Il felpato Gallino, portavoce del Salone del Libro, tiene a bada i giornalisti analizzando con cura filologica il comunicato stampa che egli stesso ha scritto |
La categoria dei revisori dei conti ha imparato in fretta la lezione teorica del vate Guido Catalano, e ancor più quella pratica della Procura della Repubblica. Girano certi bilanci che è meglio perderli che trovarli, e se firmi quello sbagliato tenteranno di fregarti dicendo che è solo colpa tua. Per cui adesso, prima di mettere la sua riverita firma sotto un qualsivoglia bilancio, ogni revisore dei conti di Torino e dintorni ci pensa su due o tre volte, ci ripensa, e alla fine prende altro tempo per riconsiderare il tutto.
I revisori non firmano a muzzo
In conseguenza di quanto sopra, i revisori dei conti della Fondazione per il Libro hanno preteso e ottenuto il rispetto dei termini di legge che gli riconoscono 15 giorni di tempo per consegnare la loro relazione sulla proposta di bilancio votata dal CdA della Fondazione. Senza la relazione dei revisori il bilancio non può essere approvato dall'Assemblea dei Soci. E poiché il CdA ha votato la proposta di bilancio lunedì scorso, e ieri era giovedì, e non sono passati 15 giorni, i revisori si sono rifiutati di presentare una relazione buttata lì a muzzo tanto per contentare lorsignori; perché ormai tutti i revisori di Torino e dintorni hanno capito che a Torino non si scherza un cazzo.Sicché l'Assemblea dei Soci della Fondazione per il Libro, riunita ieri per quella che doveva essere la giornata decisiva per le sorti del Salone, non può che prendere atto della volontà dei revisori: l'approvazione del bilancio slitta alla prossima Assemblea, già fissata per il 6 novembre.
Ma se non si approva il bilancio, non si può dire ufficialmente che c'è un passivo di un milione (o un milione e mezzo, dipende da come verranno valutate alcune voci); e se non si può dire che c'è il passivo, manco si può decidere di liquidare la Fondazione per il Libro, che è poi l'obiettivo ultimo dell'intera pantomima.
Assemblea dei Soci e CdA: ma il CdA non c'è più
Intanto vi dico dell'Assemblea dei Soci. I soci della Fondazione, dopo la fuga proditoria di Miur e MiBACT, sono rimasti in tre:
Regione, Comune e Intesa-SanPaolo. Però all'Assemblea partecipano in tanti, perché c'è pure il CdA. La formazione-tipo è Chiampa, Chiarabella, Leon, Parigi; Coppola, Conterno, Gastaldo, Ferrari; Montalcini, Bray: giocano col 4-4-2, e in porta il felpato paratutto Gallino dell'ufficio stampa.
Attenzione, però: in questo momento l'intero CdA, compreso il presidente Bray, sono ex. Il 12 settembre scorso il Consiglio d'amministrazione della Fondazione per il Libro, arrivato alla scadenza, è stato prorogato di un mese dall'Assemblea dei Soci "in attesa di acquisire gli esiti della valutazione del marchio e del Business Plan". Adesso, come leggerete, ciò che c'era da acquisire è acquisito, e il CdA è definitivamente scaduto. Rimane in carica solo per l'amministrazione corrente. E' probabile che non verrà nominato un nuovo CdA, perché arriverà il liquidatore.
Ma non anticipiamo.
Che cosa fa un'Assemblea dei Soci quando non ha niente da fare?
Causa la ritrosia dei revisori dei conti a rischiare incontri ravvicinati con la magistratura, la simpatica compagnia di giro si è ritrovata ieri pomeriggio nella Sala Giunta della Regione in piazza Castello senza una benamata da fare; con buona pace del povero Bray che è venuto apposta da Roma. Gli altri, almeno, sono stanziali.
E allora, domanderete voi, come hanno trascorso il tempo, chiusi nella Sala Giunta della Regione?
Può prendere atto delle valutazioni di un marchio...
