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ARTISSIMA, ABBIAMO IL BANDO. E IO RESTO SCETTICO


Sarah Cosulich è alla sua ultima edizione di Artissima
Habemus bandum. Finalmente è stato pubblicato sul sito della Fondazione Musei il "call" (si dice "call") per il nuovo direttore di Artissima
Con buona pace di Sarah Cosulich. Libera di non partecipare.
Però, scusatemi, a leggere i giornali di oggi, con tutto quel coro di vestali del bando che esulta, un po' mi frullano i cabasisi. Vabbè, fanno il bando per cercare un nuovo direttore di Artissima. Nel nuovo mondo trasparente, chi ha fatto bene - anche benissimo - deve comunque sottoporsi al giudizio di una commissione composta da chi, forse, non sarebbe capace di fare quel lavoro sul quale giudicherà. Ma va così, da sempre: chi sa fa, e chi non sa pontifica.

La legge lo vuole, e bando sia

Premetto che sono informato dei fatti: e cioé che il bando è indispensabile e prescritto dalla legge, adesso che il Consiglio comunale s'era fatto la cappella del secolo (beh, una delle tante) votando - curiosamente con l'astensione dei soli cinquestelle Appendino e Bertola - una delibera che recepisce con entusiasmo il Testo unico sul pubblico impiego e impone il bando per qualsiasi incarico direttivo, compresi quelli artistici, anche negli enti controllati dal Comune. All'epoca l'assessore Braccialarghe ammise che sì, c'è una certa differenza tra scegliere un geometra e scegliere un direttore artistico, e che forse in date circostanze si potrebbe ricorrere a chiamate dirette. Però adesso Braccialarghe non è più assessore, il regolamento comunale resta, e allora via a tutto bando.
Non bastasse, nel caso di Sarah Cosulich ad Artissima c'è anche un altro paletto legislativo: non è possibile prorogare un contratto a tempo determinato per più di cinque anni: quindi, se non si facesse il bando, per confermare la Cosulich (in carica per l'appunto da cinque anni) sarebbe obbligatorio assumerla a tempo indeterminato. E ammetto che sarebbe davvero troppa grazia, E una minchiata galattica.
Quindi non c'è spazio per la discussione. La legge è legge.
Ciò premesso, posso dire che a me - vecchio e cocciuto misoneista - il bando non sembra la panacea universale? E comunque comporta una serie di controindicazioni che mi arrogo il diritto di esporre, contro tutti e tutto.
Sono fatto così.

La scelta del chirurgo

Intanto, se ci tengono a bandare, lo facciano per benino.
Farlo per benino significa, intanto, prendere un impegno solenne: se è vero che solo il bando consente, sempre e comunque, di scegliere il professionista migliore, le signore Appendino, Leon, Parigi e Asproni si impegnino solennemente a individuare a mezzo bando anche la loro pettinatrice, o la sarta, chissamai... Non è così terribile. E' vero che quando mi è capitata la necessità, io mi sono scelto addirittura il chirurgo senza fare un bando, e mi è andata bene. Ma io sono un ragazzo fortunato.

Fermi tutti, arriva il bando!

Ma fare i bandi per benino significa anche farli sul serio. Cioé, fatemi capire. L'altro ieri si diffonde la notizia che il bando per il nuovo direttore sarà pubblicato entro poche ore sul sito della Fondazione Torino Musei. Il bando è già pronto, dicono, perché è lo stesso che doveva uscire l'anno scorso (poi non se ne fece nulla, alla Cosulich l'incarico venne prorogato di ulteriori dodici mesi, fino a marzo 2017. In pratica, fino alla fiera del 2016). La Cosulich va in tilt. Chiama i giornali e annuncia che mai e poi mai parteciperà al bando. Dopodiché, tutto tace. Le vestali del bando ripetono che il bando è necessario, prescritto per legge, indispensabile, miracoloso. Però per due giorni del bando non c'è traccia. Dovevano pubblicarlo martedì sul sito di Torino Musei. E' apparso solo adesso, alle ore 15 di giovedì 7 luglio.
A casa mia questo non si chiama fare le cose per benino.
Antonella Parigi e Patrizia Asproni
L'assessore Parigi, interpellata all'uopo, mi rivela che è stata lei a impuntarsi, per correttezza istituzionale, pretendendo che prima che finisse on line il bando venisse letto dal nuovo assessore comunale alla Cultura (e alle Fontane) Francesca Leon. Mi pare un bel gesto. Ma quasi due giorni per leggerlo mi sembrano un'esagerazione. Io ci ho messo tre minuti. E non sono nemmeno assessore.

