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TST: BINASCO CONSULENTE, TUTTO IL POTERE A FONSATTI

Valerio Binasco, "consulente per la direzione artistica"
Adesso le cose cominciano a chiarirsi. In serata  il Teatro Stabile ha annunciato la scelta (senza bando) di Valerio Binasco come "successore" di Mario Martone. Uso le virgolette perché a suo tempo Martone venne ingaggiato come direttore artistico, e figurava nell'organigramma del Tst come unico "direttore", mentre la qualifica di Binasco è fin da subito quella di "consulente per la direzione artistica". Non è una semplice questione terminologica: nomina sunt consequentia rerum, e la "res", il fatto, è che il potere allo Stabile è d'ora in poi esclusivamente nelle mani del direttore unico Filippo Fonsatti, l'ex "direttore amministrativo".
Si interrompe la tradizione dei registi alla direzione artistica (che è altro dalla "consulenza per la direzione artistica"): Mario Martone è stato l'ultimo, ma già da un paio d'anni - senza particolari clamori, peraltro - anch'egli era stato declassato a "consulente". L'intera manovra è raccontata nel post del 18 marzo "Mandiamoli in pensione i direttori artistici", che analizza le modalità dell'uscita di scena di Martone. Come potrete leggere, in quell'occasione il nuovo uomo forte dello Stabile, Fonsatti, fece notare che in base allo Statuto del Tst addirittura "la presenza di un consulente artistico non è necessaria”. In effetti lo Statuto prevede un unico direttore che "svolge attività di definizione, programmazione e coordinamento delle manifestazioni teatrali e culturali ordinarie e straordinarie ed attività collegate": nel caso specifico, per l'appunto Fonsatti, il cui ruolo direttivo all'interno del Tst negli anni non ha fatto che accrescersi: dapprima esecutivo, poi anche amministrativo, finché nel 2015, quando lo Stabile diventa "Teatro Nazionale", Fonsatti viene indicato, senza particolari cerimonie d'incoronazione, come "direttore", in ossequio alle disposizioni di legge sui Teatri Nazionali. La faccenda è un po' ingarbugliata, per questo vi raccomando di rileggere il post del 18 marzo dove è spiegata nei dettagli.
Vi dirò: in sé, la cosa non mi fa né caldo né freddo. Voi sapete bene quanto io me ne sbatta della retorica del bando e delle trasparenze della mutua, per cui facciano il benamato che gli pare, purché non facciano minchiate. E può darsi che alla fin fine l'intera pantomima non si risolva in una minchiata. 
Di sicuro i protagonisti principali non possono lamentarsi per com'è andata. E pure per noi utenti poteva andare peggio. Ad esempio poteva piovere.
Giudicate voi.
Fonsatti è tutt'altro che uno stupido, e sa lavorare, per cui non c'è motivo per dubitare che farà bene, per quanto glielo consentiranno gli ennesimi tagli maramaldi previsti dal bilancio comunale 2017: tagli che Fonsatti ha peraltro accolto dapprima con infondato ottimismo e poi con cristiana rassegnazione, ligio alle indicazioni ricevute dal sindaco di non piantare troppo casino e di unirsi alla brancaleonesca crociata dei cacicchi della cultura per reclamare dal governo i fantomatici 61 milioni in cui nessuno ha mai davvero creduto.
Quanto a Martone, lui chi lo ammazza? Non resta certo disoccupato, e se ne va con l'onore delle armi; dubito che ci tenesse a restare, disamorato a causa dell'immiserirsi degli orizzonti del Tst, mortificati dal progressivo ridursi delle risorse. Credo che già dover rinunciare a "I demoni" di Peter Stein sia stato per lui un lutto pesante, e anche la morte di "Prospettiva" era una ferita mai rimarginata. A logica non dovrebbe avere troppi rimpianti lasciando Torino. E posso capirlo.
Binasco, dal canto suo, accetta di fare il consulente di uno Stabile che non potrà volare troppo in alto, visti i tagli - passati, presenti e futuri - che alla lunga ridurranno il Tst a lottare per la mera sopravvivenza: ma d'altronde il suo profilo - pur di buon livello - non è quello di una star, per cui l'approdo a un Teatro Nazionale come quello di Torino è pur sempre una soddisfazione. E poi non si sa mai: vi ricordate quand'è arrivato Conte alla Juventus, che aveva allenato soltanto il Bari e prendeva in mano una squadra da settimo posto? A volte funziona. E a volte arriva Maifredi.
Ad ogni modo, direi che saranno tutti felici.
Speriamo che tanta felicità sia fonte di gioia anche per il pubblico torinese.

Il comunicato dello Stabile

Qui sotto vi riporto il comunicato stampa dello Stabile, con tutte le giulive dichiarazioni di prammatica.

