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IL MIRACOLO DI SAN PIERO DA TORINO, CAPITALE EUROPEA DELLE BARACCHE


Cartolina da Torino, Capitale Europea della Cultura: piazzale Valdo Fusi (purtroppo l'odore non ve lo posso far sentire)
San Piero da Torino ha fatto il miracolo.
Ha guarito - temporaneamente - un anosmico.

Sono anosmico, e non c'è niente da ridere

L'anosmia è un handicap. Chi ne è colpito perde la capacità di percepire gli odori. A qualcuno farà ridere. Io sono anosmico e vi assicuro che non è per nulla divertente. Rispetto ad altri handicap potrà sembrare trascurabile. Ma espone a rischi gravi (non mi accorgo di una fuga di gas, ad esempio) e nega tanti piaceri della vita. Non sapete che cosa darei per poter sentire ancora, almeno una volta, l'aroma del tartufo, o più modestamente il profumo del pane appena sfornato, o dell'erba tagliata. Ho qualche vantaggio - posso entrare nei peggiori gabinetti di Caracas senza dare di stomaco - ma in linea di principio è molto spiacevole.

Torino come Lourdes: miracolato

Così, ieri pomeriggio, percorrendo via Giolitti verso piazzale Valdo Fusi, ho creduto che la Madonna mi avesse fatto la grazia. Ho avvertito un odore. Beh, non un odore piacevole. Era una puzza (anzi, una "spuzza" per restare in ambito mistico). Una terrificante spuzza di olio fritto e rifritto.
Vabbè, ho pensato, non fare il sofistico. Se la Madonna ti fa una grazia, immagino che tu non possa sottilizzare. La prendi com'è.

San Piero non è san Giovanni

In quella arrivo in piazzale Valdo Fusi e la mia fragile conversione svanisce sul nascere. Nessun intervento delle Alte Sfere. La (ahimé temporanea) guarigione era opera di un santo laico: San Piero da Torino. Sapete, quel santo che ha il suo eremo in Municipio, e che da quel reverendissimo cenobio aveva annunciato ai suoi fedeli, or non è guari, che mai più le piazze del centro si sarebbero trasformate in rosticcerie all'aperto.
Beh, san Giovanni non fa inganni, ma san Piero alle volte la verità non la dice davvero. In piazzale Valdo Fusi c'è una pittoresca bidonville dalla quale salgono al cielo, e alle mie nari, effluvi per nulla paradisiaci.

Una friggitoria open air

Nelle baracche si frigge alacremente per offrire a una folla di candidati al colesterolo cibi di strada d'ogni provenienza. Per fugare qualsiasi equivoco una delle baracche inalbera pure l'orgoglioso cartello "I ❤ gnocco fritto".
Uno spettacolo grandioso per gli occhi e per le narici. Persino per le mie. Che purtroppo  non sono state realmente miracolate. E' da ieri infatti che annuso qualsiasi cosa, senza nessun risultato. Con sprezzo del pericolo ho pure aspirato dal fornello di casa sperando di sentire almeno il gas, ma niente. Anosmico ero e anosmico resto. Non sono guarito, non c'entra la Madonna. E' tutto merito di san Piero. Il puzzo in piazzale Valdo Fusi è tale da battere persino la malattia. Davvero frustrante: dopo quasi vent'anni torno a percepire un odore, ed è l'odore dell'olio fritto.

Nessuna umana pietà per un piazzale martirizzato

Fassino (a sin.) dice a un turista che Torino è una Capitale Europea della Cultura
Archiviata tristemente la speranza che io possa di nuovo gioire per un tartufo, rimane l'ennesimo sconcio perpetrato ai danni delle piazze di una città che vorrebbe essere turistica. Lo ammetto: piazzale Valdo Fusi in materia di sconci ha una storia lunga e dolorosa. L'orrido maxi pollaio che campeggia protervo davanti alla facciata barocca del San Giovanni Vecchio (l'ultimo capolavoro del Castellamonte), è il simbolo di un intervento urbanistico da denuncia all'Unesco. Però i predecessori di san Piero, responsabili dell'immonda minchiata, hanno sempre affermato - con la sicumera che contraddistingue lorsignori - che in realtà grazie alla loro "vision" piazzale Valdo Fusi è diventato un gioiello architettonico della modernità, insieme elegante e sbarazzino. Dunque, basandomi sulla versione municipale, ne deriva che piazzale Valdo Fusi merita lo stesso rispetto di piazza Carignano. Aggiungo che - a prescindere da ogni valutazione artistica - piazzale Valdo Fusi è nel cuore di Torino, ci passano legioni di torinesi e - ciò che è peggio per la nostra immagine internazionale - anche legioni di turisti. A costoro offriamo già normalmente, in quel tristo luogo, uno spettacolo deprecabile sotto l'espetto estetico: aggiungeteci le baracche, la puzza e il cartello "I ❤ gnocco fritto", e voilà, eccovi la versione sabauda della favela.
Cartoline da Torino: l'aristocratica piazza Vittorio

Di baracca in baracca: piazza Vittorio superstar

Inseguito dai suggestivi afrori del terzo mondo proseguo la mia passeggiata e sbuco in piazza Vittorio. Lì, nessuna sorpresa: è il primo weekend di primavera, aprono le grandi mostre, ci sono le giornate del Fai, aspettiamo tanti tanti visitatori, e naturalmente in piazza Vittorio noi sbattiamo l'ennesima struttura da luna park di borgata. Dopo i Quattro Salti in Padella, stavolta i nostri pensosi amministratori ci regalano un gonfiabile nero che pubblicizza un'auto.
Immagino che la concessione del suolo pubblico in questo caso non sia però dettata da banale avidità del Comune, bensì da un preciso disegno culturale e identitario: con un'encomiabile alzata d'orgoglio municipale i genii di Palazzo civico vogliono ricordare a tutti, aborigeni e allogeni, che Torino era e resta la città dell'automobile. La Fca, che dio la benedica, sarà pure andata all'estero, ma noi in piazza Vittorio ci abbiamo la Mini, mica pizza e fichi.
Ehi, vigili, ma a questa in primo piano la multa non la fate?

Visit Torino, the slum lives here

Per finire, mi sia consentito di rivolgere un appello accorato ai maghi della rete che con straordinaria perizia e commovente acume gestiscono il surreale sito di propaganda turistica www.inpiemonteintorino.it: segnalate, vi supplico, anche questi eventi speciali, non soltanto la Festa patronale di san Savino. Ecchediamine: il mondo deve sapere quali meraviglie gli offriamo. Grazie.

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