Parta l'audizione: da sinistra, Martini, Damilano, Albano e (di spalle) Savoldi |
Ma l'estate no
La direttrice del Tff, Emanuela Martini, ha prontamente corretto il tiro, spiegando che tecnicamente sarebbe un autogol: "A maggio c'è Cannes, e subito dopo comincia la corsa per Venezia. Se il Torino Film Festival fosse a giugno, non riusciremmo ad avere film inediti, come un festival che si rispetti: le produzioni che non sono andate a Cannes in quel periodo puntano a Venezia, per noi non ci sarebbe spazio. Non a caso l'unico festival in quel periodo è Cinema Ritrovato di Bologna, che per una scelta precisa presenta soltanto vecchi film".Emanuela Martini espone quanto sopra nella sede più appropriata - l'aula didattica del Municipio dove si tengono le sedute della Commissione Cultura - e su domanda del consigliere Napoli, durante la presentazione della trentaquatteesima edizione del Festival.
La scoperta di Wong Kar-wai
Emanuela illustra agli attenti consiglieri il programma, mentre Damilano sottolinea il valore del Festival a livello nazionale e internazionale, a dispetto del budget di 2,2 milioni, minimo rispetto a quelli di Roma (8 milioni) e Venezia (12 milioni) e risibile in confronto a Cannes e Berlino (entrambi sopra i 20 milioni). La Martini largisce inoltre una interessante disamina delle origini del punk, e traccia un profilo di Christopher Doyle, direttore della fotografia di Wong Kar-wai: "Se conoscete il cinema di Wong Kar-wai capirete quanto è importante in quei film la fotografia..." precisa la direttrice, mentre i consiglieri annuiscono complici. La scrupolosa consigliera Ferrero prende appunti, e si illumina quando la Martini cita finalmente il guest director Gabriele Salvatores.L'assise accoglie però con tangibile delusione la notizia che purtroppo Ezio Bosso non potrà partecipare all'incontro con Salvatores su musica e cinema.
Sponsor per Lgbt cercansi
Un altro consigliere, Mensio, domanda come il Museo del Cinema distribuisca le sponsorizzazioni fra i tre Festival - Tff, Lgbt e Ambiente. Gli rispondono che l'impegno per trovare finanziatori è continuo a favore di tutti e tre, ma per qualche misterioso motivo le grandi aziende sono più inclini a sponsorizzare Tff piuttosto che Lgbt, mentre Ambiente può contare sull'appoggio settoriale della green economy. "Persino il comparto moda e cosmesi è restio a mettere il suo nome sul festival Lgbt - ammette sconsolata Angela Savoldi, che cura per il Museo la ricerca degli sponsor. - L'Oreal lo ha fatto per un anno, poi s'è tirata indietro. Ci ha risposto no anche Dolce&Gabbana...". Mensio ringrazia per l'informazione, ma confida di avere soprattutto a cuore le sorti di CinemAmbiente al quale, rivela, ha anche partecipato presentando un film. L'opposizione, distratta, non coglie la palla al balzo per gridare al conflitto d'interessi.Quei cinemini di periferia...
Affrontata anche la questione delle periferie: Emanuela Martini esaminerà, per il 2017, la possibilità di portare qualche proiezione al Fratelli Marx e al Due Giardini, nonché in altre piccole sale periferiche (o non centrali, dipende dall'estensione del concetto di periferia...) fortunosamente sopravvissute. No, al Pathé Lingotto no: il Festival non s'è ancora rimesso dallo choc per la fallimentare esperienza di qualche anno fa."Scriva pure, il mio nome è Damilano, Paolo Damilano" |
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