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BILANCIO 2022: C'E' POCO DA STARE ALLEGRI

Non riuscirò mai a capire per qual motivo l'unica categoria esente dalla pratica del dubbio cartesiano - "ogni affermazione deve passare attraverso il dubbio per arrivare a una certezza, quindi si deve dubitare non solo delle conoscenze sensoriali ma anche di quelle matematiche" - debba essere quella dei giornalisti. Se costoro si permettono di non prendere automaticamente per buone le affermazioni di potere, essi vengono  classificati come "ostili". In realtà, oggi è raro che un giornalista metta in dubbio le affermazioni del potere. Per cui, quando capita, il potere - che va sempre a braccetto con il risentimento - si offende moltissimo. E vabbè, ce ne faremo una ragione.

Mi capita questo. La settimana scorsa l'assessore Purchia ha presentato in Commissione il Bilancio preventivo 2022 per la Cultura (a questo link la registrazione della seduta). Sui giornali escono dei peana: due milioni in più, uno stanziamento che sale a 21,5 milioni dai 19,5 dell'anno scorso; niente tagli agli enti culturali; generosa dotazione per la Fondazione Cultura. Tutti felici.

Quel giorno io ero malatuccio, quindi non ho seguito.  Sicché ieri decido di recuperare il tempo perduto, vado a vedermi le carte, e mi accorgo che a conti fatti c'è poco da essere felici. Non che le cose vadano malissimo, è chiaro che fanno quel che possono, povere stelle, ma la tempesta ucraina, l'infiammarsi dell'inflazione e il balzo verso l'alto del costo del gas hanno cambiato lo scenario nel giro di pochissime settimane. In sostanza, quei "due milioni in più" se li mangeranno l'inflazione e le bollette; e non basteranno per compensare del tutto il danno ai conti arrecato dall'economia impazzita. Per spiegare i particolari ho scritto un articolo che è uscito oggi sul Corriere (e che trovate anche in fondo a questo post). Qui mi limito a riportare i dati già noti del Bilancio di previsione, e le relative slide.

Dunque: l'assessore Purchia disporrà quest'anno di un totale di 21.569.694 euro, ovvero 2,07 milioni in più rispetto ai 19.499.957 milioni del bilancio assestato 2021. E sottolineo con piacere l'ulteriore riduzione (da 140 mila a 95 mila euro) del tossico conto capitale: se pensate che nel 2016 il conto capitale assommava a 13,5 milioni su un bilancio totale di 22,2 capirete che viviamo in un altro mondo, senz'altro più civile almeno sotto l'aspetto contabile.

I principali enti culturali non subiranno tagli, a eccezione della Fondazione Torino Musei che se la cava con una perdita minima, 15 mila euro, calando da 5.610.698 euro nel 2021 a 5.595.000 nel 2022. Riceveranno di più rispetto al 2021 il Circolo dei Lettori - da 720 mila a 870 mila - l’Egizio - da 250 mila a 300 mila - e il Pav - da 70 mila a 100 mila.

La Fondazione Cultura passa dai 570 mila euro del 2021 a un milione e ottocentomila: ma dovrà farsi carico sia dei peccati dell'amministrazione passata (ovvero l'Eurovision Song Contest), sia di quelli dell'attuale (ovvero il Festival dell'Economia), due trappoloni che pagheremo a carissimo prezzo.

In pratica lo stanziamento 2022 ripristina la situazione ante-Appendino: l'ultimo previsionale di Fassino (2016) assommava a 22.316.000 euro che nell'autunno di quell'anno diventarono, nell'assestamento appendiniano, 21.737.000 prima di crollare nel 2017, con il consuntivo. al minimo storico di 15.520.000 euro. Per la precisione, devo comunque ricordare che, tenuto conto della pur modestissima inflazione degli ultimi cinque anni, 21 milioni del 2016 equivalgono a circa 22,7 odierni. 

Ed ecco le slides:






Per completezza, pubblico anche l'articolo uscito sul Corriere e non reperibile on line:

Spiace sempre fare i guastafeste; ma è doveroso rilevare l'aumento dello stanziamento per la Cultura nel bilancio preventivo 2022 del Comune, per quanto sintomo della buona volontà dell'amministrazione, è in larga parte soltanto apparente.

E' vero che l'assessore Purchia disporrà quest'anno di un totale di 21.569.694 euro, ovvero 2,07 milioni in più rispetto ai 19.499.957 milioni del bilancio assestato 2021.

Ed è altrettanto vero i principali enti culturali non subiranno tagli, a eccezione della Fondazione Torino Musei che se la cava comunque con una perdita minima, appena 15 mila euro. Anzi, alcuni riceveranno di più: il Circolo dei Lettori passa da 720 mila a 870 mila, l’Egizio da 250 mila a 300 mila, il Pav da 70 mila a 100 mila. A godere di un vero e proprio balzo in avanti nella dotazione è la Fondazione Cultura, che dopo le altalenanti politiche appendiniane viene definitivamente riconosciuta come "braccio operativo della città" (cit. Purchia) nell'organizzazione di eventi cultural-diportistici, e riccamente rimpannucciata passando in un sol colpo dai 570 mila euro del 2021 a un milione e ottocentomila. Cifra non esagerata, se si pensa che quest'anno la Fondazione Cultura dovrà farsi carico dell'Eurovision Song Contest e del Festival dell'Economia, due sfizi che pagheremo a carissimo prezzo.

Ad ogni modo, l'aumento dello stanziamento anno su anno c'è, almeno in cifre assolute. Ma i numeri vanno interpretati. Lo stanziamento 2022 ripristina la situazione ante-Appendino: l'ultimo previsionale di Fassino (2016) assommava a 22.316.000 euro che nell'autunno di quell'anno diventarono, nell'assestamento appendiniano 21.737.000 prima di crollare nel 2017, con il consuntivo, al minimo storico di 15.520.000 euro; aprendo così per la Cultura una crisi di cui ancora oggi risente.

Va da sé che, calcolata l'inflazione (intendo quella "normale" degli anni scorsi, sempre a livelli minimi), ripristinare in cifre assolute lo stanziamento del 2016 non significa affatto dare alla Cultura la stessa capacità di spesa: 21 milioni del 2016 equivalgono a circa 22,7 odierni. Ma il problema è un altro: è l'impennata inflattiva degli ultimi mesi a vanificare pesantemente l'apparente aumento della dotazione per la Cultura. Nel 2022, infatti, l'inflazione che già sfiora il 6 per cento annuo si mangerà almeno 1,3 milioni dei 21.569.694 stanziati, per cui l'aumento virtuale di 2,07 milioni rispetto al 2021 si ridurrà in termini di potere d'acquisto a circa 770 mila euro. Considerato che di quei due milioni virtuali d'aumento un milione e 230 mila euro andrà a incrementare la dotazione della Fondazione Cultura, ne deriva che la Fondazione Cultura vedrà comunque aumentare le proprie capacità di spesa (seppure in misura inferiore a quanto appaia) ma tutti gli altri enti culturali, la cui dotazione rimarrà identica o quasi a quella del 2021, subiranno in realtà una perdita inflattiva rispetto all'anno scorso di almeno il 6 per cento. E questo senza tenere conto degli aumenti delle utenze - ben superiori all'inflazione - che incideranno drammaticamente sul budget dei musei e dei luoghi di cultura che devono essere illuminati e riscaldati tutti i giorni.


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