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FASSINO DIFENDE GASTALDO. MA NON BISCIONE

Durante il question time in Consiglio comunale Fassino ha risposto all'interpellanza dei Cinquestelle sulla nomina di Piero Gastaldo nel CdA del Salone del  Libro , che presenta un (almeno apparente) vizio di forma: a quanto risulta, e come vi ho riferito, la candidatura del segretario generale della Compagnia di San Paolo a sedere nel Consiglio d'amministrazione del Salone è arrivata fuori tempo massimo, il suo ingresso nel CdA è stato deciso da Fassino soltanto dopo che l'11 settembre al Salone era capitato il  noto cataclisma. La nomina di Gastaldo è stata annunciata lo stesso giorno, il 18 settembre, in cui risulta pervenuta in Comune la mail con la sua "candidatura": con oltre due mesi di ritardo rispetto alla scadenza del 16 luglio.

Una semplice formalità

Chiaro, trattasi di formalità. Sappiamo benissimo come sono andate per davvero le cose: quando al Salone è scoppiato l'inferno, Fassino e Chiampa hanno supplicato a mani giunte Gastaldo e Lapucci di entrare nel CdA per sostenere con la loro credibilità (e con l'ombra rassicurante della Compagnia di San Paolo e della FondazioneCrt) un'istituzione, il Salone, già ben oltre l'orlo del tracollo. E grazie al cielo Gastaldo e Lapucci hanno accettato.
Tutto il resto è fuffa, compresa la "candidatura" in ritardo di Gastaldo, che figurati se gli passava per la mente di candidarsi.
Però è una fuffa prevista da un regolamento. E le leggi vanno rispettate. Specie da chi le ha fatte. Possibilmente.

Il battibecco Fassino-Appendino

Potete seguire la risposta di Fassino all'interpellanza cinquestelle e il successivo battibecco con il consigliere Appendino nel video della seduta, che vi linko qui (il battibecco è all'inizio, non dovete sorbirvi l'intera seduta).
In sostanza, Fassino afferma che "in  questa città, da quando sono sindaco, le nomine che ho fatto di persona  non sono mai state motivate politicamente", bensì basate su criteri di competenza e professionalità. Sui tempi della nomina di Gastaldo, Fassino sostiene che le candidature si devono intendere come semplice "manifestazione d'interesse" (niente "bando", quindi) e che la scadenze non era perentoria perché sul sito del Comune c'è un'apposita "clausola di salvaguardia" che consente di non tenere conto dei termini previsti.

Bando o non bando

Appendino replica che a lei del sito del Comune poco importa, ciò che conta è il regolamento votato da Consiglio. E dice una cosa molto condivisibile: il sindaco ha il potere di nominare chi vuole senza ricorrere al bando, assumendosi la responsabilità politica della sua scelta; ma allora perché fare dei bandi per poi disattenderli?
Poi Appendino rispolvera un suo classicone, ovvero la storia della strana nomina di Marco Biscione alla direzione del Mao: "Sono un po' stufa e mi spiace di essere qui per l'ennesima volta a sollecitare sul caso di una nomina dove si fa finta di rispettare una procedura trasparente e poi in realtà non si va fino in fondo... al Mao addirittura avevamo una  commissione esterna, e si è fatto finta che non esistesse una  graduatoria, poi si è nominato uno che non era il primo della  graduatoria dicendo che era il primo: delle cose obbrobriose di cui ci dovremmo vergognare come città".

Filura prende le distanze

Al che Fassino s'incazza, e afferma seccamente che al Mao non è stato lui a nominare il direttore, è stata la Fondazione. Dà l'impressione insomma di scaricare la responsabilità su Patrizia Aproni, che della Fondazione Torino Musei è presidente.

Una domanda e tre risposte

La vicenda è ormai stucchevole. Ma una domanda salta all'occhio. Seguite il ragionamento: Fassino prima dice che le nomine fatte da lui personalmente non hanno mai risposto a logiche politiche;  poi, quando gli ricordano la nomina del direttore del Mao, replica con veemenza "al Mao non sono stato io, è stata la Fondazione".
Che cosa significa? A rigor di logica, il combinato disposto delle due dichiarazioni porta ad almeno una di queste tre affermazioni conseguenti. O anche a tutte e tre:
1) Le nomine alla Fondazione Torino Musei non rispondono a criteri di competenza e professionalità.
2) La nomina del direttore del Mao non è condivisa da Fassino.
3) Fassino si chiama fuori dalla storiaccia del Mao e scarica l'Asproni.
Ah, saperlo. 

Commenti

  1. Commento musicale
    https://www.youtube.com/watch?v=yNB5FMQqpwQ

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  2. Ho visto il video, Appendino è come Davide contro Golia. Fa quasi tenerezza. Fassino è un politico consumato (la disinvoltura con cui difende l'indifendibile nomina della Presidente della Fondazione...). Al signore che modera la seduta preme solo di andare a mangiare... Che spettacolo.

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  3. Anche io ho visto il video e concordo con chi ha scritto prima di me.Però a me l' Appendino fa ammirazione:ammiro la voglia ancora che l'anima di non permettere che la prendono per sfinimento. E non fu il pastorello Davide a menar bastonate al gigante Golia? Spero che riesca a sfilare la poltrona al buon sindaco e mandare a casa Asproni e Biscione. La brutta vicenda della nomina del direttore del Mao è vicenda paradigmatica di chi usa la cosa pubblica con la protervia di chi si pensa inattaccabile. Ma il buon Fassino non pensa che gli elettori del suo partito (io ad esempio) abbiano oramai l'amara certezza che se per il Mao si è fatto così chissà quali e quante vicende inguardabili che muovono ben altri interessi, soldi e potere, lui ricopra o comunque avalli col suo silenzio e pilatesco comportamento? Ma a noi poveri ed esausti elettori rimane sempre un modo per far sentire il nostro dissenso...poi, non si venga a versar lacrime di coccodrillo...

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