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CRONACHE DAL SALONE: L'INAUGURAZIONE SECONDO PAOLO CONTE

Farewell. Chiara Appendino ieri al suo ultimo Salone da sindaco (foto Facebook)

Al Salone del Libro la Lounge del Circolo dei Lettori è pressapoco come il Rick's Cafè a Casablanca: prima o poi ci passano tutti. Quest'anno è una Lounge extra large, occupa mezza balconata dell'Oval, e percorrerla tutta è anche un ottimo esercizio di salute, meno impegnativo dello slalom fra i corridoi. Così ieri senza sbattermi, ma cacciando alla posta, ho beccato Nic Lagioia che mi ha confermato che il suo mandato sarà prorogato fino all'edizione di maggio dell'anno prossimo, ma ben difficilmente ci sarà un secondo incarico. Questo però lo racconto nel dettaglio sul Corriere di stamattina.
Ad ogni modo: ieri arrivo al Salone di buon'ora, che erano da poco scoccate le 9, e dopo un rapido tour dei padiglioni 1, 2 e 3 ancora deserti punto verso l'Oval e la Lounge dove m'imbatto nella mattiniera Elena Loewenthal, la direttrice del Circolo, in ispezione pre-apertura. Scambiamo due parole, ed è già ora di migrare in Sala Oro - la Sala dei Famosi, dove si tengono gli incontri più importanti, e che ovviamente è anch'essa all'Oval - per la consueta messa cantata dell'inaugurazione, che quest'anno non è un'inaugurazione come le altre, sembrano piuttosto i festeggiamenti alla fine di una guerra, un ritrovarsi fra reduci, c'è pure la lettera d'encomio del Presidente alle truppe vittoriose, e fra tante affettuosità mi passano per la mente versi sparsi di Paolo Conte, ci sono proprio tutti o quasi tutti, ciascuno s'è pagata la sua quota, qualcuno invece è morto e infatti è assente, è indifferente, fra auspici, soddisfazioni, applausi, ringraziamenti, per ogni cinquantennio i sempre in gamba, si sprecano i saluti e i battimani, prime prove tecniche di strette di baci e abbracci di cui s'era quasi perso il ricordo, e i discorsi pieni di pathos per l'emergenza combattuta e vinta e il futuro che ci attende, nel gruppo manca mai qualche avvocato, a lui tocca di fare il bel discorso, la faccia sua collerica si accende e ci confonde, e due ministri due - l'eterno Franceschini della Cultura e la new entry, quel signore canuto e bassino che sembra un bravo nonno o un brava maestro di una volta ed è perfetto nel ruolo di ministro dell'Istruzione - più un sottosegretario che sommergono di lodi e apprezzamenti il Salone e chi lo fa e chi lo visita, ma come parla bene e poi ci spiega, di ferro è questa classe, battimani, ma uno con la testa fra le mani lo guarda fisso, senza una piega, e il pathos s'impenna quando prende la parola Chiara Appendino in premaman rosa e fascia tricolore per l'ultima volta, e rimembra la lotta mortale e vittoriosa con Milano che dovette affrontare appena eletta, e partono nuovi applausi e nuovi inni ai vincitori presenti, e quanto agli altri che combatterono e vinsero quella battaglia, i coraggiosi che per primi corsero alle armi coalizzando all'istante i piccoli editori contro la prepotenza dei colossi editoriali, bah, la memoria è corta e cattiva (ah no, questo è Fossati, non Conte), comunque se soltanto si realizzasse un decimo dei buoni propositi, delle buone promesse, delle buone premesse che ho ascoltato in un'ora - legge per il libro, biblioteche in tutte le scuole, difesa delle piccole librerie, centralità della cultura, rispetto fra gli esseri umani, pace nel mondo e gloria nei cieli - bon, avrebbe ragione Leibniz, ci ritroveremmo nel migliore dei mondi possibili. Ma Leibniz non ha ragione, lo sapete, vero?

Poi, fra fotografi e bandiere, parte la sacra processione dei ministri in visita agli stand, al gran galoppo il codazzo di alti papaveri e assistenti al soglio e portaborse dediti e ci sono certi nodi di cravatta che dietro c'è la mano di una moglie e dietro ad ogni moglie c'è un'amante senza mutande, e il codazzo va di stand in stand con i ministri che simulano interesse e i bodyguard in blu che aprono un varco fra i visitatori che manco se li cagano, i ministri, ecchè si credono di essere Fedez?, solo qualche ragazzino s'accoda al corteo galoppante con ilare spensieratezza mentre cronisti e ministri si rimpallano domande e risposte che non fregano niente a nessuno. Poi c'è sempre uno che si apparta, si mette a scorreggiare e tira avanti. Del resto da tre ore siamo al Salone, e siamo in tanti.


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