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L'AUTOBIOGRAFIA DI CARBONERO



L'elegante prosa del consigliere  Carbonero su Fb
Il mio articoletto su TorinoSette della scorsa settimana, che ho postato anche sul blog, e che comunque è linkato qui per vostra comodità, mi è valso una simpatica corrispondenza con il consigliere della Lega Nord Roberto Carbonero. Egli ha infatti ritenuto di inviarmi una sua dettagliata autobiografia, scritta in uno stile rude ma efficace. Il consigliere si appellava a un "diritto di replica" che purtroppo non esiste a livello legale: esiste quello alla rettifica, ma dallo scritto non emerge nessuna rettifica al mio articolo, che come chiunque può verificare, non  si occupava della carriera scolastica del consigliere Carbonero, né tantomeno dei suoi affetti famigliari, e neppure delle sue variegate esperienze professionali o dell'acquisto delle sue personali mutande (nell'articolo mi riferivo evidentemente a quelle del suo compagno di partito Roberto Cota). Tuttavia, pur se l'autobiografia di Carbonero non ha trovato spazio sugli organi d'informazione cartacea (fors'anche per la prolissità del testo), ritengo giusto (per completezza dell'informazione e perché io riconosco sempre a tutti il diritto di replicare) pubblicarla in questo blog, a edificazione dei lettori, che potranno certo trarne utili ammaestramenti. Per completezza dell'informazione, a seguire ho riprodotto la mia sintetica risposta, e un'ulteriore replica nella quale il consigliere Carbonero mi ammaestra sull'ABC della convivenza civile.  E a proposito di convivenza civile, per non farvi mancare nulla vi regalo pure una bella testimonianza di detto ABC tratta da diario Facebook (pubblico) dello stesso consigliere Carbonero. Una sola annotazione: sul finale della sua prima missiva, il consigliere Carbonero fa una inquietante allusione ai redditi di alcuni suoi colleghi del Consiglio comunale, dalla quale un lettore malizioso - come me - potrebbe dedurre che qualcuno fa il furbetto con le tasse. Che dire? Sono accuse gravi. Se il consigliere Carbonero sa qualcosa, è tenuto ad informare non me, ma la Guardia di Finanza. Non voglio neppure pensare che si tratti di diffamazione gratuita: non mi pare nello stile del consigliere Carbonero, uomo che - a giudicare dal suo scritto - è senz'altro equilibrato, civile, colto e spiritoso.
Il consigliere Roberto Carbonero (Lega Nord)
Bando alle ciance. Ecco a voi la prima lettera di Carbonero
.
Egregio EX direttore di Torino Sette Gabriele Ferraris,

mi prendo la presunzione di rispondere, anche e soprattutto per diritto di replica, alla sua poco felice e molto precaria, posticcia ed inesatta, mi consenta, analisi della mia vita pubblicata venerdì 24 gennaio su Torino Sette.

Perché presunzione?

Perché competere con il suo elevato grado di cultura da parte di un povero e “basico” essere umano è di certo un arduo tentativo, ma ritenendomi un uomo tenace tento questa quasi impossibile sfida.

Inizio questa mia con una premessa che reputo fondamentale per lo sviluppo della missiva.

Buonanima di mio padre, perso in discreta giovane età (avevo 26 anni ed ero da pochissimo sposato), amava ripetere ad ogni azione sbagliata, ad ogni errore di valutazione, che compivo: “prendi l’oggetto, osservalo su tutti i suoi lati analizzalo a fondo e poi memorizzalo, consapevole di conoscerne finalmente a fondo la forma”.

Ecco, dal basso di questa mia premessa, invito l’acculturata (con tanto di ostentazione da lei scritta nell’articolo inanellando una serie di titoli di spettacoli ed autori per meglio rimarcarla) signoria vostra a fare lo stesso esercizio con il soggetto sottoscritto Roberto Carbonero.

ESERCIZIO 1

La mia vita lavorativa è iniziata all’età di 17 anni, in quanto mio padre, quel signore dell’analisi sopra riportata, fiero operaio della FIAT, andava in pensione e mia madre operaia in un azienda tessile da li a poco l’avrebbe seguito, pertanto i bassi redditi in entrata non avrebbero concesso il lusso dello studio prolungato oltre la terza media al soggetto della sua superficiale e faziosa analisi.

ESERCIZIO 2

La mia vita lavorativa è proseguita tra stenti e difficoltà per il già allora difficile sistema di collocazione, ma reso possibile dalla tenacia e dalla grande voglia di non mollare.

Mi sembra corretto sempre per meglio darle conoscenza “dell’oggetto” sottoporle un piccolo riassunto;

da giovane BOCIA (sa cosa vuol dire essendo questa una espressione particolarmente popolare?) di un negozio di articoli sportivi, ad addetto di supermercato, ad addetto allo spurgo di linee fognarie poi promosso a responsabile, operativo ovviamente, del settore pulizie tecniche industriali meccanizzate e rifiuti tossico nocivi (in pratica sempre per meglio erudirla non mi calavo più nelle fogne ma nei condotti dei liquami e sfridi di una nota azienda automobilistica italiana per pulirle) durato alcuni anni, a venditore di prodotti alimentari per un noto marchio di prodotti caseari.

