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IL SEGRETO DI PALAZZO MADAMA

Un caffé sulla città. La balconata alta di Palazzo Madama
Chiamatela come preferite: lounge, caffetteria di charme, ristorante romantico. Sarà comunque un posto fantastico. Quello che ho visto a Palazzo Madama è qualcosa che lascia senza fiato.
Voi sapete che con Patriziona Asproni, la presidente della Fondazione Torino Musei, ho un rapporto controverso. Le dò spesso qualche dispiacere. E lei spesso mi fa arrabbiare. Ma siamo personcine ammodo, e quando ci becchiamo in giro siamo reciprocamente affettuosi.  
L'altro giorno, per dimostrarmi la sua affettuosità, Patriziona mi ha portato a vedere un posto segreto di Palazzo Madama. Il sottotetto. Un piano calpestabile in ottimo legno che copre l'intero Salone del Senato, con una meravigliosa travatura a vista progettata da Juvarra. 
Il sottotetto di Palazzo Madama che copre la Sala del Senato
Da lì, attraverso una porticina, si esce su una delle torri del Palazzo, e dalla torre si accede alla balconata alta della facciata.
Ragazzi, dovreste vedere il panorama. Da capogiro, in tutti i sensi.

Il progetto

Io non ne sapevo niente; e anche Patriziona mi ha confessato che quel posto l'ha scoperto da poco. Ma appena l'ha scoperto ha avuto un sogno, che lestamente è diventato progetto. Il progetto di aprire lì, per l'appunto, una caffetteria di charme: nel sottotetto, ma nella bella stagione ci saranno anche i tavolini sulla balconata. Caffé con vista su Torino e le Alpi, cene romantiche sullo sfondo di Palazzo Reale (vabbé, pure della Torre Littoria...), roba che i turisti andranno fuori di melone.
Le imponenti travi che reggono il tetto
E anche i torinesi, immagino.
L'idea, dice Asproni, è di aprire quella lounge incomparabile puntando soprattutto sulla sera, per "mettere a reddito" Palazzo Madama pure quando il museo è chiuso. Mi è sembrata ben decisa: conta di trovare i finanziatori (e non dubito che li troverà) e partire. A occhio è un lavoro da un milioncino di euro: però, con un buon business plan, può essere una gallina dalle uova d'oro. Fosse la volta buona...

La parola alla Soprintendenza

Ci vorrà l'ok della Soprintendenza, beninteso. Quindi stiamo ancora parlando di un'ipotesi. Ma dalle prime verifiche informali dei tecnici di Palazzo Madama  pare che per realizzare la caffetteria "on the roof" non siano necessari lavori tali da danneggiare o modificare le strutture storiche dell'edificio. Ho raccomandato a Patriziona di fare le cose per benino, compreso il bando per la gestione, e ho prenotato un tavolo per la prima sera.

Commenti

  1. Lavoro da tanti anni nel settore dei beni culturali e non ho mai visto raggiungere un livello così basso. Si dice che non ci sono soldi per comprare opere per i musei, o per acquistare libri per la biblioteca (guardate quella della Gam...), o per i restauri del patrimonio, ma... per aprire un bar sul tetto di un museo, ah, per questo, certo, i soldi si troveranno. Come se una caffetteria, per giunta splendida, Palazzo Madama non l'avesse già.
    Non capisco ma, certo, è perchè sono vecchia, troppo.

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    Risposte
    1. Gentile signora, non è un fatto d'età, bensì d'attitudine mentale, e di atteggiamento nei confronti della realtà. Anch'io sono vecchio. Però valuto i fatti. Proprio perché mancano i soldi per far funzionare bene i musei, è necessario che i musei trovino nuove fonti di reddito. Aprire un "bar" sul tetto di Palazzo Madama sarebbe un investimento - oltretutto, si auspica, finanziato da sponsor - che se ben condotto non sottrarebbe risorse al bilancio dell'istituzione, ma potrebbe anzi portarne di nuove. L'alternativa è continuare come s'è fatto nei tanti anni che lei ha professionalmente attraversato, con musei disertati dal pubblico, ammalorati, trascurati, mal gestiti. Ricordo bene che cos'erano l'Egizio o la Sabauda quand'ero ragazzo io. Non mi sembra che i musei "del bel tempo che fu" siano un modello degno di essere rimpianto. Non che adesso la situazione sia perfetta. Ma proprio per questo motivo è necessario trovare, con assennatezza e senza pregiudizi, i mezzi - e i progetti - per tutelare e valorizzare il nostro patrimonio, e farlo fruttare a vantaggio della comunità, e anche dei musei stessi.

