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MISERIA E NOBILTA' DEI MUSEI: IL BILANCIO NON PASSA, PASSIAMO ALLA QUESTUA

Al vostro buon cuore. Palazzo Madama non ha manco i soldi necessari
per restaurare venti miniature come questa, donate al museo nel 2005
I bilanci malignazzi, come tutte le altre sciagure che affliggono gli umani, viaggiano sempre in comitiva. I casini che stanno abbattendosi su Torino in virtù del bilancio comunale sono descritti con vividezza da qualsiasi giornale e sito. Ma per una naturalissima associazione di idee mi sovviene che un altro bilancio, con il passare dei giorni, mi diventa sempre più problematico: trattasi del bilancio d'esercizio 2016 della Fondazione Torino Musei. Roba vecchia, penseranno i lettori. Peccato però che a ieri, 17 ottobre 2017, il bilancio del 2016 non sia ancora approvato.

Un bilancio che tarda a nascere

Ciò non è normale. Di norma il bilancio d'esercizio di ogni anno solare viene approvato dal Consiglio direttivo della Fondazione - con il parere favorevole del Collegio dei revisori dei conti - attorno a giugno dell'anno successivo. Così è stato anche per quello del 2015, firmato dal Collegio dei revisori il 31 giugno 2016
Del bilancio 2016, invece, che in teoria doveva vedere la luce a giugno di quest'anno, mancano tuttora notizie. Per saperne di più ho sentito il direttore della Fondazione Musei, Cristian Valsecchi. Mi ha garantito che non ci sono problemi: il bilancio, mi dice, sarà approvato "molto presto".
Da altre fonti mi risulta però che qualche problemuccio c'è. Pare che qualcuno, nel Collegio dei revisori dei conti, si sia impuntato e non firmi il bilancio perché non risulta garantita la "continuità aziendale": in parole semplici, significa che i conti per il 2016 tornano, ma manca la garanzia delle risorse per continuare l'attività nel 2017. E per legge quando a una fondazione viene a mancare la "continuità aziendale" si prospetta la messa in liquidazione.

I tormenti di un revisore 

Sì, lo so che siamo alla fine del 2017 e l'attività della Fondazione Musei bene o male prosegue: ma i soldi promessi per quest'anno dal Comune arriveranno davvero? Non mi stanco di ripeterlo: c'è l'incognita dal conto capitale, soldi che il Comune non ha in cassa e dovrà trovare entro il 31 dicembre: e sono in conto capitale circa due terzi del contributo totale, già abbondantemente tagliato, che il Comune assegna alla Fondazione nel suo bilancio preventivo 2017.
Considerati lo stato finanziario del Comune, il canaio in atto, e le prospettive nerissime che si profilano, non mi parrebbe stravagante se il presidente di un collegio di revisori con la testa sul collo si rifiutasse di mettere la propria riverita firma sotto un documento che un domani potrebbe costringerlo a trascorrere alcune ore in amabili conversari con un magistrato, se non proprio una vacanza a spese dello Stato.

Garanzie? Sì, ma quali?

Per uscire dal cul di sacco, di recente il presidente della Fondazione Maurizio Cibrario ha chiesto al Comune la garanzia scritta che il contributo sarà erogato nei tempi e nella misura previsti. Lo ha chiesto sperando che un pezzo di carta sottoscritto dal sindaco o da chi per esso assicuri la "continuità aziendale" della Fondazione almeno per il 2017, esorcizzando lo spettro della liquidazione. Anche perché in quanto a fondazioni da liquidare per quest'anno siamo già serviti: teniamocene semmai una per il 2018, così non perdiamo le belle abitudini.
Cibrario spera che con la garanzia del Comune i
revisori firmeranno il sospirato bilancio d'esercizio 2016.
Dal Comune hanno risposto che certo, e come no, daranno tutte le garanzie del caso. Ma finora non mi risulta si sia visto qualcosa nero su bianco. E a essere sincero dubito pure che oggi la firma del sindaco o di Appendino basti a rassicurare un collegio sindacale giustamente cauto. Io, per dire, non mi sentirei troppo rassicurato.

La questua per un restauro

Questa ennesima puntata della lunga e dolorosa storia del bilancio della Fondazione Musei finisce qui. Ma le storie non finiscono mai, e spesso piccole e grandi notizie si intrecciano, e arricchiscono le storie, e le storie generano nuove storie che si inseguono e si moltiplicano nel magico mondo di Fantaghirò. 
Una piccola ma suggestiva notizia, ad esempio, è quella rilanciata ieri dall'Ansa"È online la nuova pagina web della Fondazione Torino Musei http://sostieni.fondazionetorinomusei.it uno strumento nato per raccogliere fondi a favore dei Musei Civici di Torino. Dopo il successo della prima campagna italiana di crowd-funding a sostegno di un museo lanciata nel 2013 da Palazzo Madama, che aveva consentito di raccogliere 96.000 euro per l'acquisto di un prezioso servizio in porcellana di Meissen appartenuto alla famiglia Taparelli d'Azeglio, il nuovo progetto è dedicato al restauro di 20 miniature appartenenti alle collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Palazzo Madama. La nuova raccolta si chiama L'amore è nelle piccole cose".
Ben piccole, e ben povere, cose. Perché un conto è fare appello all'orgoglio dei torinesi per aggiudicarsi un "pezzo" da 96 mila euro, legato alla storia della città, che il Museo non può permettersi di pagare: certo, è spiacevole che ai musei manchino i fondi per comperare nuove opere, però ci può ancora stare, in tempo di crisi. Ma apprendere che scarseggiano i denari per i restauri, cioé per la conservazione delle collezioni, per quella che è una delle missioni istituzionali di qualsiasi museo; e che per racimolare i ventimila euro necessari per il restauro di venti miniature un museo come Palazzo Madama sia costretto ad appellarsi alla buona volontà dei cittadini... beh, pensateci: a me questo non sembra tanto normale. 


Commenti

  1. Sono vergognosi a chiedere soldi ai cittadini, che gia’ gli pagano stipendi manutenzione ecc., per il restauro di preziose miniature che alcuni anni fa ricordo furono donate dalla famiglia di Alberto Bruni Tedeschi al museo della citta’ per essere conservate in un luogo deputato ( con grande ricevimento celebrativo al cospetto di Carla Bruni e l’allora consorte filosofo, la moglie Marisa, la sorella Valeria e l’allora ancora vivo fratello).

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