Secondo la versione ufficiale diffusa dal felpato paratutto, i simpatici giuggioloni si sono baloccati con questioni marginali, o scontate. In primis hanno "preso atto delle valutazioni del marchio Salone Internazionale del Libro eseguite dello studio Jacobacci & Partners. In sintesi la valutazione è stata pari a un importo compreso tra 108.000 e 215.000 euro". Ecco, magari di questa valutazione riparliamo quando avrò finito la prima parte del post, comica, e passerò a occuparmi di cose serie. Per adesso prendetela come un qualsiasi altra gag.
... oppure acquisire un irrinunciabile Business Plan...
Poi hanno "altresì acquisito il Business Plan di sviluppo 2018-2022, redatto con l’aiuto della società Deloitte, che evidenzia in estrema sintesi:- Il posizionamento del Salone Internazionale del Libro di Torino a livello di benchmark europeo (e fin qui ci siamo, mi pare giusto... Benchmark, certo. Naturalmente europeo. NdG).
- L’obiettivo di consolidare il ruolo di player nazionale e internazionale nel campo degli eventi editoriali (e io, idiota, pensavo che l'obiettivo del Salone fosse di diventare un "player" nazionale e internazionale nel campo dell'ortofrutta... NdG).
- L’obiettivo di rafforzare il ruolo del Salone quale creatore di contenuti culturali costruiti con logiche di innovazione e di sostenibilità economica (ecco un'altra rivelazione: un ignorante come me avrebbe concluso che il Salone deve produrre contenuti culturali sempre più antiquati, meglio se obsoleti, però spendendo un casino di soldi. Fortuna che sono arrivati 'sti professori a illuminarmi... NdG).
- La valenza di affidare la gestione economica del Salone a un operatore pubblico/privato o privato (il che significa tornare all'antico, quando la gestione economica l'aveva in mano Gl Events. Ma niente paura: ci sarà un bando, possiamo starcene tranquilli come piselli nei loro baccelli, NdG)".
Ecco, naturalmente in estrema sintesi, le grandi scoperte di un Business Plan redatto con l'aiuto di una società specializzata. Giuro che non l'ha scritto la mia nipotina di undici anni.
... o magari prendere atto delle tariffe
Poi, per dare un senso alla giornata, la compagnia di giro "ha preso atto infine della definizione delle tariffe per l’anno 2018 che verranno pubblicate nei prossimi giorni sul sito del Salone". E che vi pubblico in fondo a questo post. Non è chiaro però che cosa serva pubblicare le tariffe. Prossimamente (ma quanto prossimamente) la Fondazione verrà liquidata e la gestione commerciale del Salone sarà affidata ad altri tramite il solito bando trasparentissimo. Adesso in Fondazione c'è un ufficio creato apposta per la gestione commerciale: ma se un aspirante espositore chiama per prenotare uno stand, l'ufficio commerciale di una Fondazione liquidanda che impegni commerciali può prendere? Boh.Cuccurucù, la conferenza stampa non c'è più
E adesso la comica finale. Sempre secondo la versione ufficiale. Una conferenza stampa è convocata per le 16,30, al termine dell'Assemblea. I giornalisti si precipitano affamati di notizie. Mentre i mastini dell'informazione salgono in ascensore, alcuni assembleanti scendono alla chetichella e se la filano: le mie vedette avvistano Coppola e Gastaldo, ma credo che anche altri sgattaiolino in quel frangente.
Intanto i giornalisti sono radunati nella sala stampa, in attesa che s'appalesino i vari Chiampa e Chiarabella eccetera eccetera bramosi di rispondere trasparentemente alle lecite curiosità della libera informazione.
L'attesa si protrae. Non arriva nessuno. Io me li immagino tutti lì, dietro la porta, che si dan di gomito, dai, va' tu... no, vai tu che a me mi scappa da ridere...
Infine compare il felpato paratutto Gallino con una smazzata di fogli. La conferenza stampa è annullata, dice imbarazzato, però abbiamo un comunicato stampa.
Cioè, fammi capire. Altro che a Torino non si scherza un cazzo. Lo scherzetto eccolo qui. Lorsignori non parlano: ci mandano un foglietto scritto, perché ai foglietti scritti non puoi fare domande, puoi soltanto leggerli e prenderli per buoni. O anche usarli a scopi iginenici, fai tu. Per lorsignori è uguale.