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    2. Gentile Gabriele Ferraris,
      sono d'accordo con Lei, mi creda. E' che comunque ho meno fiducia nei dirigenti di oggi che in quelli di allora, più colti e meno arroganti. Non sarebbe nulla parlare di Lounge, se poi ci fosse anche dell'altro nella politica per i musei, il problema è che sempre più interessa SOLO quell'aspetto, e la normale amministrazione sono poi le mostre inganno che lei ha sempre denunciato (o biblioteche chiuse o altro). E poi, come ha detto Lei, un progetto del genere sarà una cosa da un milione di euro. Prima di rientrare da un simile investimento, ne passeranno di tazzine da caffè... Non so, penso che alla fine siano solo mosse elettorali, un po' di belletto, per Fassino e compagnia. Comunque grazie per il suo lavoro, la segui sempre con attenzione.
      Cordialmente.

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    3. Preciso soltanto che il "milione di euro" (cifra mia, del tutto ipotetica) dovrebbe comunque arrivare da qualche forma di sponsorizzazione privata. Quanto al "belletto", rinuncio a discuterne: ciascuno la vede dal suo punto di vista, e il punto di vista dei più è ormai elettoralistico. E lì è come nel calcio: non c'è spazio per il ragionamento, soltanto per la passione. Saluti.

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  2. Sono una "giovane" trentenne cresciuta quindi in questo mondo tutto smart. Il termine "de charme" nell'ultimo anno è stato usato già diverse volte dall'assessore alla cultura della regione Parigi. Prima era l'hotel de charme fuori torino, poi è diventato l'ostello de charme in cavallerizza e ora il caffè de charme nella soffitta di palazzo madama. A me sembra una follia. La costante ricerca di una città vetrina che possa sfamare le voglie di Capitale della cultura/sport/giovani/turismo/blablabla. Quando invece alla nostra città manca di cultura accessibile, spazi per la creazione artistica e sociale, ecc ecc. Eviterei volentieri di fare l'elenco delle innumerevoli mancanze che ha questa città nei confronti dei suoi cittadini. Mi chiedo poi chi avrà in appalto la gestione del baretto d'elite e in che modo i fondi verranno devoluti alla cosa pubblica. Concordo con la signora del primo commento pensando che non sia una visione "vecchia" la sua, bensì una semplice inquadratura di quello che probabilmente non ci serve.
    Mi sembra invece che Gabriele questa volta tu sia fatto abbagliare dalla sconvolgente vista che c'è da quella soffitta, un po' come fanno le adolescenti quando guardano un programma televisivo che parla delle top models di new york. Che peccato cadere nel trappolone dell'immagine e dello sfarzo. Sfarzo che non è per tutti, ma solo e sempre per pochi.

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  3. http://www.wallstreetitalia.com/italia-preda-dellinvidia-bloccata-dalla-sindrome-del-palio-di-siena/
    Non ho altro da aggiungere. Ciascuno avrà la città che si merita, io per fortuna sono un adolescente con un posto dove scappare. Preciso solo che il termine "caffè di charme" nel caso specifico l'ho coniato io. L'assessore Parigi non c'entra una minchia, dato che Palazzo Madama non dipende dalla Regione. Cerchiamo di non parlare e scrivere a vanvera. Poi, capisco che per certuni a Torino "charme" è diventata una brutta parola. I francesi, con il business del "charme", ci hanno fatto i miliardi. Noi teniamoci pure i nostri luoghi comuni populisti: "cultura accessibile" de che? Un biglietto per l'opera costa meno di uno per lo stadio, ma i nostri affamati di cultura sono sempre allo stadio.

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  4. Leggo su Repubblica che l'espressione usata dall'Asproni è "caffetteria da sogno". Meglio ancora. Il paragone con Briatore-Crozza direi che dice tutto.
    Saluti.

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