Non ho nulla da aggiungere a quanto già avrete letto sul quarantunesimo Torino Film Festival, secondo e ultimo del governo Della Casa bis, presentato ieri a Roma. Nulla, se non una oggettiva constatazione e un affettuoso consiglio.
Prima l'oggettiva constatazione: Steve Della Casa è cattivo. Spiego: solo una persona cattiva - anzi, perfida - poteva mettere in piedi un Festival tanto suntuoso (suntuoso, sia chiaro, nei limiti dei soldi disponibili: 1,4 milioni di budget a bilancio preventivo 2023, ma mi confermano che la cifra definitiva è 1,9 milioni), con ospiti di gran lusso e un programma così attraente. Ciò rappresenterà una pietra di paragone estremamente impegnativa per il prossimo direttore. Dubito che lo stesso Steve faticherebbe, nel 2024, a mantenersi a questo livello: ma nel 2024 il direttore sarà Giulio Base. Se non è una perfidia questa...
E adesso l'affettuoso consiglio, che rivolgo all'esperto ingaggiato - e stipendiato - dal Museo del Cinema per curare, e se possibile migliorare, l'immagine del Museo stesso e del suo direttore: cercate di evitare l'effetto "vengo anch'io", ben sintetizzato nella vecchia vignetta del grande Novello che illustra questo post, per la serie "un'immagine vale mille parole". Spiego: non c'è nessuna reale necessità di ripetere come un mantra in ogni comunicato che "il Museo del Cinema è presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano". Lo sappiamo. La formula istituzionale ci sta in determinati contesti: ma deraglia nel presenzialismo a tutti i costi, se non nel ridicolo, quando viene infilata a forza in comunicati come quello, riguardante il Tff, diramato ieri dall'ufficio stampa: "La 41esima edizione del Torino Film Festival si svolgerà dal 24 novembre al 2 dicembre sotto l’egida del Museo Nazionale del Cinema - presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano - con la direzione artistica di Steve Della Casa" è un incipit che urla "ehi ehi guardateci ci siamo anche noi!". E non è un caso isolato.
Metterci la faccia non è indispensabile, quando le cose funzionano: in tal caso, anzi, un passo indietro è un gesto signorile e raccomandato pure da nostro Signore (in Luca 14, 8-11 "chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato"). Capisco che stare nelle fotografie possa essere un piacevole sfizio (come si desume dalla simpatica istantanea che ritrae il direttore del Museo del Cinema in posa con l'imbarazzante toro verde delle Atp) ma stiamoci attenti: l'eccesso di presenzialismo è spesso sintomo di insicurezza, o di debolezza.
E dopo questo consiglio non richiesto (e certo destinato a cadere nel vuoto) vi sottopongo come extra bonus l'intero comunicato in questione.
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