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I MISTERI DI TAMARA: UN POST SU FOTO, CENSURE, PRETI, ATEI E ALTRE MERAVIGLIE

Da Repubblica del 27 gennaio: teli neri alle finestre, anziché i quadri. Censura?
 Io nun capisco 'e vvote che succede
e chello ca se vede nun se crede nun se crede...

Eh sì, ci sono cose che proprio non capisco.
Tipo questa minchiata della "censura" sui manifesti della mostra di Tamara de Lempicka quando a Torino arrivò il Papa. E' saltata fuori adesso, dopo la nuova minchiata delle statue coperte per non scandalizzare il tizio iraniano in visita a Roma.
Da La Stampa del 9 aprile: le finestre con i quadri. Che minchia c'è da censurare?
A primavera mi ero molto divertito con la polemica idiota sulla "scandalosa mostra" a Palazzo Chiablese e i conseguenti timori curiali che tanta dipinta lussuria scatenasse tempeste ormonali tra i pellegrini della Sindone. 

La denuncia di atei e radicali

Ma adesso apprendo dai giornali (con colpevole ritardo) che i radicali dell'associazione Adelaide Aglietta avevano scoperto e denunciato una "censura" in occasione della visita papale. Così dicono loro: "Nel giugno dello scorso anno (non del secolo scorso), solo sette mesi fa, 'per rispetto' vennero coperti i manifesti della mostra di Tamara de Lempicka per la visita del Papa nella laica (si fa per dire) Torino. Allora nessuno si scandalizzò.  Solo noi  manifestammo il nostro dissenso. Si tratta evidentemente di una laicità a corrente alternata, ma la laicità è... o non è".
Per non farci mancare niente, c'è pure la dichiarazione del segretario dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), Raffaele Carcano:  "Oggi tutti gridano allo scandalo, ma per la censura torinese per la visita del Papa allora nessuno si unì a noi: come mai? Possibile che in questo Paese ci si indigni solo a sprazzi per la censura in nome della religione?".

La foto misteriosa

Oh bella, penso leggendo l'articolo dell'altro ieri su Repubblica Torino. E io manco me n'ero accorto. Sono proprio scemo...
Poi, la mia mania del factchecking mi induce a soffermarmi sulla foto che correda l'articolo di Repubblica: foto che risale al periodo dell'esposizione di Tamara, e in cui si vedono (sostiene la dicitura, piuttosto sibillina) "le finestre oscurate per la mostra". Trattasi dei finestroni di Palazzo Chiablese, che si affacciano su piazzetta Reale e che in occasione delle mostre vengono riempiti con gigantografie delle opere esposte. Nella foto di Daniele De Giorgis (che dal contesto dell'articolo si presume scattata nel fausto giorno della visita papale) i finestroni sono invece oscurati da teli neri.

Censurano le donne vestite?

Ecco lì, pensa uno: c'erano i quadri con le donne nude, e quei bacchettoni, per non turbare Francesco, li hanno coperti. 
Ma qualcosa non mi torna. Poiché la mia memoria è labile, cerco altre foto del periodo, e ne trovo una, uscita sulla Stampa del 9 aprile 2015, dove si vedono le famigerate finestre con i famigerati manifesti. La foto è precedente la visita del Papa. I manifesti esterni non sono quindi "censurati". E guardate voi stessi i quadri riprodotti nelle due finestre che nella foto di Repubblica risultano oscurate: trattasi di due ritratti di signore senza dubbio affascinanti, ma vestite. Vestitissime. 
Né poteva essere altrimenti: la ridicola questione era stata ampiamente dibattuta dai barbapapà cittadini, che avevano raccomandato agli organizzatori della mostra - facendoci la classica figura dei cretini - di non utilizzare per i manifesti quadri "scollacciati", sempre per via dei famosi turbamenti ecclesiali.
Quindi c'era ben poco da censurare.

Le domande delle cento pistole (e dei cento pistola)

A questo punto non ci capisco più niente: c'è stata la censura? Ma perché? Sono così idioti da pensare che il Papa si turba pure se vede le donne vestite? E chi ha deciso tale idiozia? Oppure non c'è stata nessuna censura e i radicali parlano per dare aria ai denti? Ma in tal caso come si spiega quella foto di Repubblica? Che cosa documenta? Quando è stata scattata? Perché le finestre sono oscurate, e manca pure il drappo sulla facciata? Hanno censurato comunque tutto, a scanso d'equivoci?
A questo punto, visto che fra tanti strilli nessuno si degna di spiegarmi com'è andata, decido di fare il mio mestiere. Mi informo. Non ci vuole troppo sforzo. Incontro Domenico Papa dell'ex Polo Reale - ora Musei Reali - che subito mi svela l'arcano: in effetti il giorno della visita papale i pannelli vennero coperti e il drappo rimosso. Ma per un'esigenza di scenografia. Si voleva che la piazzetta Reale avesse un aspetto omogeneo, senza "macchie di colore", durante l'incontro col Papa. Considerando le immagini che si andavano a coprire, nessuno fu tanto stupido da pensare a una censura.
Beh, proprio nessuno nessuno, no...
Morale della favola: è più stupido censurare l'arte, o evocare a casaccio l'odioso spettro della censura quando censura non c'è?
Nobile sfida. Degna di questo nostro nobile popolo.

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