Il Consiglio di amministrazione della Fondazione del Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, d’intesa con tutti i Soci Aderenti (Città di Torino, Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Città di Moncalieri), nella seduta odierna ha conferito all’unanimità a Valerio Binasco la consulenza per la direzione artistica nel triennio 2018-2020: dal 1° gennaio 2018 Binasco succede quindi a Mario Martone alla guida artistica del Teatro.
Il presidente Lamberto Vallarino Gancia esprime, a nome suo e del Consiglio di Amministrazione, «le più vive felicitazioni a Binasco, regista e attore tra i più apprezzati e premiati della scena italiana che – dichiara – saprà proseguire nel solco di eccellenza tracciato da Martone per conseguire ulteriori prestigiosi obiettivi e consolidare le funzioni e la competitività del nostro Teatro. A Binasco – prosegue Gancia – porgo i migliori auguri di buon lavoro e il benvenuto nella squadra dello Stabile, a Martone esprimo la riconoscenza più sincera e profonda, sia umana che professionale, mia e di tutto il Consiglio, per l’autorevolezza, il carisma e il talento che lasceranno un segno indelebile nell’identità del Teatro».
Il direttore Filippo Fonsatti saluta l’arrivo di Valerio Binasco con grande stima, piena soddisfazione e molte aspettative. «Analizzando il profilo dei più importanti esponenti della scena teatrale italiana – dichiara Fonsatti – la scelta è ricaduta su Binasco per la solidità e la coerenza di un percorso artistico ben connotato nel corso della carriera e delineato in tre ambiti, nei quali ha coniugato la ricerca e il rigore con uno stile registico sempre capace di entrare in relazione con il pubblico: si è distinto infatti sia per la rilettura innovativa e originale dei grandi titoli del repertorio, sia per l’attenzione alla drammaturgia e ai temi della contemporaneità, sia infine per la formazione e la valorizzazione dei giovani talenti. Binasco è nel pieno della maturità artistica ed ha dimostrato di avere tutte le potenzialità e l’ambizione per crescere ancora e sfidare la scena internazionale. A Mario Martone – aggiunge Fonsatti – un ringraziamento fraterno per l’intesa perfetta e leale negli anni trascorsi insieme, per il prestigio che ha conferito al Teatro Stabile e alla nostra Città, per la condivisione della sua esperienza intellettuale e per l’esempio del suo impegno civile, per la realizzazione di produzioni memorabili – cito fra tutte 'Operette morali' e 'Morte di Danton' – che oltre ad averci emozionato ci hanno fatto comprendere la necessità, l’utilità e il senso profondo del fare Teatro oggi».
Il direttore artistico Mario Martone ricorda di aver dedicato ogni energia per scrivere il personaggio interpretato da Valerio Binasco nel film "Noi credevamo", di averlo osservato nel buio a prepararsi per la sua entrata in scena nell’"Edipo a Colono", di aver pianto di commozione quando lo ha visto abbracciare, nei panni di Pietro Giordani, il giovane Leopardi sul set. «È principalmente per questo, perché è un artista - dichiara Martone - che sono felice del suo arrivo a Torino nel ruolo che ho ricoperto per dieci anni
(e questa è un'inesattezza: Martone ha ricoperto il ruolo di "consulente per la direzione artistica" solo dal 2015 al 2017, prima era "direttore" tout court: giusto per la precisione. NdG). Se è vero che i teatri hanno il dovere, anche civile, di essere macchine dalla buona conduzione gestionale, hanno però senso solo se la follia e la tensione degli artisti riescono ad aprire squarci imprevedibili e visionari che appassionino gli spettatori e ne facciano una comunità. Binasco col suo teatro coraggioso e innamorato degli attori ribalta da sempre, con enorme talento, tanti luoghi comuni sui testi che mette in scena, che siano classici o contemporanei: con lui lo Stabile di Torino continuerà ad aprire sulla scena mondi interiori e a interrogare la realtà col teatro».
«Ringrazio innanzitutto coloro che hanno avuto l’idea di propormi questo incarico – dichiara Valerio Binasco – a partire dai Soci Aderenti del Teatro Stabile e dal Consiglio di Amministrazione: prima di oggi non sapevo che cosa volesse dire davvero sentirsi onorato. È molto forte in me la gioia, certo, ma il sentimento che prevale è quello della responsabilità nei confronti di questa Città che amo profondamente, della Regione in cui sono nato, degli artisti che qui risiedono e lavorano, molti dei quali sono amici di una vita coi quali sarà bellissimo confrontarsi su idee e progetti. Lo Stabile di Torino – prosegue Binasco – ha rappresentato in questi ultimi anni un’eccellenza ineguagliata sul territorio nazionale, grazie a un grande lavoro di squadra, ma soprattutto alla simbiosi perfetta di due grandi uomini di teatro: Mario Martone e Filippo Fonsatti. Non sarà facile, ma farò tutto il mio meglio per onorare l’eredità artistica di Mario, mentre mi considero fortunato di poter collaborare con Filippo, per le sue competenze gestionali e culturali e per la sua lucida visione strategica. Non vedo l’ora – conclude Binasco – di mettermi al lavoro per contribuire, nel mio nuovo ruolo, a progettare il futuro della nostra comunità».


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