Turista alla Stampa: Finardi durante la visita in redazione |
Ad ogni modo, bella serata. Lui in pallissima. Un affabulatore come ne ho visti pochi: la gente è rimasta ad ascoltarlo ipnotizzata, che parlasse di musica o dei disastri del liberismo. Con qualche battuta niente male. La migliore, riferita agli effetti dello scompenso tiroideo di cui ha sofferto: "Credevo di bruciare nel sacro fuoco dell'arte, e invece era la tiroide". Sul palco, con Eugenio c'erano Max Casacci dei Subsonica e il suo chitarrista e co-autore Giovanni "Giuvazza" Maggiore; in sala, oltre agli altri componenti della band finardiana - tutti torinesi - ho avvistato anche Ilda Curti, l'assessore più rock che abbiamo a Torino, e Tommaso Cerasuolo e Gigi Giancursio dei Perturbazione (hanno partecipato alla registrazione di "Fibrillante") e lo scrittore Fabio Geda ("Nel mare ci sono i coccodrilli"), che ha così commentato su twitter: "Finardi è uomo di umanità cosmica oltre che grandissimo musicista. Avercene". Difficile dargli torto. E il disco è partito bene. Come sapete, nel pomeriggio avevo videointervistato Finardi per LaStampa.it: qui c'è il link. Per i lettori del blog, però, c'è un bonus: il racconto della nascita di "Fibrillante" scritto da Finardi in persona. Enjoy. Finardi tornerà a Torino il 3 aprile per un concerto a Hiroshima mon Amour.
Come nasce "Fibrillante"
di Eugenio Finardi
Foto ricordo al Circolo con Gigi Giancursio (Perturbazione) |
Il disco ha cominciato a
prendere vita nella sala prove Loop Company di Strada del Drosso, a Torino,
quando io e la Band (Marco Lamagna, Paolo Gambino, Claudio Arfinengo e
Giuvazza) ci siamo trovati nell’ottobre 2012 per tre giorni di brain
storming durante i quali abbiamo giocato con un mare di idee e spunti
musicali.
Alcuni di esse non hanno dato
frutto, ma altre sono diventate le fondamenta sulle quali Giuvazza ed io, nella
primavera del 2013 abbiamo cominciato a costruire i primi brani.
In quel periodo, stavo
attraversando una tempesta
tiroidea che scatenava lampi di improvvisa
creatività che Giuvazza mi ha aiutato a focalizzare in testi e melodie intensi
e diretti.
Purtroppo, però, questa
iperattività aveva anche mandato in fibrillazione atriale il mio cuore: da qui
il titolo dell’album.
Furono giorni strani in cui
concerti e scrittura si alternavano a lunghe giornate in sale d’attesa
d'ospedale, durante le quali osservavo e ascoltavo l’umanità che mi stava
intorno dandomi l’ispirazione per molti testi.
Il giorno dei mio compleanno, mi è
stata regalata la guarigione.
Mi sono addormentato malato e mi
sono risvegliato sentendomi un leone.
Dopo dieci giorni di registrazioni
a Bruino con la Band e Carlo Miori, ho fatto ascoltare i pezzi a Max Casacci
che ne ha scelti dieci sui quali concentrare tutte le nostre forze.
Mi sono quindi trasferito per due
mesi nello splendido quartiere di Vanchiglia, a Torino, che mi ha accolto e
coccolato per tutta la realizzazione dell’album, diventando per me una seconda
casa in cui respirare umanità e creatività.
Finalmente, a novembre, il disco
era pronto per la masterizzazione, e devo ringraziare il mio caro amico Greg
Calbi, che ha trovato il tempo di dargli il tocco finale, ritagliandolo dal
lavoro di rimasterizzazione dei Beatles e dandomi l’opportunità di passare una
splendida ultima settimana con mia madre.
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