Chi banda e chi sbanda

Comunque, trattasi di normalissimo bando, non ci voleva una scienza né per scriverlo né per leggerlo. Scade il 5 settembre, e se vi interessa lo trovate a questo link. Unico particolare curioso è che non ti dicono quanto ti pagano: "Sarà riconosciuto un trattamento economico e normativo adeguato alle esperienze professionali maturate" non è esattamente una proposta che non si può rifiutare. Altra particolarità è la frase "Il curriculum e il progetto saranno valutati dalla Fondazione Torino Musei", il che potrebbe anche voler dire che deciderà l'Asproni o chi ci sarà al posto suo: e dunque tanto valeva fare il bando, se poi le candidature non vengono esaminate da una commissione terza. Sarò disonesto dentro, ma chi mi impedisce di fare un bando così e poi chiamare mio cuggino e dirgli "dai, manda il curriculum, che tanto lo vedo io e ti sistemo una buona volta?". Asproni no di sicuro, non sarebbe da lei, benché non sia un mistero che alla presidente della Fondazione Torino Musei da sempre sta gozzo la Cosulich; e che con il Mao qualche problemino c'è stato...
Ok, alla fine una commissione la faranno. Però ammetterete che scritto così il bando lascia a desiderare.
Comunque, aggiungo, il nuovo direttore sarà scelto prima di Artissima, a novembre, ma assicurano che lo annunceranno soltanto a fiera conclusa "per non danneggiare" il lavoro di Sarah. Se riescono a tenere il nome segreto, invito l'Asproni a cena al Cambio.

Ma perché la Cosulich non partecipa?

Bat-Cosulich si ribella a Wonder Chiara: "Il bando mai!"
Qualcuno, a questo punto, obietterà che non si capisce la repulsione di Sarah Cosulich per il bando. Se è così brava (ed è brava), partecipi, e di sicuro vincerà. Dov'è il problema? Vorrà mica dirci che teme di essere bocciata? Sì, vabbé, c'è la questione della commissione mancante, ma stiamo a fare le dietrologie?
Aggiungo che la Cosulich ha torto marcio
, a prenderla come un reato di lesa maestà. Se la legge lo impone, nessuno può farci nulla, e non è uno spregio ad personam. Né può pretendere che l'assumano in pianta stabile, come un usciere.
Però, pur vedendo che la sua posizione non regge, io Sarah la capisco. C'è gente che ha una discreta opinione di sé. E parlo di gente che ha buoni motivi per avercela. Quindi, il ragionamento è questo: io sono chi sono, cosa faccio e come lo faccio lo sapete. Se vi interessa, sono qui. Sennò, andatevene affanculo, troverò di meglio.
Ok, non è molto ugualitario e democratico: però ci sono in giro elementi così, che non credono che uno vale uno. E chi non è d'accordo può sottoscrivere il succitato impegno sulla scelta del chirurgo o della sarta.

Se vieni ad Artissima ti trovi benissimo

Nel caso di Artissima, poi, suscita qualche riflessione il fatto che le grandi fiere d'arte internazionali non ricorrano a bandi, per scegliersi i direttori artistici: sono enti privati, chiamano i migliori sul mercato, li pagano profumatamente e non gli rompono i coglioni. Ora, mi domando quale tra quei migliori, contesi delle fiere più serie e accreditate, prenderebbe in considerazione il bando per venire a dirigere Artissima, ovvero una realtà mista, dove il capitale (e il peso) pubblico è determinante. Avranno voglia, i migliori, di sottoporsi a un esame che a taluni potrebbe sembrare insultante, con la certezza, in caso di vittoria, di guadagnare meno di quanto prenderebbero altrove e di avere, in compenso, le glorie triturate quotidianamente da legioni di pompose nullità ignoranti di tutto, ma su tutto pontificanti?
Bah. Lo scopriremo solo vivendo.

L'ultimo rifugio degli indecisi a tutto

In questa prospettiva - inidonea ai tempi nuovi, lo ammetto; ma datemi tempo, cercherò di adeguarmi - il bando, più che un sistema infallibile per scegliere bene, appare come una ammissione di inadeguatezza. Coloro che abbiamo votato, e che paghiamo, si riconoscono inabili. Noi non siamo in grado di decidere, dicono: non possediamo gli strumenti culturali e politici per farlo. Siamo troppo incapaci, o troppo disonesti, per assumerci una simile responsabilità. Ah già, perché c'è anche la questione della disonestà: se tu scegli i tuoi amichetti, anziché quelli capaci, allora sei disonesto. E qui si aprirebbe un lungo discorso sui disonesti. Mi ricordo quando in campagna, la notte, non chiudevano la porta di casa. Adesso si barricano come a Fort Apache. Certo, c'è più sicurezza (ovvero più trasparenza: ti dico chiaro che non voglio che tu mi entri in casa a rubare). Ma non mi sembra che ciò venga considerato un gran passo avanti per l'umanità. Ammettere che l'illegalità si diffonde e opporvisi con provvedimenti sempre più rigidi è una triste necessità. Non un successo di cui rallegrarsi.
Morale. Facciamo un bel bando, formiamo una commissione giudicatrice, e ci togliamo il pensiero.

Quanti direttori per il Museo del Cinema?

