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LO SPIRITO CONTINUA: UN POST CHE PARLA DI LUOGHI E AMICI PERDUTI, E DI UNA CITTA' DA RITROVARE

"Murazzi. Una storia vera" è un doc di Gianluca Saiu. Vale la pena di vederlo
E' on line da qualche giorno, se ne è già parlato parecchio in giro, e gentilmente Gianluca Saiu, l'autore del docufilm "Murazzi. Una storia vera", mi aveva subito mandato il link. Il film l'ho visto e mi è piaciuto; né poteva non piacermi, dato che racconta una storia che seppure in minimo parte è anche mia, come è di chiunque sia vissuto a Torino, in una certa Torino, tra un Novecento lungo a finire e un Duemila difficile da incominciare.
Finora non avevo segnalato qui sul blog "Murazzi. Una storia vera" per una forma di understatement: nel film ci sono anch'io, immeritatamente convocato a rievocare quella storia, come la ricordo, o almeno come mi sembra di averla vissuta. E insomma, mi sembrava di cattivo gusto parlare di un film dove ci sono anch'io; tipo volersi mettere in mostra. 
Poi però ho pensato che nel film ci sono le testimonianze di persone ben più importanti di me, che quella storia l'anno vissuta sul campo, notte dopo notte. E la storia è una storia comune, condivisa dalla mia generazione, e mi piacerebbe che il film lo vedesse chi l'ha vissuta e chi invece ancora non c'era. Mi addolora pensare che quella storia vada dispersa, come lacrime nella pioggia. E il film è mille volte meglio di un museo, per non lasciar morire quella storia. Perché in quelle notti, in quel posto, sono successe cose; anche cose brutte, d'accordo; però lì ha preso corpo il cambiamento; una certa idea di Torino che oggi stiamo perdendo, forse; o forse no, forse ce l'abbiamo ancora dentro e aspetta soltanto il momento giusto per tornare a volare. E il momento è arrivato. Se non ora, quando?
Vabbé, guardatevi il film di Gianluca: questo è il link video, e qui c'è la pagina Fb. Ci troverete - io almeno l'ho trovato - quello che fu lo spirito dei Muri. Uno spirito che continua. 
Cate Farassino ci ha lasciati nella notte fra il 4 e il 5 ottobre 2005
Uno spirito che ritroveremo forte e presente nei prossimi giorni, quando a Torino ci saranno due concerti che sono parte di quella storia. Sono quella storia. 
Il primo è il tradizionale concerto degli Amici di Piero, che ogni anno ricorda Piero Maccarino e Cate Farassino, due persone che ci hanno lasciati da troppi anni eppure sono sempre con noi, e sempre mancano.
E poi c'è la ferita ancora sanguinante della perdita di Carlo U. Rossi, nume tutelare della musica a Torino: Carlo verrà ricordato con il premio a lui intitolato e un concerto che si tiene a fine novembre al Conservatorio.
Piero Maccarino manca dal 1999
L'appuntamento con gli Amici di Piero è lunedì prossimo, il 12: scomparsa la sede storica del Cacao - spianato nell'ambito dell'alacre progetto municipale di desertificazione del Valentino - il concerto ha trovato una nuova casa alle Ogr. Il cast, come sempre, schiera gli amici; i musicisti che hanno condiviso strade, lavoro e sogni con Piero e con Cate, e quelli che erano troppo giovani ma sono sono cresciuti in quello spirito e con quello spirito: Subsonica, Linea 77, Bianco, Casino Royale, Bluebeaters, TTT, Johnson Righeira, Bandakadabra, Less Than a Cube, Gipsy Eyes. 
Alcuni di essi torneranno sul palco il 26, al Conservatorio, per onorare il ricordo di Carlo U. Rossi, l'uomo che per molti di loro è stato insieme un amico, un maestro, un genio ispiratore, un compagno di lavoro prezioso. Non voglio spoilerare troppo: di sicuro ci saranno i monumenti torinesi (dai Subs agli Africa Unite, agli Statuto) e tanti amici di fuori, dai Baustelle a Rocco Papaleo, Caparezza a Paola Turci. Quelli che fin dalle prime ore della tragedia si erano generosamente offerti per sostenere qualsiasi iniziativa in memoria di Carlo.
Carlo U. Rossi: nel 2015 un incidente stradale ce l'ha portato via
Naturalmente si esibiranno gratis, e altrettanto naturalmente gli incassi dei due concerti serviranno a finanziare i progetti benefici sostenuti dalla Fondazione Caterina Farassino per gli Amici di Piero, e dall'Associazione Culturale Carlo U. Rossi per la serata al Conservatorio. 
Ecco. Mi sembrava giusto mettere insieme queste storie, perché sono una storia sola. La storia di una città che ha voluto e saputo cambiare pelle. E non perde la memoria. Adesso qualcuno dice non avevamo capito niente. Odia il cielo chi non sa volare. Ma il cielo su Torino è ancora lì, è di tutti e nessuno lo può proibire. Lo spirito continua.
... e a proposito: Marco, dai, noi ti aspettiamo sempre.

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