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"NON UCCIDERE" CONTINUA

Sciarpe e direttori: Andrea Vianello (a sin.) e Paolo Manera
"Non uccidere" continua. Tutti gli indizi portano a credere che la fiction Rai con Miriam Leone avrà un seguito. Ieri al cinema Massimo, per l'anteprima della settima puntata della prima serie (in onda stasera su Raitre dopo Fazio), c'era una carrettata di barbapapà Rai: ovviamente il direttore del Centro di Produzione di Torino, Pietro Grignani, e poi il direttore di Raitre Andrea Vianello (con clamorosa sciarpa policroma), e il vicedirettore di Rai Fiction Francesco Nardella. E tutti hanno speso parole alate per lodare "Non uccidere": prodotto assai apprezzato dalla critica (i fighetti di "Rolling Stone" l'hanno inserito nella top ten delle dieci serie più cool dell'anno, unica presenza italiana in territorio di caccia americano), benché le prime sei puntate, in onda lo scorso autunno, abbiano avuto ascolti modesti.
Insomma, avverto un clima sempre più positivo. E quelli di Film Commission mi sono sembrati ottimisti. "Allora è fatta,  gireranno una seconda serie?", ho domandato al direttore di Film Commission Paolo Manera; lui non ha risposto, ma mia ha fatto una faccia da aumma aumma che vale una dichiarazione.
Devo spiegarvi perché è così importante che "Non uccidere" prosegua? Beh, a parte il fatto che Miriam Leone è molto brava (e mi è molto simpatica) e che la fiction è girata benissimo (è l'unica serie che seguo...), l'aspetto importante è quello economico: non soltanto per le comparse (1500 nelle prime dodici puntate) e gli attori secondari (quasi 300, in buona parte torinesi), ma soprattutto per il personale tecnico: stiamo parlando di 250 posti di lavoro, tra capi reparto, tecnici e maestranze, di cui oltre il 90% piemontesi. E poi ci sono i Lumiq Studios, rivitalizzati da questa fiction: il destino della struttura - impianto produttivo o carrozzone ingestibile? - dipende dalla prosecuzione o meno di "Non uccidere".

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