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SALONE: ERA GIA' TUTTO PREVISTO

Giovanna Milella, presidente del Salone del Libro
Andiamo con ordine. Intanto, il comunicato dell'ufficio stampa del Salone del Libro, arrivato pochi minuti fa:

Il comunicato: un socio e tre sponsor

"Nel corso della seduta di giovedì 14 aprile 2016 sono state aperte le buste pervenute in risposta agli Avvisi pubblici di ricerca di mercato per l’individuazione di nuovi Soci Fondatori e di Sponsor per le edizioni 2016, 2017 e 2018 del Salone e di Sponsor per l’edizione 2016. Nella prima procedura (quella per la ricerca dei nuovi soci fondatori, NdG) è pervenuta una candidatura, quella di Intesa Sanpaolo S.p.A (Ma come? Ancora a gennaio la presidente Milella mi dichiarava, testualmente: "La trattativa con Unicredit è partita più tardi e quindi si chiuderà più tardi". Non sapevo che "più tardi" significasse "mai". NdG) . Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura - riunito oggi sotto la presidenza di Giovanna Milella e con la partecipazione dei consiglieri Piero Gastaldo, Luciano Conterno e Roberto Moisio - ha perciò dato mandato alla Presidente di dare corso, in coordinamento con i Soci Fondatori, alla negoziazione con Intesa Sanpaolo S.p.A. e con eventuali altri operatori economici che si dichiarino interessati ad assumere il ruolo di nuovi Soci Fondatori e di Sponsor per le edizioni 2016, 2017 e 2018 del Salone (Seee, altri operatori economici... Stai fresco... NdG). Nella seconda procedura (quella per trovare gli sponsor, NdG) sono pervenute tre offerte, quelle di Yakult Italia S.r.l., Pontevecchio S.r.l. e Guido Gobino S.r.l. (Apperò! NdG). Il Consiglio di Amministrazione, nella medesima seduta del 15 aprile 2016, ha deliberato di accettarle e ha dato nel contempo mandato alla Presidente, nell’intento di acquisire ulteriori risorse per l’edizione 2016, di continuare la ricerca di altri Sponsor (Riseee, altri sponsor... Ristai fresco... NdG). Il Consiglio di Amministrazione ha altresì espressamente approvato l’attività svolta dalla Presidente nella seduta del 14 aprile 2016, coerente con quanto disciplinato dagli Avvisi, che prevedono tale seduta come adempimento iniziale di un percorso da subito aperto alla partecipazione degli operatori economici coinvolti nella procedura, destinato a svilupparsi con i successivi adempimenti previsti, a confluire in una decisione del Consiglio di Amministrazione e, solo a completamento di quanto previsto nell’Avviso, a diventare conoscibile anche da parte di terzi".

Unicredit non c'è. E non c'è mai stata

Questo è quanto: unico aspirante socio è Intesa. Adesso che Unicredit ha ufficialmente tagliato la corda, tenendosi fuori dal pantano-Salone, non devo neppure sbattermi a scrivere un nuovo post. Era già tutto previsto. Unicredit non c'è mai stata. La sua disponibilità era soltanto una pia illusione. O un wishful thinking.
Dovrei partorire qualcosa a quest'ora? Mentre mi aspetta la cena? Molto più comodo autocitarmi.

Un post di quattro mesi fa

Era il 16 gennaio, esattamente quattro mesi fa. L'informazione culturale d'ogni dove inneggiava al salvifico avvento della banche Unicredit e Intesa nel ruolo di nuovi soci del Salone del Libro – operazione che veniva data per fatta, certa, certissima, anzi al più presto - e semmai avanzava qualche timore sul "ruolo" che le banche avrebbero avuto nel Salone. Io, uomo cattivo, su questo blog scrivevo: “La privatizzazione del Salone ad opera delle banche non sarebbe una tragedia per nessuno, tranne che per le banche. Le banche non sono un'istituzione caritatevole. Sono il tempio del profitto - me ne rendo conto ogni volta che discuto con il mio sportellista preferito. Ora: posso immaginare che Intesa - massimo creditore della Fondazione per il Libro tramite la controllata Banca Prossima - non abbia nessun interesse a lasciar fallire il proprio debitore. Ma francamente stento a convincermi che degli istituti di credito pensino di trarre un ragionevole profitto dall'organizzazione di un Salone del Libro. Altrettanto francamente, se la mia banca mostrasse simili velleità comincerei a guardarmi intorno per cercare qualche destinazione meno creativa per i miei pochi risparmi: le scommesse sportive, ad esempio”.
E aggiungevo: “In città circola però anche una storia diversa: le banche non hanno nessuna intenzione di invischiarsi nella Fondazione, e neppure nel Salone. Intervengono quest'anno (con il retropensiero di sganciarsi appena possibile) per salvare non tanto il Salone, quanto Fassino... L'intervento diretto degli istituti bancari (che Comune e Regione sollecitavano fin da settembre) sarebbe quindi maturato adesso per scongiurare un terremoto istituzionale. E avrebbe il respiro corto: passiamo la boa delle elezioni comunali, poi si vedrà. Anzi: poi ciascuno per sé e Dio per tutti”.
Ecco, lì un po' mi sbagliavo. E' successo prima. Ma è colpa del Salone, con quella stravagante trovata del “call” (o bando che sia) che scade prima del voto.
E comunque, resta perfetta la citazione finale, da Machiavelli: "E' necessario presupporre tutti gli uomini rei, e che li abbiano sempre a usare la malignità dello animo loro, qualunque volta ne abbiano libera occasione; e quando alcuna malignità sta occulta un tempo, procede da una occulta cagione, che, per non si essere veduta esperienza del contrario, non si conosce; ma la fa poi scoprire il tempo, il quale dicono essere padre d’ogni verità".

Gli sponsor e il peccato di ubris

Adesso dovrei occuparmi della questione sponsor: ovvero di come sia possibile che tramite Fondazione per la Cultura si trovino per il Festival Jazz primari sponsor (Iren, Poste, Pagine Gialle...) pronti a sganciare oltre ottocentomila euro, mentre per il Salone le adesioni siano - senza nulla togliere alle generose aziende che si sono proposte - come dire? modeste. Ma di questo preferisco scrivere domani. Il post si intitolerà, prevedo, "Torino, gli sponsor e il peccato di ubris".

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