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LE DUE VERITA' DI CINEMAMBIENTE

Un'immagine del documentario "Tout commence" di Frédéric Choffat

Oggi finisce la venticinquesima edizione di CinemAmbiente. Prima di riportare il programma dell'ultima giornata, ho pensato che potrebbe interessare a qualcuno leggere il commento che ho pubblicato venerdì sul Corriere, e che al momento non è disponibile on line:

Le afose e affollate sale del Massimo che in questi giorni ospitano le proiezioni di CinemAmbiente sono la pratica rappresentazione di due verità, di cui una soltanto scomoda. La scomoda verità, ormai evidente a tutti, è che purtroppo aveva ragione CinemAmbiente quando - ben prima di Greta e prima pure di Al Gore - già un quarto di secolo fa ci metteva in guardia contro il dissennato abuso del Pianeta. Abuso che venticinque anni dopo ci vede – tra le infinite catastrofi climatiche che incombono sul nostro quotidiano – liquefarci dal caldo in un cinema ai primi di giugno. Con apprezzabile coerenza, per alleviare le pene del pubblico CinemAmbiente non ricorre agli antiecologici condizionatori, che peraltro al Massimo sono fuori uso: facendo di necessità virtù, a ogni spettatore viene consegnato all'ingresso un ventaglietto di cartone (da filiera certificata e sostenibile, manco a dirlo): ed è un bel vedere, una sala piena di gente che si sventaglia alacremente come a un ballo settecentesco.
La seconda verità non è per nulla scomoda. Anzi. CinemAmbiente è riuscito nell'impresa di riportare gli spettatori nelle sale, in controtendenza rispetto agli altri cinema sempre più disertati da un pubblico che la pandemia ha dirottato verso le piattaforme casalinghe. Invece in questi giorni le sale del Massimo sono sempre affollate da gente che sceglie andare al cinema per vedersi non un divertente blockbuster hollywoodiano, ma dei documentari angoscianti per le terribili realtà che ci sbattono sotto il naso. Non è un pubblico di soli cinefili nostalgici del grande schermo, né di curiosi attratti dall'evento-festival o dall'ingresso gratuito. E' un pubblico consapevole. Sono giovani e anziani, uomini e donne di ogni età e condizione sociale: abitanti del pianeta Terra che vedono il disastro che incombe e vogliono capire cosa sta succedendo e come potremmo fermarci prima del baratro.
Un tale successo non ci dice soltanto che CinemAmbiente è un festival riuscito. Ci dice che in venticinque anni CinemAmbiente ha bene assolto alla sua missione: ha contribuito a costruire una coscienza ambientale collettiva che sola ci potrà salvare. E quei film “disturbanti” preferiamo vederli al cinema, come un volta, perché parlano di qualcosa che riguarda ciascuno di noi; e insieme, condividendo emozioni e paure nel buio della sala, ritroviamo il senso di comunità e una piccola speranza.

Ed ecco il programma odierno:
Un’ultima giornata ancora densa di appuntamenti al Festival, dove le proiezioni iniziano  nel pomeriggio con un titolo della sezione non competitiva Panorama, Two Minutes to  Midnight (ore 16, Cinema Massimo – Sala Cabiria). Diretto dalla regista, fotografa,  videoartista israeliana Yael Bartana, il film ci trasporta in una nazione immaginaria con un  governo tutto al femminile, interpretato da un gruppo di attrici. Di fronte alla minaccia di  un Paese nemico, le donne al vertice si riuniscono in una “Peace Room”, contrapposta alla  “War Room” del Dottor Stranamore, per decidere se procedere a un disarmo unilaterale  consultandosi con esperte della vita reale, che entrano via via in scena. La discussione tra  “vere” consulenti per la difesa, soldatesse, avvocatesse, attiviste per la pace e per i diritti  umani, personalità politiche, ci mostra che cosa potrebbe accadere se il mondo fosse  governato dalle donne. 

Ancora nel pomeriggio, in cartellone il tradizionale appuntamento riservato dal Festival al  pubblico dei più piccoli e delle loro famiglie con il programma Ecokids (ore 16, Cinema  Massimo – Sala Soldati), che quest’anno presenta undici cortometraggi, quasi tutti di  animazione. Selezionati tra la più recente produzione internazionale, i film proposti hanno  in larga parte come protagonisti i bambini stessi e il loro rapporto con la natura e con  l’ambiente. In V Lese (In the Woods), della ceca Ivana Češková, un bambino ferito in un  bosco trova aiuto insperato negli spiriti degli animali selvatici; in The Earth, dell’iraniano Mohamadreza Keiwanfar, il piccolo protagonista di una spedizione spaziale trova rifiuti  umani persino su Marte; in Tadeo, della messicana Mariana Musi, un giovanissimo e  impaziente piantatore di alberi deve imparare a rispettare i tempi della natura, mentre in Spring Tree, del cinese Shichao Tang, un ragazzo deve capire che è impossibile ridonare la  vita a una pianta che l’ha perduta. E ancora, in Marea, dell’italiana Giulia Martinelli, una  famiglia molto speciale deve confrontarsi con alti e bassi quotidiani; in Si viene de la Tierra  (When It Comes from the Earth), dell’ungherese Katalin Egely, una bambina incontra a  ritmo di cumbia la magia di un mondo sostenibile, mentre in A Heatwave, dell’egiziana Salma Hamdy Ghonim, la piccola protagonista, tormentata dal caldo provocato dal  cambiamento climatico, trova la salvezza in un albero. 

