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DI FENICOTTERI, GRANDI IMPRESE E PRESIDENTI TITUBANTI: UNA LETTERA DA LONTANO


Nella casa sulla scogliera si sentono soltanto il vento e le onde e i richiami dei gabbiani che cabrano sfiorando le persiane verdi. Una sera, sopra le nostre teste è passato un fenicottero che tornava agli stagni sull'altra costa, a est: ed è l'unica notizia davvero rilevante, perché fino a quattro o cinque anni fa i fenicotteri non si spingevano da questa parte dell'isola, mentre ora attraversano anche lo stretto e volano verso Carloforte, e se la colonia si estende e prospera è un buon segnale per tutti, non soltanto per i fenicotteri. A parte che a me piacciono i fenicotteri, ma una volta per vederli toccava andare in Africa, ed era scomodo, o guardare i documentari della Disney o di National Geographic, e non è la stessa emozione.
Ogni tanto, quando ho visto molte onde frangersi sugli scogli e molti cespugli di mirto e rosmarino e lentisco piegarsi nel vento e molti gabbiani e magari anche un fenicottero volare attorno alla casa, mi prende la curiosità di sapere cosa state combinando, così apro internet e scorro le homepage dei giornali torinesi.

Chiara, Piero e la tigre di carta

Sono rassicuranti, i giornali: non mi sto perdendo nulla. Tutto procede secondo copione. L'inchiesta sui bizzarri rapporti fra Gl Events e enti locali allarga lo sguardo dal Salone del Libro ad Artissimacom'è naturale trattandosi della stessa partita di giro. Avendone scritto e riscritto, non vale la pena di tornarci su. Semmai, è facile prevedere che arriveranno altre svolte. La sudditanza degli enti locali nei confronti dei franciosi lecitamente non si spiegava – e l'avevo ampiamente fatto notare. I giudici hanno arrestato, come sempre accade, quelli che ictu oculi sembrano i possibili esecutori materiali. Però conosco Valentino Macri, e considero irragionevole immaginare che abbia potuto autonomamente architettare la manfrina coi franciosi. E' un buon soldato, esecutore scrupoloso delle direttive che riceve. Ora credo che i giudici vogliano sapere da chi le abbia ricevute. L'avviso di garanzia all'ex presidente Giovanna Milella era un atto dovuto, che però non significa nulla: Milella è arrivata al Salone un paio d'anni fa, quando il “contratto capestro” con i franciosi era da tempo felicemente applicato in forme variabili, ma con esiti comunque vantaggiosi per Gl, che mandavano in bestia l'impotente Picchioni. Nel CdA prima, e alla presidenza poi, Milella stava dove stava in base a una mission affidatale dalla politica, e anche lei ci teneva ad essere un buon soldato.
Anche Wonder Chiara ha un'identità segreta: nella
vita di tutti i giorni è Chiara Appendino, la timida
e riservata assistente del sindaco di Torino
Poi è accaduto quello che – a detta di Fassino – non poteva accadere: Wonder Chiara ha preso per gli stracci i franciosi e gli ha imposto di dimezzare l'affitto del Lingotto. Il bello è che quelli di Gl hanno abbozzato senza battere ciglio. Ora: non nutro speciali simpatie per madamin Appendino – men che meno per chi le sta attorno. Di sicuro non è una Thatcher, o una Merkel; al momento, non è neppur certo se possegga particolari talenti politici. Ma proprio questo stride: è mai possibile che una giovinotta di trent'anni, debuttante assoluta, senza esperienze amministrative significative, consigliata da personaggi stravaganti, a occhio anche facile all'emozione, riesca in un battibaleno là dove aveva fallito un politico di lungo corso, astuto ed esperto, rotto a tutte le burrasche del potere? Ne deduco che Gl era una tigre di carta. I franciosi bluffavano miserevolmente, quando facevano la faccia feroce e minacciavano di abbandonare Torino se non li avessero assecondati in ogni loro pretesa. Non andare a vedere un bluff tanto sbruffone è stata senza dubbio una colpa politica: grave, assai costosa, e imperdonabile per chi di politica s'è nutrito da sempre. I giudici adesso devono appurare se quella colpa non fu soltanto politica; e se Gl aveva in mano carte che hanno perso valore con il cambio dell'amministrazione.

Bray sì, Bray no

Tutto ciò a prescindere da come andrà la puttanata del Salone a Torino Salone a Milano. Se Motta e i suoi Mottarelli tireranno diritto e si faranno il loro, di Salone, pace amen, noi ci faremo il nostro, e vincerà il migliore, e se vincerà Milano vuol dire che noi siamo delle seghe e ben ci sta.
Massimo Bray: sicuri che accetterà?
Intanto siamo ancora senza un presidente della Fondazione per il Libro. Tutti dicono che sarà Massimo Bray. Ma la riunione del CdA che doveva nominarlo è stata rinviata a venerdì. Per attendere le decisioni che usciranno dall'assemblea dell'Aie, dicono. Io però non ci scommetterei; e non darei così per scontato che Bray accetti la gravosa carica. Certo, che posso saperne io da quaggiù? I gabbiani raccontano sempre altre storie. Eppure, se oggi i bookmaker mi offrissero Bray presidente quattro a uno, preferirei tenermi i miei soldi. Oggi. Domani chissà.