Corre voce che Chiarabella si sia già rintanata in Comune, con la fida Leon. Sospetto si siano calate da una finestra sul retro, usando per fune un rotolo asciugamani.
Vano sperare nel Chiampa: il palazzo della Regione è casa sua, capace che ci passa la notte.
Ma alla fine il nostro piantonamento è premiato: appaiono, insieme, l'assessore Parigi, il presidente Bray e il vicepresidente Montalcini. La muta dei segugi si lancia su Bray, così l'agile Antonellina può defilarsi e svanire tra i turisti di piazza Castello, mentre Montalcini, avvantaggiato dal prefisso "vice", marcia con passa spedito al fianco di Bray e della muta, finché all'angolo di via Roma se ne va indisturbato per la sua strada.
Massimo Bray, zainetto in spalla e sorriso friendly, fa la cosa più logica - talmente logica che uno si chiede perché non l'hanno fatto subito, scendendo a dire due parole in conferenza stampa. Risponde diplomaticamente ma apertamente alle domande dei segugi. Dice le stesse cose scritte nel comunicato: ma le spiega, così i giornalisti capiscono e si convincono di avere notizie fresche. Ok, alcuni capiscono ciò per broca: ma questo è un inevitabile danno collaterale di qualsiasi intervista collettiva. Morale: giunti in piazza San Carlo la muta saziata di risposte rinuncia all'inseguimento, e Bray ed io possiamo proseguire la nostra passeggiata, in compagnia del felpato Gallino, chiacchierando di comuni amici e altre nugae. A Porta Nuova ci salutiamo. Bray prende il treno, io torno alla macchina di buon passo: il ticket della sosta mi è scaduto da mezz'ora.
Un dato è certo: lo stop imposto dai revisori dei conti e il conseguente rinvio dell'approvazione del bilancio non sono un colpo di scena dell'ultimo minuto. Il comunicato stampa distribuito ai giornalisti era già pronto, non è che il felpato paratutto lo scrive all'impronta accoccolato sui gradini del palazzo. Ma allora perché convocare una conferenza stampa?
Aggiungo un altro indizio. I dipendenti della Fondazione hanno capito che la corsa è finita. Ieri alcuni di loro si presentano davanti alla Regione, vogliono assistere alla conferenza stampa. Non li lasciano salire. Ciò - oltre a essere un gesto poco bello - dimostra che alle 16,30 la conferenza è ancora in programma.
Ma per dire cosa, visto che è già pronto un comunicato? La risposta più semplice arriva dal felpato Gallino: la conferenza, nelle intenzioni, serviva a fare chiarezza delle tante ipotesi circolate nei giorni scorsi (by the way: ho motivo di confermare quanto ho scritto sullo "spezzatino del Salone").
E invece la conferenza salta quando la sala è già piena. E' successo qualcosa. Ma cosa?
La versione più banale è anche la più pittoresca: dopo aver preso atto della valutazione, acquisito il Business Plan e preso infine atto delle tariffe, quelli dell'Assemblea si rendono conto che non c'è niente da dire in conferenza stampa. Quello che parla sempre in piemontese sbotta "cusa fuma la cunferensa, mi a-l'hai nent da dì"; quella della trasparenza ribadisce che lei la conferenza stampa anche no; e quelli che possono se la svignano all'inglese. Gli altri si attardano per mettere a punto le prossime mosse.
Ma attenzione: se si parla della scelta del liquidatore, significa che la messa in liquidazione della Fondazione per il Libro è cosa decisa; e si farà non appena approvato il bilancio che certifica la passività che nessuno dei soci (men che meno un improbabilissimo "nuovo socio") è disposto a ripianare. Non il Comune, che non ha soldi; non banca Intesa, che ne ha fin sopra i capelli di 'sto puttanaio infinito in cui s'è ficcata; e nemmeno la Regione, che non nuota nell'oro. Ma anche ne avesse, secondo me il Chiampa non ci tiene più tanto a ripianare o ricapitalizzare che dir si voglia: che poi va a finire come l'altra volta, Chiarabella si prende il merito di "aver salvato il Salone" e lui ci fa la figura dello stasi che paga mentre l'altra fa la splendida. Sotto elezioni.
