Ogni anno, tra maggio e giugno, il presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario ottiene in prestito dal Vaticano un dipinto antico, in genere una Madonna. Stavolta, invece, si tratta di una tavola che raffigura la Veronica tra i santi Pietro e Paolo e reca in basso la scritta “per Ugo Carpi intaiatore, fata senza penelo”. Da domani sarà esposta a Palazzo Madama.
A modo suo quel quadro, opera di Ugo da Carpi, è famoso, in virtù della testimonianza coeva (siamo nel 1525) di due esperti di primissima fascia: Giorgio Vasari, pittore e biografo di pittori, e nientemeno che il divino Michelangelo Buonarroti.
Nelle sue “Vite” il Vasari scrive, a proposito di Ugo da Carpi: “Sebbene fu mediocre pittore, fu nondimeno in altre fantasticherie d'acutissimo ingegno”. In effetti Ugo fu un eccellente “intagliatore di stampe”, un incisore che – ricorda lo stesso Vasari – inventò una tecnica innovativa per rendere il chiaroscuro come mai prima.
Quanto al quadro esposto a Palazzo Madama, Vasari racconta invece un simpatico aneddoto. Gli cedo dunque la parola: “Non tacerò - si legge nelle "Vite" vasariane - che egli (Ugo da Carpi) dipinse a olio, senza adoperare pennello, ma con le dita, e parte con altri suoi strumenti capricciosi, una tavola, che è in Roma all'altare del Volto Santo. La quale tavola, essendo io una mattina con Michelangelo a udir messa al detto altare, e veggendo in essa scritto che l'aveva fatta Ugo da Carpi senza pennello, mostrai ridendo cotale iscrizione a Michelangelo, il quale, ridendo anch'esso, rispose: Sarebbe meglio che avesse adoperato il pennello e l'avesse fatta di miglior maniera”.
Insomma, Michelangelo era dell'opinione che il quadro non fosse granché riuscito. Ma questa, sia ben chiaro, è soltanto l'opinione di Michelangelo.
Commenti
Posta un commento