IL SALONE VENDE IL MARCHIO E GLI ALLESTIMENTI. A CHI? A CHE PREZZO? CON QUALI PROSPETTIVE? AH, SAPERLO...
AAA. Vendesi. La Sala Gialla che ospita gli incontri più affollati del Salone |
La lettera dei creditori
Gentile direttore, abbiamo assistito alla presentazione del XXXI Salone Internazionale del Libro di Torino. Abbiamo ascoltato la sindaca Appendino ed il presidente Chiamparino chiedere fiducia ai dipendenti della morente Fondazione, alle aziende fornitrici del Salone e ai loro collaboratori.
Capirà che, arrivati a questo punto, per noi è molto difficile avere fiducia nel loro operato. A governare sono le stesse strutture che hanno portato al fallimento della Fondazione per il Libro. Non vi è nessun rispetto dei nostri crediti e di tutto ciò che comporta per le nostre imprese, una situazione del genere. E’ stato nominato un liquidatore, che ha impiegato 5 mesi per capire che tra i clienti del suo studio vi sono alcuni dei creditori della Fondazione per il Libro. A questo proposito, per evidenziare la correttezza che regna da questa parte del tavolo, vi segnaliamo che nessuno del nostro gruppo ha assegnato alcuna pratica allo studio dell’avvocato Rossotto. Per fortuna il tribunale ha nominato immediatamente un sostituto, ma tra pochi giorni aprirà la kermesse e vorremmo assistere a qualcosa in più di una richiesta di fiducia.
La dichiarazione di Petrelli: Venderemo il marchio e le sale
Attenzione, perché adesso viene il bello. Ecco cosa scrivono a questo punto i creditori:
Il direttore Petrelli ci ha illustrato, in occasione dell’incontro tenutosi lo scorso martedì a Palazzo Lascaris, come intendano chiudere i conti, per poter liquidare i fornitori nel modo più indolore possibile. Riassumiamo brevemente: portare a un utile l’edizione 2018 e versarlo nelle casse della defunta Fondazione, vendere il Marchio del Salone (ohibo! A chi? E a quale prezzo? Al prezzo irrisorio di 160 mila euro fissato dall'ultima perizia? Stiamo freschi... NdG) e vendere le Sale (Rossa, Blu, Azzurra e Gialla) che erano state prodotte per il Salone della Musica e che sono oggi in pianta stabile presso il Lingotto Fiere (e anche qui: a chi le vendono? Le vendono al prezzo stimato nel 2014, che a bilancio superava il milione di euro? A distanza di quasi tre anni restano le stesse preoccupazioni che esprimevo in un post di tempi non sospetti, il 2 novembre 2015, giorno dei morti. Ma soprattutto: se vendono le strutture della quattro sale, come faranno il Salone del 2019? A meno che non se le comperino Comune e Regione - del che dubito fortemente - mi sembra logico immaginare che se le comperi chi comprerà anche il marchio, ovvero - azzardo a lume di naso - il privato che, Chiamparino dixit, si occuperà della gestione organizzativa del futuro Salone. Aggiungo un altro interrogativo, legato a ragionevoli valutazioni e non peregrini sospetti che ho descritto un paio di mesi va sul Corriere: quell'eventuale privato acquirente - che potrebbe anche essere, ipotizzo, Gl Events, o un altro operatore del settore fieristico - una volta acquisiti il marchio e gli allestimenti siamo sicuri che lascerà il Salone a Torino? Voglio dire: se è il padrone, sarà anche padrone di andarsene con il suo marchio e le sue sale dove meglio gli conviene. Tipo a Milano. Sarò un inguaribile pessimista, ma l'intera faccenda mi suona farlocca e/o preoccupante... NdG).
Le tre domande dei creditori
La lettera dei creditori prosegue così:
Ci mancano però 3 informazioni fondamentali a questo proposito: 1) questo piano porterà alla liquidazione totale di tutti i nostri crediti? (temo che la risposta sia no, come già ho spiegato. Specie se il marchio lo vendono a 160 mila euro. NdG)
2) in quali tempi? (temo che la risposta sia "lunghissimi", se penso alla millenaria durata della liquidazione del Grinzane... NdG)
3) siamo sicuri che la Corte di Cassazione non impedisca anche il travaso di questo eventuale utile nelle casse della Fondazione? (questo non lo so, ma non ci scommetterei... Men che meno sull'utile del Salone 2018, che non c'entra più con la Fondazione. Ma se lo dice Petrelli avrà le sue buone ragioni, mica è uno che parla per dare aria ai denti. NdG).
Tutto sembra procedere senza nessun tipo di urgenza e senza grosse innovazioni visto che anche nel 2017, prima di aprire il XXX Salone del Libro di Torino, si inneggiava allo spirito olimpico con la promessa di sistemare tutto per l’edizione dell’anno successivo, ma ci ritroviamo oggi con una situazione ancora peggiore. Per il futuro vorremmo che qualcuno salga su quel palco e dica: “Mi prendo io la responsabilità ed entro 'quella data' salderemo i debiti”. Come noi imprenditori abbiamo dovuto e continuiamo a fare con i nostri dipendenti ed i nostri fornitori. Il fumo negli occhi sul futuro, a questo punto è inaccettabile, chiediamo garanzie e tempistiche. Anche perché i tre asset descritti precedentemente, a patto che possano essere sufficienti al risanamento, saranno senz’altro oggetto di pignoramento e se non si decide subito il da farsi, rischiamo che il Salone del Libro 2019 non si possa proprio realizzare e che l’intero mercato fieristico locale subisca dei danni irreparabili.
Al. Fiere snc, d. b. Sound, Eventi 3 Srl, Eventi Liberi Srl, Euphon Communication S.P.A., Expo-rent Srl, Expo World Allestimenti Srl, Fabbricanti di Immagine, Fabio Ferrero Regista-Videomaker, Greenlife, Gallo TRE srl , LPG Pubblicità, Modo Srl, Musicalista , Ordo Srl, Papaianni Dino, P&P Italia, Reverse Agency, Socrate Technologies S.r.l., Spazio Eventi, Tipografia Alzaniti, Teknocongress, TR International Srl, WALBER Srl
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