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IL FILM CHE HA GIA' VINTO IL FESTIVAL 2016

La presentazione del Tff ieri al Massimo: Antonella Parigi si sistema l'acconciatura, Francesca Leon è contenta di essere lì,
la punkissima Emanuela Martini e il compassato Paolo Damilano osservano con curiosità che cosa fanno le signore assessore
Ok, per me il Tff 2016 potrebbe anche essere tutta la roba inutile che c'è attorno a "Intolerance", perché è l'intera vita che aspetto di vedere il capolavoro di Griffith su grande schermo e in versione restaurata, e stavolta nessuno mi farà perdere un'occasione che a quanto ne so potrebbe essere l'ultima.

A ciascuno il suo Festival

Però questa trentaquattresima edizione del Festival che s'inizia venerdì prossimo è, a quel che capisco scorrendo il programma, la migliore fra quelle curate da Emanuela Martini. Lo è di certo per uno come me, che al Festival ci va più che altro per vedere i vecchi film. Sono grato a Emanuela perché rivedrò "Il cacciatore" di Cimino, che mi manca su grande schermo dal 1978; ma anche "Z" di Costa-Gavras ha il suo perché per un ragazzo di ieri e potrebbe tornar eutile anche ai ragazzi di oggi. E per favore, non trascuratemi nella retrospettiva di fantascienza "Rollerball": sempre un gran film, avantissimo nel '75.
Il guest director Gabriele Salvatores firma "Cinque pezzi facili"
Sono grato anche a Topolone Salvatores che nella sua sezione d'autore "Cinque pezzi facili" ha piazzato "If..." e "Alice's Restaurant", brandelli indispensabili del mio immaginario generazionale.
Però non credo che a voi interessi quali sono i miei film dell'anima più di quanto a me interessi sapere i vostri; e non ho neanche voglia di esaminare nel dettaglio il programma del Festival, o di produrmi in qualsiasi altro esercizio critico che stamattina troverete sui giornali.
Comunque, dato che ieri sera ho dedicato un'ora del mio tempo alla presentazione del Tff al Massimo, tanto vale scrivere tre o quattro cosette.

Segni particolari: scasciato

La presentazione, intanto: è di per sé un piccolo rito, e come ogni rito conserva retaggi ancestrali. Il retaggio ancestrale del Tff è Cinema Giovani, e quindi quella patina un po' scasciata - o informale, fate voi - che lo distingue dai festival sboroni tipo Venezia e Roma. Vabbé, ieri il capataz Rai Roberto Nepote ha dichiarato che, per loro, Torino è ormai "un evento primario stabilizzato" alla pari con Roma e Venezia, nel senso che lo seguono con la stessa attenzione; però il Tff si tiene stretto questo suo antico vezzo, una punta di buttato lì, un'aria di famiglia che non è tanto la rinuncia orgogliosa alle trimalcionate da tappeto rosso, bensì una più generale attitudine al "vabbé, siamo tra amici"; anche i discorsi della presentazione sono discorsi alla buona, e persino uno precisino come il doppio presidente - di Film Commission e Museo del Cinema - Paolo Damilano dimentica o finge di dimenticare qualche nome, qualche passaggio. Cioé, qui fare i fenomeni è inelegante.
Quest'anno, poi, c'è l'apporto della new entry Francesca Leon, super entusiasta di essere lì, con le sue domande deliziosamente naif a Emanuela Martini. Da antologia il meraviglioso "ma chissà quanti film vedi".
A futura memoria: Barbera posa davanti al poster del Tff 2016

Ci saranno i famosi

Comunque stavolta gli ospiti del Tff non sono soltanto, come d'abitudine, numerosi e importanti per i cinefili; mi sembra più folta del solito la pattuglia dei nomi "mediatici". Senza le forzature alla Penelope Cruz, intendiamoci: ma insomma, Gabriele Salvatores, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Costa-Gavras, Roberto Bolle farebbero la loro porca figura su qualsiasi montée des marches. Verrà anche Sorrentino, dato che lo premiano. E Nanni Moretti, se può, al Festival di Torino ci fa sempre un salto.
Ma per non farci mancare proprio nulla avremo anche le ragazze ye-yè di ieri Rita Pavone e Caterina Caselli, e il nipote di De Sica, Andrea, con il suo primo film. Per dire.

Barbera's last waltz

Aspettando i famosi, ieri i fotografi si spintonavano per uno scatto con Alberto Barbera davanti al manifesto del 34° Torino Film Festival, presumibilmente l'ultimo che vive da direttore del Museo del Cinema. Lui sorrideva e scherzava, "sono foto a futura memoria". La prenderei quasi come una dichiarazione definitiva.
"A Fra', ditemi poi qualcosa, eh?"
In conferenza stampa Barbera non è intervenuto, però prima che iniziasse s'è piazzato in un angolo con la Leon e hanno parlottato fitto fitto per cinque minuti. Darei un pugno di dollari per sapere che cosa si sono detti, ma Alberto è un maestro nel glissare con eleganza. Ad ogni modo è inutile scalpitare: sapremo presto chi dirigerà il Museo, e come. Da ieri sera ha una certezza in più, ma non brucerò nessuno. "Alla ricerca del direttore perduto" è un film infinito. Ma ha già vinto il Tff 2016.

Commenti

  1. A proposito di "scasciatezza": geniale l'idea di lasciare nell'ombra metà dei partecipanti alla conferenza stampa. Di conseguenza anche le foto diffuse dal profilo ufficiale su Twitter https://twitter.com/torinofilmfest/status/796413443683319814 danno l'impressione di trovarsi alla presentazione della festa dell'oratorio

    Ma d'altronde non sarà gente che si occupa di un'arte visiva o di comunicazione.

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  2. Complimenti Ferraris. Ottimi gusti cinematografici. E le confermo che sì, Intolerance, su grande schermo è un evento imperdibile.

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