Dicono che le ultime vicende del Salone hanno svalutato il marchio. Scusate, volpi del deserto, vi ricordate del Premio Grinzane? Dovreste ricordarvene, direi. Beh, se non era sputtanato quel marchio... Eppure, guarda un po', quel marchio sputtanato fu venduto all'asta per 300 mila euro. E trovò un acquirente. A 300 mila euro. Tutti cretini tranne voi?
Un fatto è comunque certo. Meno vale il marchio, più cresce il deficit. E di conseguenza diventa vieppiù indispensabile liquidare la Fondazione per il Libro.
Adesso non è più così, nonostante i formali sorrisi sempre più tirati fra Chiampa e Chiarabella. La Fondazione è nata per essere governata a mezzadria. Ma oggi la mezzadria non è più un'opzione.
Insomma: sulla carta è uno stallo messicano. La politica, se esistesse, dovrebbe risolverlo con un compromesso senza vincitori né vinti.
Io me la immagino così.
Oltre a raccontare le notiziole che hanno scritto nel comunicato, lorsignori oggi vorrebbero fare un annuncio importante. Qualcosa che gli garantisca un figurone davanti ai giornalisti. Tipo, ad esempio, un accordo sulla questione Circolo dei Lettori-Fondazione Cultura.
Immagino - sempre nella mia teoria priva di conferme - che si siano già parlati nei giorni scorsi, arrivando a un punto d'incontro. Poi, durante l'Assemblea, qualcosa non funziona, magari litigano, il patto svanisce e a quel punto nessuno ha più voglia di scendere a recitare la commediola davanti ai cronisti.
Vi pare una cazzata? Massì. Pare anche a me. Ma in questa città, a immaginare le cazzate, spesso ci si azzecca.
Intanto i giornalisti sono radunati nella sala stampa, in attesa che s'appalesino i vari Chiampa e Chiarabella eccetera eccetera bramosi di rispondere trasparentemente alle lecite curiosità della libera informazione.
L'attesa si protrae. Non arriva nessuno. Io me li immagino tutti lì, dietro la porta, che si dan di gomito, dai, va' tu... no, vai tu che a me mi scappa da ridere...
Infine compare il felpato paratutto Gallino con una smazzata di fogli. La conferenza stampa è annullata, dice imbarazzato, però abbiamo un comunicato stampa.
Cioè, fammi capire. Altro che a Torino non si scherza un cazzo. Lo scherzetto eccolo qui. Lorsignori non parlano: ci mandano un foglietto scritto, perché ai foglietti scritti non puoi fare domande, puoi soltanto leggerli e prenderli per buoni. O anche usarli a scopi iginenici, fai tu. Per lorsignori è uguale.
Scene di caccia in piazza Castello
Vi risparmio la cronaca del mio incazzo. Sapete che non sopporto il perculamento. Ad ogni modo, i cronisti delusi lasciano brontolando il palazzo e si piazzano all'ingresso, in attesa che scenda qualcuno.Corre voce che Chiarabella si sia già rintanata in Comune, con la fida Leon. Sospetto si siano calate da una finestra sul retro, usando per fune un rotolo asciugamani.
Vano sperare nel Chiampa: il palazzo della Regione è casa sua, capace che ci passa la notte.
Ma alla fine il nostro piantonamento è premiato: appaiono, insieme, l'assessore Parigi, il presidente Bray e il vicepresidente Montalcini. La muta dei segugi si lancia su Bray, così l'agile Antonellina può defilarsi e svanire tra i turisti di piazza Castello, mentre Montalcini, avvantaggiato dal prefisso "vice", marcia con passa spedito al fianco di Bray e della muta, finché all'angolo di via Roma se ne va indisturbato per la sua strada.