A questo punto il salto di qualità:

divento funzionario nell’azienda della quale sopra spiegavo le avventure fatte di condotti da pulire, poi un breve periodo da agente di commercio e per concludere l’approdo nell’azienda da lei citata e della quale mi onoro di far parte per il grande bagaglio professionale che ha saputo imprimermi.

ESERCIZIO 3

Giustamente ho dimenticato di dirle che nel frattempo ho sposato una donna in gamba, paziente e meravigliosa che mi ha sempre sostenuto in ognuno di questi affascinanti passaggi, che ho frequentato una scuola serale per vedere di raggiungere l’obbiettivo di una istruzione superiore. Purtroppo (o per fortuna, ammirando il suo grado di cultura e capacità di analisi forse per fortuna) grazie al più meraviglioso dono che la vita possa darti, la nascita di una figlia, un essere inarrivabile del quale ogni giorno vado fiero e per il quale ogni giorno sarei pronto a morire (lei può provare questa immensa emozione? Sa, non la conosco, non vorrei sbagliarmi nel valutarla), ho poi dovuto abbandonare il progetto istruttivo; ho quindi perso il mio secondo maestro di vita che era quel grande uomo di mio suocero sostituto impareggiabile di mio padre, per quella devastante e terribile malattia che ti distrugge moralmente, insieme al fisico, ed economicamente.

Così mi sono ritrovato con una vecchia madre da aiutare ed una anziana suocera da aiutare, da amare, da coccolare, da sostenere e sicuramente, ripeto, da aiutare.

Fatte queste tre frettolose analisi, che se vorrà personalmente approfondire in privata sede sarò felice di accontentarla, per non annoiare chi mi sta leggendo, vorrei concludere questo mio diritto di replica con queste ultime puntualizzazioni:

1) non ho SKY

2) in pizzeria ci andiamo pochissimo in quanto l’attività lavorativa e politica mi costringono fuori casa così tante ore che spesso quando torno la mia famiglia ha già cenato e comunque quando ci vado, vado in quella sotto casa perché comoda e perché il proprietario è un grande amico, un grande uomo che mi fa lo sconto e… lo scontrino.

3) alcuni di quei denari che lei ha prontamente messo in vetrina (tra l’altro si è ricordato di dire che sono lordi e tassati al 47%? Uhm…..mi sa di no - E invece sì, Ndr -) sono usati per aiutare qualche persona in difficoltà e fare qualche opera di bene - ma se la fai con il cuore non lo dici, lei invece mi ha costretto e questa è la prima ed ultima volta che lo faccio (dirlo ovviamente).

4) le mutande da sempre me le regalano per Natale mia madre e mia suocera ed ho la prova che le comprano al mercato, comprese 2 paia acquistate il Natale successivo alla mia elezione ironicamente verdi.

Chiudo davvero per non annoiarla permettendomi di farle alcune domande:

ma lei quanto guadagna e quanto ha faticato nella sua vita per arrivare a quel reddito?

Dato che è in pensione, perché vista la sua chiara estrazione di sinistra non si parcheggia in qualche “bueno ritiro” e lascia la possibilità di scrivere a qualche giovane e fulgida penna proprio per dimostrare che è giusto lasciare spazio ai giovani?

Perché, visto che ha intrapreso questa intelligente ed elevata ricerca nelle tasche delle persone altrui, non prova a frugare nelle tasche di alcuni consiglieri radical chic, cattocomunisti e comunque paladini dell’onesto ed integerrimo come lei e che poi dichiarano dai 16000 ai 21000 euro (lordi) l’anno e, a mia conoscenza, hanno addirittura a disposizione palazzi d’epoca?

Ah! Già!……..ma sono della sua stessa tribù, quelli non li tocca nessuno, lei primo tra tutti.

Con ossequi ed assoluta NON stima

Roberto Carbonero

p.s. ha notato che a parte l’intestazione non ho mai citato il suo nome?

E’ chiaramente una questione di stile, lei ce l’ha?

p.p.s. ma soprattutto, non ho capito, mi scusi, ma l’articolo era a favore del mondo del teatro/spettacolo?

Perché sa, o si è perso lei o mi sono perso io.
  
Ammetto di essermi perso io, in questa straordinaria vicenda dickensiana. Ma di certo la rampogna del consigliere Carbonero mi ha suscitato vari interrogativi. Soprattutto non capisco come mai quelli di destra, quando li critico, mi danno regolarmente del "comunista" o giù di lì, mentre quelli di sinistra, quando li prendo di mira, non mi danno mai del "fascista", e si limitano a definirmi un cialtrone. Non so quale preferisco come insulto: ma quegli altri mi riconoscono almeno una dignità politica... Vabbè, non ci perdo il sonno, ma vorrei capire.
Tornando a noi, ecco la mia succinta risposta alla prima lettere del consigliere Carbonero

Egregio signore

Non capisco che cosa ci sia da rettificare. La sua lettera è un'autobiografia scritta in uno stile rude e suggestivo, ma non riguarda argomenti trattati nel mio articolo. L'unica osservazione concreta, ovvero se io abbia specificato che il suo reddito (desunto dal sito del Comune, accessibile a tutti) è lordo, è inutile. Nel mio articolo, se avrà la bontà di leggerlo, lo specifico con chiarezza. Sorvolo sulle sue grevi considerazioni su ciò che dovrebbe fare un pensionato, e prendo serenamente atto della sua disistima. 

