Club To Club torna in presenza, dal 4 al 7 novembre: eventi diurni alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e a Porta Palazzo, e live la sera alle Ogr con il 50% della capienza della Sala Fucine. Dopo l’edizione 2020, in streaming dalle sale deserte, è già un buon segnale. A riempire il Lingotto ci penseranno nel 2022, con i grandi nomi internazionali (molti dei quali già sotto contratto). Ma anche nell'edizione di quest'anno non mancano gli stranieri di primo piano, oltre a un bel cast nazionale e torinese: Tirzah, l’angolano Nigga Fox, il duo Space Afrika, il finlandese Ripatti, in tutto una ventina di artisti (rispetto all'abituale cinquantina) per un C2C che per ora rimane C0C, formato ridotto ma qualità sempre alta.
Che si tratti di un'edizione di passaggio lo testimonia il budget, che s'aggira sul mezzo milione di euro rispetto all'abituale uno e mezzo. Ma anche stavolta il conto economico è un buon mix di risorse pubbliche e private: 200 mila euro arrivano dagli sponsor (in primis Audi) e dalla biglietteria, il rimanente da Compagnia di San Paolo (60 mila euro), Fondazione Crt (24 mila), Comune (21 mila), Regione (contributo di definire) e soprattutto 78 mila euro dal Fus, il Fondo per lo spettacolo del ministero della Cultura che fin dal 2018 ha riconosciuto in Club to Club (precedendo la recente "rivoluzione" dettata dal covid) il primo festival musicale di musica contemporanea (meglio: avant-pop) meritevole di un sostegno un tempo riservato soltanto a teatri d'opera e festival classici.
Nel 2022 Club to Club compirà vent'anni: nato piccolo, immaginato dai suoi padri fondatori (Sergio Ricciardone, Giorgio Valletta e Roberto Spallacci, ovvero Situazione X-Plosiva) come il viaggio di una notte in un circuito club torinesi (donde il nome Club to Club) è cresciuto fino a diventare un evento di richiamo mondiale. Un Grande Evento nel vero senso della parola, uno di quei Grandi Eventi che portano Torino alla ribalta internazionale, uno di quei Grandi Eventi, per dire, di cui abbiamo sentito per settimane blaterare i candidati sindaci. E del cui significato, valore e portata i sindaci, una volta piazzato il culo sulla poltrona, non si rendono assolutamente conto, preferendo buttare valanghe di soldi in autonominati "Grandi Eventi" di loro personale gusto e invenzione, che non sono né grandi, né eventi, ma soltanto scorreggine nell'autoreferenziale universo di lor signori.
Sono tipi così, i sindaci di Torino: cianciano di "dare alla città un grande festival internazionale di musica gggiovane" e distruggono (vedi Traffic) o ignorano (vedi Club to Club e Movement) i grandi festival internazionali che a Torino ci sono (o c'erano) e dirottano le risorse su poveracciate galattiche solo per il gusto di fare gli sboroni e dire "questo l'ho fatto io, l'ho inventato io, è roba mia!".
E al Grande Evento vero allungano l'elemosina di euro ventunomila tutto compreso.
Ok, l'ho scritto ancora una volta. Voglio ancora una volta dare a un sindaco di Torino l'opportunità di dimostrarsi più sveglio dei suoi predecessori. Sono il solito inguaribile romantico: non rinuncio a sperare, contro ogni ragionevolezza.
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