Massimo Bray, zainetto in spalla e sorriso friendly, fa la cosa più logica - talmente logica che uno si chiede perché non l'hanno fatto subito, scendendo a dire due parole in conferenza stampa. Risponde diplomaticamente ma apertamente alle domande dei segugi. Dice le stesse cose scritte nel comunicato: ma le spiega, così i giornalisti capiscono e si convincono di avere notizie fresche. Ok, alcuni capiscono ciò per broca: ma questo è un inevitabile danno collaterale di qualsiasi intervista collettiva. Morale: giunti in piazza San Carlo la muta saziata di risposte rinuncia all'inseguimento, e Bray ed io possiamo proseguire la nostra passeggiata, in compagnia del felpato Gallino, chiacchierando di comuni amici e altre nugae. A Porta Nuova ci salutiamo. Bray prende il treno, io torno alla macchina di buon passo: il ticket della sosta mi è scaduto da mezz'ora.
Come scompare una conferenza stampa
Questi i fatti. Adesso viene la parte difficile. Capire cos'è successo davvero, e soprattutto cosa non è successo.Un dato è certo: lo stop imposto dai revisori dei conti e il conseguente rinvio dell'approvazione del bilancio non sono un colpo di scena dell'ultimo minuto. Il comunicato stampa distribuito ai giornalisti era già pronto, non è che il felpato paratutto lo scrive all'impronta accoccolato sui gradini del palazzo. Ma allora perché convocare una conferenza stampa?
Aggiungo un altro indizio. I dipendenti della Fondazione hanno capito che la corsa è finita. Ieri alcuni di loro si presentano davanti alla Regione, vogliono assistere alla conferenza stampa. Non li lasciano salire. Ciò - oltre a essere un gesto poco bello - dimostra che alle 16,30 la conferenza è ancora in programma.
Ma per dire cosa, visto che è già pronto un comunicato? La risposta più semplice arriva dal felpato Gallino: la conferenza, nelle intenzioni, serviva a fare chiarezza delle tante ipotesi circolate nei giorni scorsi (by the way: ho motivo di confermare quanto ho scritto sullo "spezzatino del Salone").
E invece la conferenza salta quando la sala è già piena. E' successo qualcosa. Ma cosa?
La versione più banale è anche la più pittoresca: dopo aver preso atto della valutazione, acquisito il Business Plan e preso infine atto delle tariffe, quelli dell'Assemblea si rendono conto che non c'è niente da dire in conferenza stampa. Quello che parla sempre in piemontese sbotta "cusa fuma la cunferensa, mi a-l'hai nent da dì"; quella della trasparenza ribadisce che lei la conferenza stampa anche no; e quelli che possono se la svignano all'inglese. Gli altri si attardano per mettere a punto le prossime mosse.
Se c'è un liquidatore, c'è una liquidazione
Penso di poter scrivere che hanno parlato della scelta del liquidatore: dovrà essere un professionista di provate capacità, e immune da qualsiasi influenza esterna. E vorrei ben vedere il contrario.Ma attenzione: se si parla della scelta del liquidatore, significa che la messa in liquidazione della Fondazione per il Libro è cosa decisa; e si farà non appena approvato il bilancio che certifica la passività che nessuno dei soci (men che meno un improbabilissimo "nuovo socio") è disposto a ripianare. Non il Comune, che non ha soldi; non banca Intesa, che ne ha fin sopra i capelli di 'sto puttanaio infinito in cui s'è ficcata; e nemmeno la Regione, che non nuota nell'oro. Ma anche ne avesse, secondo me il Chiampa non ci tiene più tanto a ripianare o ricapitalizzare che dir si voglia: che poi va a finire come l'altra volta, Chiarabella si prende il merito di "aver salvato il Salone" e lui ci fa la figura dello stasi che paga mentre l'altra fa la splendida. Sotto elezioni.
Il marchio in svendita
Però ciò che dà il colpo di grazia al bilancio della Fondazione è la svalutazione del marchio. Ok: 'sta storia della valutazione del marchio va approfondita. Ho scritto per primo che una valutazione di 1,8 milioni nel 2009, che erano ancora 1,3 nel 2014, non stava in piedi. Ma adesso mi sembra che esagerino al ribasso. Voglio dire: se davvero vendono il marchio (e se la Fondazione viene liquidata, lo devono vendere all'asta) per una cifra tra 108.000 e 215.000 euro, fermi tutti, tanto vale regalarlo ai milanesi, almeno facciamo un bel gesto e non facciamo conoscere per quella manica di coglioni che effettivamente siamo.Dicono che le ultime vicende del Salone hanno svalutato il marchio. Scusate, volpi del deserto, vi ricordate del Premio Grinzane? Dovreste ricordarvene, direi. Beh, se non era sputtanato quel marchio... Eppure, guarda un po', quel marchio sputtanato fu venduto all'asta per 300 mila euro. E trovò un acquirente. A 300 mila euro. Tutti cretini tranne voi?
