La rabbia non basta, e soprattutto non spiega. E invece
bisogna capire e saper far di conto, per destreggiarsi fra le cupe previsioni
di cui vi ho parlato nel post "Il
silenzio degli
incoscienti". Perché solo una cosa è certa: l'apparato del pd vuole la
testa (meglio: la poltrona) dell'assessore Parigi. Meno certe (meglio: meno
chiare) sono le previsioni sul taglio ulteriore che dovrebbe subire
l'assessorato alla Cultura; taglio che potrebbe indurre l'esasperata Antonella
a levare il disturbo.
Non sono un esperto di bilanci, ma ho l'impressione che
persino gli esperti di bilanci avrebbero un bel daffare per orizzontarsi nelle
complesse pieghe del bilancio della Regione Piemonte. Per fortuna ho qualche
amico che ne capisce, e ieri mi sono arrivate indicazioni preziose che vi giro.
In sostanza, direi che il pericolo sia meno immediato ma peggiore: nel 2016 i
soldi potrebbero esserci, mentre nel 2017 sarà dramma vero.
I buchi non finiscono mai
Da quel che mi è dato di sapere, la situazione reale delle
finanze regionali pare essere più o meno questa: come ricorderete, la Regione
ha ottenuto dal Governo da qualche settimana il decreto "Salva
Piemonte". Per effetto del decreto legge, il disavanzo sostanziale
accertato dalla Corte dei Conti al termine dell’anno 2014 da 5.843.655.170 si
riduce a 1.264.190.000 e rotti. Questa cifra dovrà essere coperta in 7
anni: 180 milioni 980 mila all'anno.
Finito qui?
Purtroppo no. Dopo il decreto Salva Piemonte, cifre alla
mano, oltre al disavanzo rimangono 1,685 miliardi di residui attivi da
cancellare, a cui si dovranno sommare i 71,5 milioni relativi allo
“Sblocca-debiti”. Tradotto, «significa sostanzialmente per sette anni
destinare 255 milioni di euro non alle politiche, ma a coprire quel disavanzo», ha
spiegato il temibile assessore al Bilancio Reschigna. Di qua la paventata
necessità di ulteriori "sforbiciate" che darebbero il colpo di grazia
all'assessorato (e all'assessore) alla Cultura.
Una moderata speranza
Ma non è detta l'ultima parola. La legge di Bilancio 2016
potrebbe essere licenziata attorno al 10 dicembre, una data vincolata
quindi alla trattativa tra Regioni e Stato sulla legge di Stabilità. I
consiglieri interpellati dicono di non avere ancora le tabelle in mano. La
cessione una tantum dei beni immobiliari (tipo la sede della Regione in piazza
Castello) potrebbe rendere circa 60 milioni; a questo si aggiungerebbero -
dicono speranzosi i bene informati - non meglio precisate "entrate
straordinarie". Ahia... Ad ogni modo: con quei soldi potrebbero riuscire a
quadrare il cerchio (e i conti). Quasi. Forse. Per quest'anno.
Buona notizia di giornata: i 10 milioni ci saranno. Forse
Ma veniamo alla cultura: come
ben sapete, ha appena perso
10 milioni (in verità quasi 11) sul 2015, «perché comunque non saremo stati
in grado di pagarli ma saranno iscritti sul bilancio pluriennale 2016, in modo da rendere
possibili stabilire gli impegni con le associazioni culturali già entro la fine
di quest’anno», aveva dichiarato a suo tempo Reschigna. Io sospettavo la
promessa da marinaio: nel senso che i soldi alla fine della fiera non sarebbero
arrivati né adesso, né l'anno prossimo. E in effetti è proprio quella la cifra
che l'esasperata Parigi rischia di perdere definitivamente, sacrificata
sull'altare della nuova falla da 70 e passa milioni. Ma qui, forse, ho una
buona notizia: le voci di giornata, infatti, dicono che nel bilancio 2016 quei
soldi verranno confermati.
Ma nel 2017 non ce n'è per nessuno
Tutto a posto, quindi? Macché. Il problema pare spostarsi al
2017, che potrebbe davvero essere l’anno più nero della storia della Regione. I
bene informati - o i più pessimisti - sostengono infatti che a quel punto la
Regione, sempre gravata dai famigerati 255 milioni di copertura del disavanzo,
sarà davanti al baratro del default. Nessuno sa che cosa potrà accadere. Si
alzeranno di nuovo le tasse? Si chiederà di allentare la morsa dei tagli
previsti da Renzi e dalle leggi finanziarie precedenti?
Mah. Lo scopriremo solo vivendo. Temo però che non sarà un
bel vivere.
E nell'attesa continua l'assalto alla poltrona della Parigi
Nonostante le cupissime prospettive, al momento per
l’esasperata assessore Parigi pare (e sottolineo "pare") esserci qualche schiarita
sull’orizzonte dei soldi. Ma l’assalto
dei boss del pd alla sua poltrona non è per nulla terminato. Quattro
chiacchiere con le mie fonti in Regione mi hanno chiarito la strategia.
Intanto, gli esperti di intrighi di palazzo mi assicurano che il regista
dell'operazione sarebbe Gariglio
in persona. Costui in realtà avrebbe come vero obiettivo togliere alla
Pentenero - che detesta cordialmente - l'assessorato al Lavoro e Istruzione,
per rifilarle la Cultura. Quello spostamento, nella mentalità garigliesca, è la
peggiore della punizioni: "la cultura non porta voti", ricordate?
Pare che il pur cinico Chiampa non sia troppo convinto dell'operazione: a quanto mi dicono sarebbe deciso a non mettere mano alla giunta, almeno fino alle prossime elezioni comunali.
Pare che il pur cinico Chiampa non sia troppo convinto dell'operazione: a quanto mi dicono sarebbe deciso a non mettere mano alla giunta, almeno fino alle prossime elezioni comunali.
Ad ogni modo, se presto o tardi il colpo riuscisse, la defenestrazione della Parigi sarebbe comunque un mezzo, non
il fine: però comporterebbe l'ulteriore vantaggio di liberare la
poltrona della Pentenero deportata alla Cultura. Poltrona che verrebbe
vantaggiosamente assegnata a qualche fidato coboldo rimasto finora a bocca
asciutta. E in speranzosa attesa.
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