Un altro gruppo di cortometraggi ha invece come protagonisti gli animali:  Ursa - Nordlysets Sang, della norvegese Natalia Malykhina Bratli, segue le avventure di  un piccolo orso polare alla ricerca della sua mamma tra i ghiacci dell’Artico; in  Affendomino, del tedesco Ulf Grenzer, una scimmia rinchiusa in uno zoo fa un incontro  che le cambia la vita; lo statunitense HuManatee, di Sea Jin Park, è una storia di solidarietà  di cui sono protagonisti una medusa e un lamantino ferito da una barca a motore, mentre  nella produzione spagnola Bo and Trash, di Tatjana Skorlupkina, un cane abile chimico  riesce a sconfiggere l’orribile mostro di spazzatura creato dagli umani. 

Le proiezioni saranno seguite da un incontro con Giulia Martinelli, regista di Marea

Sempre nel pomeriggio, l’ultimo film in gara del Concorso documentari. Con Tout  commence (ore 17, Cinema Massimo – Sala Cabiria), lo svizzero Frédéric Choffat racconta  le speranze e le disillusioni di quella massa di giovanissimi che nel 2019 anche nel suo  Paese, come nel resto del mondo, ha cominciato a mobilitarsi per l’emergenza climatica  mettendo in discussione l’intero sistema, ma appena un anno dopo è stata bruscamente  ridotta al silenzio dalla pandemia. Ritratto intimo di una “generazione sacrificata”, che il  regista segue con sguardo introspettivo a partire dai propri figli, il film è una profonda  riflessione, estesa ai giovani di oggi e a quelli di ieri, sul nostro possibile futuro. La  proiezione sarà seguita da un incontro con il regista. 

Sempre nel pomeriggio, un titolo della sezione Panorama rende omaggio a Franco Piavoli,  a cui – nel corso della cerimonia di premiazione serale – verrà consegnato il Premio “Stella  della Mole” per la poetica estremamente coerente e personale delle sue opere, nutrite  dall’attenzione costante nei confronti della natura, del paesaggio, dei ritmi della vita,  umana e non umana. Terzo capitolo di un trittico iniziato nel 1982 con Il pianeta azzurro e proseguito con Nostos, il ritorno, Voci nel tempo (ore 17.30, Cinema Massimo – Sala  Soldati), realizzato dal regista nel 1996, è girato nel piccolo borgo mantovano di Castellaro  Lagusello, dove la ciclicità della vita, dall’infanzia alla vecchiaia, è colta nella quotidianità  semplice del paese e dei suoi abitanti in sincrono con lo scorrere delle stagioni. La  proiezione sarà seguita da un incontro con il regista

Verso sera, il cartellone propone la terza e ultima tranche di titoli in gara nel Concorso  cortometraggi (dalle ore 19.00, Cinema Massimo – Sala Cabiria). L’iraniano Utopia, di Hamed Vaghari e Hengameh Safaeipour, trasporta tra le interminabili corsie di un  supermercato il sogno di un consumismo meno sfrenato. Nello sperimentale Atomic  Ghost, della francese Cendrine Robelin, girato in Super8 sulle spiagge di Gravelines, città  sede di una delle più potenti centrali nucleari d’Europa, affiorano i ricordi di un’infanzia  inquieta e di un passato vissuto come un fardello da cui liberarsi. Chi Zi, dei cinesi Hee Young Pyun e Jiajun Oscar Zhang, è il diario visivo di un viaggio in una città, nella parte  settentrionale del Paese, un tempo centro di estrazione petrolifera. A uno scenario di  abbandono si sovrappongono le immagini di una cittadina contemporanea, oggi fiorente,  ma forse destinata anch’essa a trasformarsi in ghost town. L’inglese Haulout, dei fratelli Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev, segue il biologo marino Maxim Chaliev nelle  remote coste della Siberia orientale, oltre il Circolo Polare Artico, documentando l’arrivo  in massa di oltre centomila trichechi: una concentrazione straordinaria, la maggiore del  Pianeta, dovuta al riscaldamento globale e allo scioglimento completo dei ghiacci nel Mare dei Ciukci, che non offre più ai mammiferi marini zone di riposo intermedie nel corso  della loro annuale migrazione. In The Savior, dell’iraniana Soheila Pourmohammadi, la  piccola protagonista, figlia di un pescatore, segnata nel profondo dalla morte della madre,  reagisce alla perdita liberando di nascosto dal padre i pesci destinati al mercato e  restituendoli all’acqua. Film d’animazione, Nós, del portoghese Nelson Fernandes, infine,  è un viaggio in stop motion attraverso la conflittuale condizione umana: guerre,  solitudine, natura, incontri si susseguono in una poetica animazione su carta. Le proiezioni  saranno seguite da incontro con Evgenia Arbugaeva, regista di Haulout, e con Nicolas  Bras, direttore della fotografia di Atomic Ghost 