Un fatto è comunque certo. Meno vale il marchio, più cresce il deficit. E di conseguenza diventa vieppiù indispensabile liquidare la Fondazione per il Libro.
La Fondazione, una governance a mezzadria
Adesso io faccio un ragionamento. La Fondazione per il Libro era il frutto della "concordia istituzionale" che per molti anni, tra alti e bassi, è regnata fra Regione e Comune, anche con giunte di diverso colore. Le giunte regionali di centrodestra a volte facevano il piangina sull'egemonia rossa al Salone, ma alla fin fine lo scaltro Picchioni dava l'impressione di accontentare un po' tutti, e le baruffe finivano a tarallucci e vino.Adesso non è più così, nonostante i formali sorrisi sempre più tirati fra Chiampa e Chiarabella. La Fondazione è nata per essere governata a mezzadria. Ma oggi la mezzadria non è più un'opzione.
Chi comanderà al Salone?
Poter condizionare la linea editoriale del Salone diventa quindi una questione di egemonia culturale. E' l'aspetto che mi affascina del progetto di affidare al Circolo dei Lettori e/o alla Fondazione Cultura la programmazione del Salone. Il Circolo dei Lettori è un'emanazione della Regione, il Comune non ha voce in capitolo. In compenso la Fondazione Cultura è roba del Comune, la Regione ne è fuori. Ne discende che se il palinsesto del Salone lo curerà il Circolo, sarà un punto a favore della Regione; se toccherà alla Fondazione Cultura, sarà una vittoria di Chiarabella e uno smacco del Chiampa. E se lo fanno insieme? Si mandano affanculo nel giro di una settimana.Insomma: sulla carta è uno stallo messicano. La politica, se esistesse, dovrebbe risolverlo con un compromesso senza vincitori né vinti.
Teoria di Gabo: c'era un accordo, ma è saltato
Adesso mi esibisco in una teoria personale e alquanto retroscenista sul perché la conferenza stampa di oggi è stata annullata.Io me la immagino così.
Oltre a raccontare le notiziole che hanno scritto nel comunicato, lorsignori oggi vorrebbero fare un annuncio importante. Qualcosa che gli garantisca un figurone davanti ai giornalisti. Tipo, ad esempio, un accordo sulla questione Circolo dei Lettori-Fondazione Cultura.
Immagino - sempre nella mia teoria priva di conferme - che si siano già parlati nei giorni scorsi, arrivando a un punto d'incontro. Poi, durante l'Assemblea, qualcosa non funziona, magari litigano, il patto svanisce e a quel punto nessuno ha più voglia di scendere a recitare la commediola davanti ai cronisti.
Vi pare una cazzata? Massì. Pare anche a me. Ma in questa città, a immaginare le cazzate, spesso ci si azzecca.
Bonus track: le tariffe commerciali del Salone del Libro 2018
Stand liberi
Iscrizione entro 31/01
1 lato libero: 68 €/mq 2 lati liberi: 73 €/mq 3 lati liberi: 75 €/mq 4 lati liberi: 78 €/mq
Iscrizione dopo 31/01
1 lato libero: 75 €/mq 2 lati liberi: 80 €/mq 3 lati liberi: 82 €/mq 4 lati liberi: 85 €/mq
Con editore straniero ospite (stand minimo 16 mq)
Sconto del 10%
Quota iscrizione
Titolare: 400 € Titolare Amici del Salone: 250 € Ospite: 150 €
Assicurazione
Titolare di stand ed editore ospite: 60 €
Stand preallestiti
60 €/mq + Iva
Preallestito All-inclusive 8 mq
Iscrizione entro 31/01
1.000 € (l'intero stand)
Iscrizione dopo il 31/01
1.200 € (l'intero stand)
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