Resta da esaminare l'altro caso di cui si dibatte sulle gazzette: quello del Museo del Cinema. Alberto Barbera è stato confermato direttore fino a ottobre; s'era detto che sarebbe rimasto comunque come direttore artistico, affiancato da un direttore amministrativo. Manco Barbera avesse devastato i bilanci, cosa che proprio non risulta. Ma a quanto pare la soluzione era troppo semplice, per cui adesso parlano di un nuovo direttore tout court, scelto tramite bando (che è già pubblicato, almeno questo) e di un "eventuale" contratto di consulenza per Barbera. Molto eventuale, visto che madamin Appendino già dai banchi dell'opposizione scalpitava per giubilarlo.
La cosa fastidiosa è che adesso tutti, ma proprio tutti, fanno i nesci, e dicono che era già deciso così: peccato che le dichiarazioni dell'epoca, come potete leggere nel post del 22 dicembre, fossero di ben altro tenore. Senza tanti "eventualmente".
Però chi sa mi spiega che lo statuto del Museo del Cinema - contrariamente a quello dello Stabile - prevede un solo direttore. Quindi, a meno di non cambiare lo statuto, sarà necessario che il direttore incaricato deleghi la programmazione artistica a un consulente. E, aggiungono coloro che sanno e decidono, che "da tempo tutti convenivano sulla necessità che il Museo del Cinema abbia un direttore amministrativo".
Capito. Ma pensarci prima, no? Se tutti convenivano, perché aspettare l'ultimo momento?
Correttezza istituzionale anche lì, mi dicono. Bisognerà parlarne con il nuovo assessore comunale. Quello ai musei, che si occupa del personale, ovvero Francesca Leon? Oppure quello alle manifestazioni, ovvero madamin Appendino, o chi per essa? Penso che parleranno con la Leon. Tanto per cominciare.

Patatine Kubrick, e sai cosa mangi

L'aspetto comico della faccenda sta nel profilo del futuro direttore, come delineato dal bando. Tenete conto che lì si parla di "direttore", senza specificare nulla; per cui, in assenza di un "eventuale" consulente artistico, da tale direttore dovrebbe, a logica, dipendere anche l'attività culturale del Museo. Che si occupa, lo ricordo en passant, di cinema.
Il nuovo direttore del Museo del Cinema in missione a Cannes

Riproduco, a beneficio del colto e dell'inclita, i compiti del futuro direttore: "Cura la gestione organizzativa, amministrativa e finanziaria della Fondazione, in conformità alle deleghe attribuite dal Comitato di Gestione; coadiuva il Comitato nella predisposizione del bilancio preventivo e consuntivo; cura e coordina i rapporti con i soggetti coinvolti nella gestione delle diverse attività della Fondazione; rappresenta la Fondazione come Datore di lavoro ed esercita la funzione di Responsabile del Personale curando, nei limiti fissati dal Comitato di Gestione, la gestione e l’organizzazione delle risorse umane, anche con riferimento agli aspetti disciplinari e in ottemperanza alle vigenti disposizioni di legge e regolamentari; cura la definizione e l’attuazione del piano di comunicazione interna ed esterna della Fondazione; cura lo sviluppo delle attività di fundraising in collaborazione con gli altri soggetti incaricati". Insomma, cercano un amministrativo. Un capo del personale. Un ragioniere. Fors'anche un manager. Il cinema? Boh, cos'è? Cioé, io ho Sky, vale?
La conferma arriva dai requisiti, che riporto diligentemente, elencati alla voce "Titolo di studio e capacità professionali (ma quali capacità? Fare di conto o non dormire durante i film di Kiarostami? NdG). Essi sono, udite udite: "Laurea specialistica, magistrale o equiparata, conseguita presso Università italiana, istituto di istruzione universitario equiparato ovvero presso una struttura universitaria estera (laurea in cosa? In storia del cinema o è meglio economia e commercio? NdG); esperienza pluriennale in posizioni di responsabilità, maturata all’interno di strutture culturali pubbliche o private, affini per contesto e complessità e preferibilmente di carattere museale (cioé, se hai diretto Venezia e Tff e dai del tu a Scorsese hai meno titoli di uno che viene dagli Uffizi? NdG); consolidata esperienza di carattere manageriale nella gestione e organizzazione di risorse umane ed economico-finanziarie; predisposizione al lavoro in team; spiccata attitudine all’analisi e al miglioramento di processi e procedure; ottima conoscenza, scritta e parlata, della lingua italiana (ecco, per carità, almeno quello... NdG) e inglese. Costituisce titolo preferenziale la conoscenza di ulteriori lingue straniere (ah be', allora vai col noio volevan savuar - però il film può non averlo visto... NdG)".
Insomma, in base a questo bando il prossimo direttore del Museo del Cinema di Torino potrà, legittimamente e in piena trasparenza, credere che Kubrick sia una marca di patatine fritte, e Fellini una discoteca della bassa emiliana.

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