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MUSEO DEL CINEMA: SI FA PRESTO A DIRE "DIRETTORE"

L'ampio e pacato confronto in atto al Museo del Cinema per la scelta del nuovo direttore
Sarà uno strano Torino Film Festival, quello della trentaquattresima edizione che viene presentata oggi. Un Festival con Alberto Barbera a mezzo servizio e con le valige in mano. Barbera, in quanto direttore del Museo del Cinema, è il referente dei festival torinesi che ricadono sotto l'ala del Museo, Tff compreso. Però Barbera è ormai un direttore dimezzato. Perché una cosa pare certa, nella telenovela del Museo del Cinema. Sono minime, per non dire nulle, le probabilità che Alberto Barbera resti - almeno come consulente artistico - oltre la scadenza del 31 dicembre, data in cui scade la proroga che gli hanno "concesso" dato che non riescono a mettersi d'accordo su chi sarà il nuovo direttore.
Lui ha preferito accettare la situazione per non dare l'impressione di fuggire, ma nessuno gli ha parlato, non ha ricevuto proposte e non se ne aspetta più. E non fa polemiche. Per questo lo ammiro: io li avrei mandati a fare in culo da mo'.
Barbera s'interroga: "Li mando affanculo
subito o me lo tengo per regalo di Natale?"
Comune e Regione non condividono l'idea di affidare ad Alberto Barbera una consulenza "artistica". E indovinate un po' chi è contrario? 
Il sindaco e Appendino tengono Barbera nel mirino da un bel po'. E sarà difficile, forse impossibile, farli recedere dal loro progetto di defenestrare dalla Mole il pericoloso intellettuale, sospettato nientemeno che di "conflitto d'interesse" in quanto direttore anche della Mostra di Venezia. Tipica gradassata sabauda, presumere che il Torino Film Festival possa trovarsi in conflitto d'interesse con la Mostra di Venezia. Un po' come quando ci illudevamo di competere con Milano, e invece era soltanto Milano che dormicchiava. 
Comunque questo era uno dei capi d'accusa contro Barbera, sventolati dall'Appendino consigliere d'opposizione. E il sindaco Appendino ha dimostrato di essere esperta in conflitti d'interesse. Quindi avrà ragione lei. Diamo pure Barbera per perso.

Who's next? Ingorgo istituzionale

Ma il contrasto duro è sulla scelta del direttore che verrà. Il direttore vero, intendo: quello gestionale, il tanto sospirato manager che hanno annunciato, fra squilli di trombe e rullìo di tamburi, di voler "individuare" (si individuassero cosa dico io...) con un trasparentissimo bando
Tra gli 88 che hanno risposto al bando pare ci sia almeno un candidato interessante, un manager culturale esperto e affidabile. Ma naturalmente non è condiviso. I due mesi di rinvio servirebbero a smussare i contrasti con una cauta trattativa. Dalla Regione si muovono con estrema discrezione e negano qualsiasi disaccordo: hanno capito che in Municipio tengono l'incazzo facile e la reazione imprevedibile.

Venga a curare una retrospettiva da noi

Mentre la diplomazia lavora, il mistero dei misteri rimane: al Museo cercano un amministrativo o un cinefilo? 
E soprattutto: ammettiamo che, come richiesto dal bando, il direttore sia amministrativo; e che a Barbera non affidino la consulenza artistica. In tal caso chi manderà avanti l'attività scientifica del Museo? Chi penserà le mostre e le rassegne? Il Comune ha in materia una visione piuttosto sbarazzina. Magari l'assessore alle Fontane (e ai Musei) Leon potrebbe di volta in volta affidare un dato progetto a "un esperto". Perché no? Dicono che tra le loro fila ci sono tanti esperti.
Fantastico. Mi immagino la scena, con la Leon appostata davanti alla Mole che ferma la gente per strada, "scusi, vuole organizzare una retrospettiva al Museo? Magari sul New Cinema. Oppure sui Vanzina, faccia lei".

Che cos'è una direzione artistica

La soluzione è stravagante. In molte istituzioni culturali esistono le due figure, direttore amministrativo e direttore artistico. Per dire, allo Stabile il direttore amministrativo è Filippo Fonsatti, e amministra; mentre il direttore artistico è Mario Martone, e pensa le stagioni e fa le regie, e insomma, sono due mestieri diversi.
Ma non mi risulta un museo al mondo - intendo un museo serio del mondo civile - senza un responsabile scientifico, o artistico. Uno che decide, per l'appunto, se è meglio una retrospettiva su Murnau o una mostra su Gus Van Sant. Semmai ne affida poi la realizzazione a un grande esperto in materia. Non tutti sono esperti di tutto, con buona pace di "uno vale uno".
Detto in parole semplici (spero): il direttore artistico non è necessariamente quello "che fa" le mostre; bensì quello che decide quali mostre fare, e perché. Quello che i progetti li immagina. Oltre a occuparsi delle collezioni, decidere quali pezzi esporre, quali acquisire... E' un lavoro a parte. E a monte. Non lo può fare il primo che passa. E nemmeno un manager, anche bravissimo, a meno che non sia anche uno che di cinema ne capisce, e tanto, e ha i contatti giusti.
Già, c'è anche il discorso dei contatti. E' vero che dalla vicenda Asproni abbiamo imparato che i contatti devono essere "patrimonio della città" e non dell'individuo. Peccato che Scorsese la pensi diversamente, e se lo chiami dicendo "Hallo, Martin, I am Torino" lui crede che l'hai scambiato per Clint Eastwood e riattacca.

Cercasi ragioniere che va al cinema

L'equivoco del bando - dal quale si evince che il direttore sarà un gestionale, ma non chi dovrà occuparsi della direzione artistica - ha prodotto un ennesimo paradosso: sono arrivate candidature di prestigiosi esperti di cinema, ma senza competenze gestionali. E viceversa. Per un motivo o per l'altro, sarebbero state scartate candidature come quella di Piera Detassis, direttrice di "Ciak" e curatrice di numerose manifestazioni cinematografiche, o di Luciano Sovena, già amministratore delegato di Cinecittà e ora presidente della Film Commission del Lazio. Ma tranquilli: uno dei membri del Comitato di gestione, lo psichiatra Massimo Sordella (neo-nominato in quota Gtt), avrebbe davvero chiesto di potersi rileggere tutti e ottantotto i curricula arrivati. Ci fosse mai un ragioniere che va al cinema.

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