La Martini e la giuria: a destra Mastandrea scasciatissimo |
Rai, meglio tardi che mai
La Rai quest'anno ha scoperto finalmente il Tff: oltre allo spot (bello) in onda su tutte le reti, dedica al Festival di Torino un "daily" su RaiMovie e la trasmissione "Cinematografo" di Marzullo su Raiuno, ogni notte all'ora dei vampiri. Più vari servizi. Insomma, qualcosa si vede, rispetto al passato. Persino il direttore della sede Rai torinese, Pietro Grignani, dice che la Rai si è accorta del Festival. Bontà loro.E adesso che - dopo tanti anni di imbarazzante disinteresse - se ne finalmente sono accorti, danno una mano importante: hanno messo a disposizione del Tff la sede di via Verdi, per farne la "casa" che il Festival non ha mai avuto.
La lounge del Tff: in piedi in fondo Barbera parla con Damilano |
Nella casa del Festival
Nel palazzo Rai ci sono gli uffici del Tff, la sala stampa, la sala conferenze e anche una lounge per gli accreditati. La lounge è un posto ampio e bene illuminato; che la Coop - altro nuovo sponsor - mantiene ben fornito di cose da mangiare; e c'è pure una mostra d'arte, tanto per gradire. E' al secondo piano, senza ascensore: ci sono arrivato sull'orlo dell'infarto. Però c'è un montacarichi. Penso che lo userò. Comunque il Tff, alla trentatreesima edizione, ha finalmente una "sede operativa" degna di un grande festival. A un passo dal cinema Massimo, il cuore del Festival. Fantastico.Bonus track: i dipinti di Orson Welles
Otello secondo Orson Welles (recto e verso) |
Orson Welles si confronta costantemente con i personaggi di Shakespeare per oltre 40 anni: dalla prima messa in scena radiofonica del Giulio Cesare (1938) alla ricostruzione delle travagliate riprese di Otello in Filming Othello (1978). Shakespeare è stato per Welles fonte di ispirazione anche per la pittura. The Merchant of Venice, film TV girato e “perduto” nel 1969 e recentemente restaurato, mostra Welles, in una scena, intento a realizzare un ritratto di Shylock. Questa testimonianza rinvia a una delle esperienze creative meno conosciute di Orson Welles: la realizzazione di 12 dipinti di personaggi shakespeariani. A partire dal 1969, Welles progetta Orson’s Bag, serie tv per la CBS, di cui avrebbe dovuto far parte Il Mercante di Venezia, e inizia a dipingere a olio, sul retro delle scatole di legno dei suoi sigari preferiti, i Por Larrañaga, una serie di studi per un’iconografia shakespeariana, oggi conservati nell’Archivio Angelo Francesco Lavagnino, curato dalle figlie Alessandra, Bianca e Judica. Il Maestro Lavagnino, già compositore delle musiche di Othello (1952) e Falstaff (1965), racconta che per aiutare l’amico Orson, travolto da difficoltà produttive, gli propone di realizzare la colonna sonora del Mercante di Venezia, ricevendo in cambio uno di questi quadretti. Welles, forse, ritenne il lavoro di Lavagnino così importante da regalarglieli tutti. I 12 dipinti comprendono: un Macbeth a figura intera, sovrastato dalla sua inquietante ombra nera sul muro. Un secondo Macbeth è di profilo con a retro la frase: “Macbeth doesn’t seem to have worked - Macbeth non par e che abbia funzionato”: forse una nota di disappunto riferita a difficoltà di avvio della nuova versione televisiva. Più tormentato Otello: il personaggio emerge dalle tenebre, con Welles che scrive: “I hate this Othello, a good deal less than the others... BUT IT MUST FACE JAGO - Odio questo Otello di gran lunga meno di altri... MA DEVE FRONTEGGIARE JAGO”. Un faccia a faccia reso concreto da un’analoga raffigurazione di Jago, mentre Welles osserva: “IAGO I never played him but this half is needed to compile the Othello picture. - IAGO non l’ho mai interpretato ma questa metà è necessaria per completare Otello”. Il Moro di Venezia torna in un primo piano “pop” così presentato da Welles: “Othello as a comic strip - Otello come un fumetto”. Sono quattro, poi, le letture di Falstaff e tre i ritratti di Shylock. Il riutilizzo delle scatole dei sigari sembra allinearsi alla condizione creativa di Welles, costretto dalle difficoltà economiche a un continuo riciclo di progetti, set, collaboratori e materiali. Come sempre in Orson Welles un enigma svelato ne apre altri da sciogliere, questo aspetto del suo genio invita a continuare le ricerche d’archivio, a caccia di altri esempi della sua poliedrica creatività.
That's all, folks. E adesso davvero vado a dormire. Altrimenti l'infarto ho scampato sulle scale della Rai stamattina, me lo beccherò durante la "Notte Horror".
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Salve, sono arrivato qui grazie a google attraverso il post su merchandising e nuove tecnologie.
RispondiEliminaScusate se vado OT, ma potreste chiedere alla direttrice Martini dove si comprano i manifesti del TFF?
Non li ho trovati nè al Massimo né al negozio della Mole.
Già che ci siamo: buon festival a tutte e a tutti!
Mi sono informato: ecco quanto mi è stato risposto. La proposta è piaciuta al Festival, che ha interpellato alcune ditte a cui affidare la stampa on demand dei manifesti. Purtroppo i tempi stretti e l'incombere del Festival non hanno permesso di fornire il servizio subito, cioé durante il Tff adesso in corso; ma c'è tutta l'intenzione di partire quanto prima, offrendo fin dalle prossime settimane la possibilità di comperare i poster sul sito del Festival. Oltre che, beninteso, durante il Tff. Il prossimo, però.
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