A qualcuno sarà capitato almeno una volta di ricevere la lettera su carta intestata di una qualche fantomatica "università" o "istituzione" o "ordine cavalleresco", che - con scialo di maiuscole - dice all'incirca così: "Egregio Signore, in considerazione dei Suoi successi artistici e/o scientifici e/o professionali La riteniamo meritevole della Laurea Honoris Causa dell'Università di Watellapesca (oppure del titolo di gran commendatore dell'Ordine di Staminchia), pertanto Lei riceverà il relativo Diploma in pergamena dietro pagamento di euro 1000 per spese di segreteria, alleghiamo iban per il versamento, grazie e tanti saluti". Incredibile ma vero, pare che ancora ci sia chi abbocca. E comunque c'è sempre chi ci prova.
Ciò premesso, la notizia: mercoledì s'è riunita la Commissione cultura per discutere la mozione del consigliere leghista Catizone di istituire un "Museo dei Premi Nobel di Torino" (che poi sono soltanto due, i premiati, Luria e Levi Montalcini, tre contando il calabrese Dulbecco che studiò medicina a Torino; Catizone ci aveva ficcato dentro pure Segré, salvo poi ammettere che era "una forzatura", e vabbè). Trovata bislacca di cui già mi sono occupato, ma le liturgie democratiche prevedono che un tot di consiglieri comunali becchino il gettone di presenza anche per soppesare le trovate bislacche; quindi - considerato che in quanto contribuente il biglietto l'ho pagato - mi sono preso la briga di seguire in diretta audio i "lavori" della sullodata Commissione.
Sul Corriere di stamane potete leggere una dettagliata cronaca della surreale discussione: qui mi limito a sottolinearne l'aspetto più comico, o più deprimente, dipende dai punti di vista. Succede che dopo varie pensose considerazioni, persino alcuni consiglieri-commissari riescano a mettere a fuoco il nodo dolente della proposta: ok, ma chi paga? Il Comune stenta a mantenere i musei che ha, altro che aprirne di nuovi.
Ma ecco il colpo di genio, la mossa vincente, l'invenzione spiazzante, la frase storica con la quale Catizone spalanca nuovi orizzonti negli studi d'alta economia: «A volte la volontà dev'essere superiore alla capacità di trovare risorse, penso non sia un problema insormontabile». Omnia possibilia volenti, volli volli volli fortissimamente volli, il cuore oltre l'ostacolo, gli innocenti che fecero l'impresa impossibile eccetera eccetera. Però, in concreto? Semplice: le famiglie dei due (o tre) Premi Nobel torinesi sarebbero liete - assicura Catizone - di offrire i "cimeli" dei loro Illustri congiunti per esporli nel futuro museo. E allora, ecco l'ideona partorita in Commissione: fatto trenta facciamo trentuno, oltre ai "cimeli", chiediamo alle famiglie degli Illustri di sganciare pure i soldi per farlo, il Museo dei Nobel. In fondo sono parenti loro, no? «Potremmo riflettere – commenta una perplessa assessora Purchia - sul coinvolgimento delle famiglie dei premiati, perché sono famiglie importanti (leggasi “abbienti”, NdG) ed esistono anche i mecenati». E come no? Pullulano, qui a Torino. Il sabato pomeriggio in via Roma non ti muovi, è un pigia pigia di mecenati che sventolano assegni e bigliettoni fruscianti.
Il bello è che, anziché farsi una sana risata, i consiglieri-commissari chiudono i "lavori" rinviando ogni decisione a un'ulteriore Commissione alla quale, con sprezzo del ridicolo, inviteranno le famiglie degli Illustri per battere cassa.
P.S. Diffida a titolo personale: se ricevo una lettera - anche su carta intestata del Comune - che mi chiede soldi per aprire un museo dedicato a mio nonno alpino sull'Adamello, io vado dai carabinieri.
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