivo della nostra comunità di oggi e di domani. Siamo tutti diversi ma con gli stessi diritti nella salvaguardia delle garanzie di libertà che le istituzioni devono assicurare. Lovers porta un messaggio non soltanto di uguaglianza giuridica ma anche di prospettive culturali che possono incontrarsi nella casa comune delle buone maniere di convivenza e di rispetto reciproco".
Qui la scelta delle parole conta, eccome. Il ripetuto richiamo ai "valori liberali" fondativi della Repubblica, benché inesatto sul piano storico (la nostra Costituzione nasce dall'incontro-compromesso fra tre le anime del Paese, quella liberale, quella cattolica e quella socialista), suona interessante - e cauto - in bocca a un'esponente (moderata) della Lega, nel pieno delle polemiche per i Pro-Vita nei consultori, e del dibattito sul ddl Zan. Citare conquiste che devono essere "a volte richiamate, modificate, ripensate per costruirne delle altre", oppure "gli stessi diritti nella salvaguardia delle garanzie di libertà che le istituzioni devono assicurare", consente alla Poggio di affermare e motivare il sostegno al festival, condannare senza sconti discriminazioni e crimini d'odio, e ribadire principi inderogabili e pacifici anche per la comunità gay, senza sbilanciarsi su temi scivolosi quali le leggi specifiche contro l'omotransfobia, e le norme sui matrimoni, le adozioni e le procreazioni di coppie omosessuali. Insomma, un piccolo capolavoro di diplomazia casareccia.
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