Sempre verso sera, in cartellone gli ultimi due titoli, della sezione Made in Italy (dalle ore  19.30, Cinema Massimo – Sala Soldati). Rapporti umani e legame con la natura e il  paesaggio sono al centro di Sacro moderno, di Lorenzo Pallotta, in cui si confrontano due  protagonisti. Il giovane Simone, tra esitazioni e nuove consapevolezze, porta avanti  tradizioni e memorie della piccola comunità montana di Intermesoli, che sta a poco a poco  scomparendo, mentre Filippo se ne allontana spiritualmente e mentalmente. La  proiezione sarà seguita da un incontro con il regista. Docu-fiction interamente realizzata  con materiali di archivio, Ai bambini piace nascondersi, di Angela Norelli, immagina un  mondo in cui i piccoli degli umani sono creature tribali antichissime misteriosamente  estinte in pochi anni. Di loro non restano che immagini, come quelle che una studiosa  eredita dal diario di un collega partito per l’Amazzonia, convinto di poter trovare nella  foresta l’ultima tribù di bambini rimasta sulla Terra. La proiezione sarà seguita da un  incontro con la regista

Alle ore 20, la Mole Antonelliana ospiterà la festa di premiazione (ingresso a inviti).  Durante la serata verranno consegnati sia i riconoscimenti previsti per le sezioni  competitive (Premio Asja.Energy per il miglior documentario, Premio Terna per il miglior  cortometraggio, Premio IREN del pubblico, Premio Casacomune, premio Ambiente e  Società”), sia quelli, già annunciati, attribuiti a personalità del mondo del cinema, di altre arti e discipline: il premio “Stella della Mole”, istituito dal Museo Nazionale del Cinema e  dal Festival, per un artista che attraverso il linguaggio cinematografico declini nella sua  opera temi legati all’ambiente e alla natura, a Franco Piavoli; il premio “Ciak verde”, istituito dal Festival e da Legambiente, per una figura del mondo del cinema e dello  spettacolo italiano impegnata nella difesa dell’ambiente, a Alessandro Gassman (dell’attore, assente alla serata per impegni di lavoro, verrà proiettato un  videomessaggio); il premio letterario “La Ghianda”, istituito dal Festival, per un’autrice o  un autore che nel corso del proprio percorso artistico abbia espresso un rapporto  profondo e personale con l’ambiente, il paesaggio e la natura, a Antonella Anedda.  

I riconoscimenti si aggiungono al premio “Dalla Terra alla Terra”, offerto da Biorepack per  la figura o il film che meglio illustra le problematiche legate al suolo, alla sua protezione  dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, e alla produzione alimentare sostenibile,  già consegnato lo scorso 9 giugno alla fisica, economista e ambientalista Vandana Shiva

Nel frattempo, le proiezioni serali continueranno con gli ultimi due titoli della sezione non  competitiva Panorama. Il francese 140 km a l’Ouest du paradis (A Distant Thud in the  Jungle, ore 20.30, Cinema Massimo – Sala Cabiria), di Céline Rouzet, ci porta sulle alture  del Papua Nuova Guinea, dove le tribù indigene si abbigliano per riti ormai senza  significato a beneficio di turisti in cerca di esotismo e vendono le loro terre a compagnie  petrolifere in cerca di nuovi giacimenti. A Traveller’s Guide (ore 21.30, Cinema Massimo  – Sala Soldati), degli olandesi Ton Van Zantvoort e Josefien Van Kooten, è frutto di otto  anni di viaggi in giro per il mondo: un diario visuale, in cui le immagini dei più diversi  ambienti, umani e naturali, si ricompongono in una riflessione ampia sull’impatto del  turismo di massa sul Pianeta, la solitudine dell’uomo, le diseguaglianze sociali, il nostro  rapporto con gli animali e con la natura. La proiezione sarà seguita da un incontro online  con il regista

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