Cordiali saluti
Gabriele Ferraris

Chiusa qui? Manco per sogno. A stretto giro di mail, Carbonero, che ormai si è affezionato, mi beneficia di una sua dettagliata replica. 


Egregio giornalista Gabriele Ferraris

Leggo la mail che mi ha inviato in cui tenta di spiegarmi come non vi sia nulla da rettificare rispetto al suo editoriale apparso su TorinoSette lo scorso venerdì e comprendo come lei non abbia davvero capito il senso della mia risposta. Ero certo, anche quando scrivevo ciò che le ho inviato, che mai lei, dall’alto della sua supponenza, avrebbe acconsentito a dare spazio anche alla mia voce in risposta alle sue assurde valutazioni che partono da una difesa a spada tratta dell’operato della Stabile e conseguono in un attacco all’arma bianca alla mia persona, tutto per il semplice fatto che mi sono permesso di esternare una valutazione, un dubbio semplice, chiaro e anche per certi versi opportuno visto il ruolo che ricopro: se un ente pubblico riesce a creare un prodotto appetibile e ben fatto, che soddisfa i cittadini, con fondi molto minori rispetto al passato può venire da chiedersi: “chissà se i fondi di un tempo erano così necessari?”.

Una mia opinione, dunque, vale il pesante attacco che lei mi ha riservato nel tentativo, neanche troppo velato, di screditarmi di fronte ai lettori per il principio di certo parvenu del “ma questo che cosa vuole? Chi lo ha mai visto tra i nostri salotti, cosa volete che ci capisca di Stabile e di cultura?”. E quindi lei riterrà giusto ciò che ha fatto, riterrà opportune le pesanti allusioni e riterrà corrette le sue farneticanti valutazioni.

Sappia che in un mondo civile la replica/rettifica, dopo che si decide di massacrare in modo del tutto immotivato una persona, sarebbe non solo giusta, ma sacrosanta. Ciò sarebbe palese se non ci si ricordasse che il mondo dei giusti in cui lei vive non comprende i politici dello schieramento in cui io mi riconosco, verso i quali è necessario (come si evince dalle sue posizioni) compiere un atto di sfiducia a prescindere. La verità, in fondo, per chi la pensa come lei, sta sempre e soltanto da una parte e il contraddittorio o la possibilità di ascoltare cosa ha da dire anche l’altro è un fatto superfluo se non fastidioso.

Sa cosa dispiace davvero? Che nell’ingenuità di pensare che si possa discutere da persone civili ho ritenuto che una replica/rettifica, rispetto a quanto da lei scritto, realizzata in modo non formale, ma sincera e schietta, avrebbe potuto avere una possibilità di trovare uno spazio.

Prendo atto che non è così e che il Vostro concetto di dialogo... è sempre e solo a senso unico: un monologo in cui insultare e mettere alla pubblica berlina un Consigliere Comunale, perché ha espresso una sua posizione, è cosa buona è giusta.

Come le ho detto ne prendo atto ma ribadisco, per quella libertà di espressione che mi onoro (io) di difendere sempre, che non condivido.

Non mi aspettavo nulla di diverso da lei.

Prendo serenamente atto, infine, della Sua incapacità di comprendere come dal dialogo nasca sempre qualcosa di migliore.

Cordiali saluti

 Roberto Carbonero

Consigliere comunale di Torino

Presidente della Commissione Controllo di Gestione

Incuriosito da questo singolare amico di penna, sono andato a farmi un giretto sulla sua pagina Facebook, imbattendomi immediatamente in un post che mi suscita qualche interrogativo su ciò che il consigliere Carbonero intenda per "dialogo" e "libertà di espressione" che si onora (lui) di difendere.  Ho fotografato il post. E' quello che potete leggere in apertura di questo articolo. Una prosa suggestiva. Magari un filino popolaresca, ma indubbiamente esplicita. Con un'unica riserva. Non so a chi si riferisca il consigliere Carbonero, ma forse (dico forse) l'immagine di un consigliere comunale che, su una pagina di Fb visibile a tutti, se la prende con dei cittadini (e contribuenti) e si balocca immaginando ornitorinchi e "gai" che "si sfilano le mutande", non è troppo confacente alla dignità del ruolo pubblico che il consigliere Carbonero ricopre, tenuto conto che Facebook non è precisamente ciò che si intende per ambito privato e riservato. Ma non sono un esperto in materia di dignità dei pubblici amministratori. E nemmeno in materia di mutande. Forse qualcuno dalle parti di Carbonero ne sa di più. Attendo lumi.

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