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CHE COS'E' ARTISSIMA: UN POST CHE PARLA DI SOLDI, WELTANSHAUUNG,TAROCCAMENTI E TRABANT

Scene di lotta di classe in Comune: il proletario Trombotto scruta la plutocrate Cosulich
Immaginate la scena. Sono le dieci di questa mattina. In Commissione cultura c'è la direttrice di Artissima, Sarah Cosulich. Sciorina numeri, conti, prospettive. E dice quello che è naturale che la direttrice di una fiera d'arte dica: e cioé che l'attenzione di Artissima, che è una fiera commerciale e non un museo, è rivolta soprattutto ai collezionisti e ai galleristi. Tizi che arrivano a Torino da tutto il mondo, e si aspettano di trovare ad Artissima il gotha internazionale di chi vende e di chi compra. Perché succede così, nelle fiere d'arte che contano davvero. Vetrine del lusso artistico. Soldi veri e tanti, astenersi perditempo.

Affinità-divergenze tra il compagno Trombotto e Artissima

Ma ecco che il buon Trombotto se ne esce con una di quelle domande un po' ingarbugliate, che dietro hanno un mondo intero. Una weltanshauung. Magari demodé, ma granitica. Maurizio Trombotto è un consigliere comunale di Sel che se non ci fosse dovrebbero disegnarlo. L'ultimo comunista vero, in un mondo di voltagabbana. E' quello, per intenderci, che uscì dalla storia per entrare nella leggenda con la meravigliosa affermazione "Quanto alla scelta fra la caffetteria di charme e la pessima trattoria finto-ottocentesca, devo dire che io, per inclinazione personale, preferisco la pessima trattoria". Trabant forever.
Così Trombotto stamattina si domanda e domanda alla Cosulich se sia giusto che gli enti pubblici sostengano una manifestazione "con fini commerciali" anziché puntare su iniziative che "danno spazio ai giovani", tipo Paratissima o The Others.

Artissima spiegata al popolo in 7 semplici punti

Fantastico. Sarah Cosulich è già incazzata per via del "taroccamento" ordito da Paratissima; e stufa marcia di sentirsi ripetere da certi assessori che "però Paratissima se la cava senza contributi". Adesso questa sbrocca, penso. E invece no. Ha il self control della gran dama. Sorride al compagno Trombotto, e spiega cortesemente alcuni concetti che tento di sintetizzare perché mi paiono esaustivi per capire che cos'è Artissima e a che cosa serve:
1) Senza Artissima non esisterebbero né Paratissima, né The Others, che in qualche modo sfruttano il traino della fiera. Anzi, Sarah usa l'espressione "ci succhiano" (presumo "la scia", bella metafora ciclistica), e credo pensi alla campagna promozionale di Paratissima che deliberatamente imita quella di Artissima. Ma è l'unico deragliamento (difatti sostiene di non aver mai pronunciato quella "parola cattiva": e non sia mai detto che Gabo contraddica una signora, di certo sono io che ho inteso male e ho la mente piena di malvagi pensieri) e si riprende subito. Il successo e la visibilità di Artissima - dice in sostanza - permettono a tutte le realtà che vivono grazie a Artissima di crescere.
2) The Others e Paratissima sono realtà significative ma diverse da Artissima, con proposte e finalità differenti.
3) Non non tutte le opere d'arte contemporanea hanno lo stesso valore. Ed è possibile distinguere quelle di qualità da quelle che ne hanno meno.
4) Artissima distingue: ha curatori di livello internazionale e segue un percorso di serietà e selettività. A Paratissima chiunque può partecipare: per gli artisti esordienti che devono crescere è una grande opportunità, Paratissima permette a tutti di mettersi in gioco, però i collezionisti internazionali vogliono altro. Non puoi infilare nello stesso campionato la Juventus e la squadra del San Mauro, metaforizza Sarah. Artissima deve stabilire gerarchie e ruoli, proprio per non deludere le aspettative dei collezionisti abituati agli standard delle massime fiere d'arte contemporanea. 
5) Un percorso di alta qualità implica la rinuncia ai soldi facili. Certo, si incasserebbe di più affittando spazi a qualsiasi galleria o artista sconosciuto. Ma per una fiera non è importante avere tante gallerie, bensì avere le migliori: quest'anno sono 207 (il 70 per cento straniere), e Sarah ammette che ne basterebbero 150. Ma top. Ci sta lavorando.
6) Lo scopo di Artissima, in quanto fiera commerciale, è attrarre e conquistare i big spender, i collezionisti che comperano. Ad Artissima il range di spesa del collezionista-compratore va dai seimila ai 150 mila euro, con una media tra i 10-30 mila: si vendono benissimo i nuovi talenti, ancora abbordabili. Relativamente al folle mercato del contemporaneo, Artissima è quindi considerata una fiera "accessibile", ma capace di centrare comunque il secondo obiettivo di ogni fiera d'arte che si rispetti, ovvero la soddisfazione dei galleristi che combinano buoni affari e quindi tornano per l'edizione successiva. A Torino la percentuale dei ritorni è salita, in quattro anni, da 40 al 56 per cento.
7) C'è poi il pubblico dei "non collezionisti", e cioé la maggior parte dei 50 mila visitatori di Artissima, che non comperano nulla, se non il biglietto. Quel pubblico, dice Cosulich, rispetto a tante altre kermesse mondiali è un di più che ha Artissima, è la prova che la fiera è interessante anche per i non addetti ai lavori.  Ma una fiera, avverte, non è l'esperienza ideale per avvicinarsi all'arte contemporanea: quella funzione ce l'hanno i musei. 

I conti della Fiera

Detto cos'è Artissima, chiudo con qualche dato fornito dalla Cosulich in Commissione.
Artissima appartiene al Comune di Torino e della Regione Piemonte: è una società controllata dalla Fondazione Torino Musei e dispone di un budget di circa 2,5 milioni di euro, due terzi dei quali derivanti da proventi propri, ovvero la vendita degli spazi ai galleristi e dall'incasso della biglietteria. Il terzo restante, circa 800 mila euro, arriva per il 65% da sponsor privati (in crescita) e il resto da Fondazione Crt, Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio, Regione e Comune (quest'ultimo copre circa il 5 per cento della cifra totale).

2017 Fuga dal Lingotto? Una speranza chiamata Ogr

E' stata affrontata anche la questione dolente della sede. Il costo dell'Oval (550 mila o 700 mila euro, ci sono varie versioni) pesa enormemente. Ma da lì mi sa che non se ne esce. O Lingotto o Lingotto. Braccialarghe lo ha confermato ancora oggi in Commissione. 
Il presidente della Commissione, Luca Cassiani, ha invece un'alternativa in mente: le Ogr, che l'anno prossimo saranno, si spera, perfettamente agibili. 

Commenti

  1. io credo che dal lingotto se ne posssa uscire a breve.Aspettiamo termine lavori alle OGR..

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