La mia democrazia partecipativa

Comunque madamin Appendino nella circostanza specifica mi ha stupito per come ha messo alle corde i franciosi: lo riconosco lealmente, è stato un lavoro da Wonder Chiara.
Death or exile? Il guardiano della rivoluzione Jonathan Crane
Spero con ciò di non essere iscritto d'ufficio alla ributtante schiera degli entusiasti del vincitore. E' gente che non mi piace, come non mi sono mai piaciuti i guardiani della rivoluzione d'ogni tempo e paese.
Ferve persino un lieto dibattito su Fb: i denigratori del vincitore fanno le pulci al programma appendinesco, e gli entusiasti del vincitore li bacchettano con argomenti del cazzo tipo aspettiamo-i-fatti (un programma è un fatto, non una categoria dello spirito) oppure siete-stati-zitti-con-gli-altri-e-adesso-criticate.
Ora: uno quando paga, e dio solo sa quanto paghiamo, è padronissimo di criticare o stare zitto come e quando e quanto gli pare. Si chiama libertà d'opinione, e benché arrechi molti fastidi e qualche danno resta un pregiudizio ancora piuttosto diffuso in Occidente.  Ma pur a prescindere da questo imprescindibile principio, io desidero precisare che mi arrogo il diritto di criticare, strigliare o perculare fin da subito e nella sua totalità la nuova compagnia d'arte varia esattamente quanto e come ho criticato, strigliato e perculato quelli di prima, dato che: 1) quando uno va al potere mi sta sul culo in automatico, e comunque lo considero un pericoloso sorvegliato speciale, né mi aspetto un granché da quelli dell'opposizione che spesso e volentieri mi dissuadono dall'ipotizzare forme di vita intelligente nelle loro desolate scatole craniche; era così prima e sarà così anche adesso, e i primi segnali già mi confortano; 2) pago questi come pagavo gli altri, e quindi gli faccio tutte le pulci che mi pare, e se gli va bene è così e se non gli va bene è così lo stesso, perché la democrazia a loro sì cara funziona così: io cittadino li critico, e loro pubblici amministratori cui ho affidato la mia città e il futuro di mio figlio abbassano la cresta e lavorano e magari si danno una regolata quando è il caso, perché nessuno li ha obbligati ad assumersi la bega, ma dal momento che mi hanno stracciato le glorie per avere la bicicletta adesso che ce l'hanno cortesemente pedalano e non fanno tanto i fenomeni, dato che non lo sono; 3) non stimo questi come peraltro non stimavo gli altri, a priori; se vogliono la mia stima, che non regalo al primo che passa, devono darsi un bel daffare, e probabilmente non basterà, perché sono un datore di lavoro molto esigente e prevenuto e pignolo e stronzetto, visto che pago io - e per favore, non salti su qualche primo della classe a dirmi che i soldi lì dà in beneficenza, perché tanto sempre dalle mie tasche escono, e se voglio fare beneficenza la faccio direttamente, grazie - e quindi io a loro non devo niente a parte i soldi che gli do, mentre loro mi devono tutto; tanto più che, a quanto vedo, ben pochi fra i gentiluomini e le gentildonne che manterremo per i prossimi cinque anni hanno lasciato mestieri particolarmente lucrosi per venire a fare gli interessi miei. 

Il programma di Appendino e il mio

Perché, carini, dovete fare i miei interessi, di me cittadino, non i vostri, e questo penso vi sia abbastanza chiaro, ma tenetevelo sempre ben a mente, e se del caso provvederemo a ricordarvelo con la consueta bonomia della ditta.
Però, intanto, la palata di guano rifilata a Gl e anche a quelli che si sono fatti mettere sotto da Gl per tanti anni è stata un colpo di classe, e glielo riconosco volentieri, a madamina.
Quanto al resto del programma appendinesco, me lo studierò e prima che questa lunga vacanza finisca forse (ma forse) scriverò un post con le mie osservazioni, visto che madamin Appendino nella premessa sostiene di tenerci tanto.
Una cosa però voglio dirla subito, visto che sull'argomento assai si è blaterato: quella della dieta vegana è un'evidente minchiata, non valeva la pena di ricamarci su tanta fuffa. Ok, da parecchi anni ormai la mia mamma ha smesso di suggerirmi come devo mangiare, e adesso su quell'argomento s'incaricano di stressarmi i miei medici, e semmai avvertissi la necessità di un'altra mamma o di un altro medico la mia prima scelta non sarebbe Chiara Appendino, né in un ruolo né nell'altro; a parte ciò, non vedo motivo di scandalizzarsi per una minchiata fra le tante che in questo paese si sparano quotidianamente per certificare la propria esistenza in vita. Al limite, se davvero madamin Appendino farà le “domeniche veg” e i macellari per par condicio i “sabati della carne”, io lancerò i venerdì dei cazzi propri, invitando tutti a farsene una bella padellata.

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